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Giacomo Ratto, portiere "Into the Wild", ora giocherà in Mongolia

Stefano Fonsato

Pubblicato 29/04/2016 alle 17:17 GMT+2

Dalle Fiji al paese di Gengis Khan, passando per lo Zimbabwe. La straordinaria vita pallonara "on the road" dell'estremo difensore varesino, che difenderà i pali dell'Ulaanbaatar City Football Club, squadra di nuova fondazione. "Qui per vincere e insegnare qualcosa. Il calcio è bello viverlo all'avventura. Di tornare in Italia non se ne parla"

Giacomo Ratto

Credit Foto From Official Website

Lo avevamo lasciato alle Fiji a difendere i pali del Suva Fc. Oggi lo ritroviamo in Mongolia, responsabile della "saracinesca" dell'Ulaanbaatar City Football Club, sodalizio di nuova fondazione e che, dal prossimo weekend prenderà parte alla sua prima avventura nella Khumkhree League, la massima (e unica) serie dei discendenti di Gengis Khan. Giacomo Ratto, portiere varesino classe 1986, continua a puntare il dito su un posto qualunque del mappamondo che tiene sulla scrivania, per poi trasferirsici veramente. Trovando il modo per poterlo fare, sempre e comunque. Giacomo faceva parte della spedizione di "italiani con lo zaino in spalla" che mosse verso gli atolli del continente oceanico, di cui vi raccontammo circa un anno fa. Lui alle Fiji, il collega estremo difensore (ex Savona) Mauro Boerchio, all'Amicale Fc - isole Vanuatu. Boerchio, in compagnia di altri giocatori italiani, ha prolungato il proprio contratto, continuando a giocare la Champions League oceanica e, soprattutto, iniziando a considerare "irrinunciabili" quei paradisi tropicali. La vita calcistica di Ratto, è invece proseguita on the road come quella di Alexander Supertramp sulle note di Eddie Vedder in Into the Wild...

Dagli atolli alle distese di ghiaccio, passando per lo Zimbabwe

"Beh, qui non è proprio come alle Fiji". Senza dubbio. La sua nuova casa ora è Ulaanbaatar, in cui solo da pochi giorni le temperature marcano il fatidico "segno +". Per loro è "fatidico" perché gli inverni sono interminabili: "Si arriva fino a 35 gradi sotto lo zero - racconta Giacomo ad Erurosport - Io sono stato più fortunato: quando sono arrivato, sono arrivato solamente ai -10, -15...". Il senso dell'ironia non gli manca: va di pari passo alla sua voglia di avventura, che - dopo le precedenti esperienze in Svizzera, a Malta, Panama e Nicaragua - a inizio anno lo aveva portato perfino "in Zimbabwe, al Tsholotsho Football Club, formazione a sud del paese africano. In cui mi trovavo davvero bene. Peccato sia emerso un imprevisto con il visto, arrivato in ritardo e non più rinnovabile".

"La mia Africa. Ma poi..."

A sud dell'Equatore, grazie alla sua agenzia spagnola di procuratori, la Ruiz&Lopez, ma in Mongolia? "Armato del mio video, che ho cura di aggiornare periodicamente, l'ho sottoposto a più allenatori dell'area sudafricana, tra cui l'olandese Peter de Jongh, allora al termine della sua gestione al Cape Town Fc. Il quale, tuttavia, ha da poco perso il posto, a beneficio del giocatore-allenatore Artyom Drobyšev, russo come i compagni di squadra Ilyan Kungurov e Mikhail Gandilyan. C'era anche un funambolo d'attacco marocchino, un altro globetrotter, a metà calciatore e a metà procuratore, Ghassane el-Barhami: "Ma anche lui se n'è andato, dopo essersi infortunato", confida Ratto.

Il calcio (e la vita) in Mongolia

Domanda più che lecita: "Il campionato partirà il prossimo weekend - spiega Ratto - e durerà sino ad ottobre. Dieci squadre al via, tre di nuova fondazione: la mia, il Confinental e il Bayngol del calciatore-scrittore gallese Paul Watson". L'inarrivabile Watson, personaggio che guidò un club micronesiano, il Pohnpei State Football Team, tentando di importare sull'atollo i rudimenti del calcio. "Il mio contratto - prosegue Ratto - è di sei mesi e l'Ulaanbaatar City si propone come mina vagante dell'edizione 2016". Che in Mongolia, si chiama, per l'appunto, Khumkhree League grazie alla birra locale che ha legato il proprio marchio al calcio, concorrente della Niislel, sponsor fino al 2013. Un'occidentalizzazione, in un luogo in cui la bevanda più apprezzata è la vodka: "Così come gli unici stranieri apprezzati sono i russi. O, almeno, sono gli unici ad avere vita facile - racconta Giacomo - Qui si scrive in cirillico, si è ultranazionalisti, uno straniero deve cercare di interferire il meno possibile con la quotidianità mongola. Le coppie di nazionalità mista, per esempio, nonostante Ulaanbaatar abbia tutti i crismi della classica metropoli, sono decisamente mal viste". A livello ambientale... "E' tutto molto interessante, peccato per il clima e l'aria che si respira: Ulaanbaatar è infatti una delle città più inquinate al mondo, a causa dello smog e delle precipitazioni invernali costantemente assenti". E il calcio? "Lo stanno scoprendo solo ora, qui arriva molto dopo della lotta mongola, il sumo e il basket".

Birra, vodka e corruzione in federazione. Ma la voglia di migliorare c'è

Con 9 titoli, l'Erchim è la Juventus di Mongolia: "E' anche la società più organizzata. Insieme al Khoromkhon". Club, quest'ultimo, in cui Giacomo Ratto stava per accordarsi nel dicembre 2014 per giocare l'Afc Cup (l'Europa League in versione asiatica): "Non se ne fece più nulla perché la società, all'epoca, fu esclusa per mancanza di requisiti necessari all'iscrizione". In ascesa, il Deren Fc, fondato l'anno scorso: "Questo grazie all'allenatore serbo Vojislav Bralušić, dimessosi da commissario tecnico della Mongolia, per poter dare concretezza ai suoi progetti calcistici". Che, evidentemente, con la nazionale dei Lupi Azzurri - immediatamente eliminati da Timor Est al primo turno eliminatorio per i mondiali di Russia 2018 - non era libero di fare. Nonostante la Mongolia si sia liberata dell'ex presidente Ganbold Buyannemek - su cui continuano a gravare pesanti accuse di concussione - il movimento "Хөлбөмбөгийг Хөлбөмбөгчдөд!", che significa "il Calcio agli amanti del calcio!", non è riuscito a ripulire la MFF dalle ruberie: da queste parti (come in altri paesi asiatici e africani) l'80% dei fondi provenienti dalla Fifa per lo sviluppo del calcio, finisce sistematicamente per sparire chissà dove.

Coi guantoni, "into the wild football"

Ma il divertimento non è un problema: "Per noi stranieri, la cosa più bella è dare il proprio contributo alla crescita del livello. Quello dei giocatori mongoli, si ferma a una nostra Seconda categoria a salire: si vedono certi cambi di gioco in orizzontale da far drizzare i capelli. Loro sono anche convinti di fare la cosa giusta e se li correggi si arrabbiano pure". Ma qualcosa si muove nel calcio mongolo: leggasi l'esperienza positiva da poco intrapresa dai giovanissimi Ganbold Ganbayar e Soyol-Erdene Gal-Erdene nel vivaio del Barnet (League Two inglese) e quella dell'attaccante classe '89 Murun Altankhuyag, diventato professionista in Serbia, al Mačva Šabac. Per Ratto, invece, per restare in Mongolia, duemila dollari al mese fino a ottobre. E poi? "Il vento deciderà per me...". Di tornare in Italia, proprio non se ne parla. Zaino in spalla e guantoni sempre con sè. La strada contunua "into the wild... football".
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