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Messi via da Barcellona: perché tra malumori e minacce d'addio il suo futuro sarà ancora blaugrana

Matteo Zorzoli

Aggiornato 03/07/2020 alle 16:00 GMT+2

Secondo i media spagnoli la Pulce avrebbe interrotto la trattativa per il rinnovo con il club catalano. Mentre le big europee alzano le antenne in attesa di conferme, la storia fuori e dentro il campo della Pulce racconta di una lenta e graduale scalata al potere che avrebbe nel 2021, ultimo anno di mandato del presidente in carica, il suo compimento

House of Cards, Messi

Credit Foto Eurosport

Se lo spogliatoio del Barcellona fosse una serie tv sarebbe quasi certamente House of Cards, l’intricata e pericolosa scalata al potere di Frank Underwood, recitata magistralmente da Kevin Spacey. Nel ruolo del protagonista, neanche a dirlo, Lionel Messi, il marziano che nelle ultime 5 stagioni ha messo in bacheca 3 titoli spagnoli e un Pallone d’Oro, ma che non diventa presidente degli Stati Uniti, ops non vince la Champions League dal 2015. E si sa, quando vivi tutta la tua carriera con il fiato di Cristiano Ronaldo sul collo e ogni azione, partita, stagione diventa una sfida personale a distanza, i trofei e i record contano. Eccome se contano.
MessiCristiano Ronaldo
2014/15 Liga, Coppa di Spagna, Champions League, Mondiale per Club, Pallone D'oro
2015/16Liga, Coppa di Spagna,Champions League, Mondiale per Club, Europeo, Pallone D'Oro
2016/17Coppa di SpagnaLiga, Champions League, Mondiale per Club, Pallone D'Oro
2017/18Liga, Coppa di Spagna, Champions League
2018/19Liga, Pallone D'OroSerie A, Nations League
Ma la Pulce non ha nemici solo fuori dal palazzo. Le cronache degli ultimi anni dal centro sportivo e dagli uffici dirigenziali del club blaugrana narrano di una polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro, tra bilanci che non tornano, uno stadio da ristrutturare e uno spogliatoio in continua ebollizione. Il tutto amplificato dal lockdown, dal duello scudetto (quasi) perso con possibile prima vittoria del Real Madrid post CR7 e dalle imminenti elezioni nel 2021 del nuovo presidente che, come raccontò bene qualche anno fa lo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, sono come quelle di un Capo di Stato.
Per candidarsi bisogna raccogliere firme, poi fare campagna elettorale tra la gente, girando nei mercati, organizzando eventi, comizi, cene, oltre che facendo promesse. Tutto davvero come alle elezioni politiche, insomma. E come alle elezioni politiche c'è un governo uscente che parla di continuità e oppositori che puntano al cambiamento.
Il Barcellona, però, è prima di tutto una società di calcio e in quanto tale deve preservare i suoi asset più pregiati, ovvero i calciatori, specialmente se questi si chiamano Lionel Messi e hanno un ingaggio di 50 milioni all’anno. Dal 2000 il sistema blaugrana ruota attorno alla Pulce argentina e alla sua clausola che gli permette di liberarsi entro il 30 giugno di ogni anno dopo il suo 32esimo anno di età. Un accordo, come ha svelato lo scorso settembre El Pais, che in passato avevano già avuto Puyol, Xavi e Iniesta e che si basa sul rapporto di fiducia tra giocatore e club. Nella notte tra giovedì e venerdì Cadena Ser, la prima radio spagnola, ha sganciato la bomba.
Nel 2021, alla scadenza naturale del contratto, Messi lascerà il Barca.
Una notizia choc che ha già fatto il giro del mondo e che ha scatenato mille letture e dietrologie degne, appunto, della fortuna serie americana prodotto da HBO. Proviamo a fare chiarezza sui “mal di pancia” di Leo nell’ultima annata.
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Quando Messi fu a un passo dal diventare un giocatore del Como

Capitolo mercato

Mundo Deportivo, la voce blaugrana, ha più volte ribadito che Messi ci sia rimasto un bel po’ male per il mancato ritorno in estate di Neymar e per la gestione dell’ultimo mercato invernale, che avrebbe dovuto portare a Barcellona un sostituto dell’infortunato Suarez. Una situazione a cui si aggiunge l’approdo in Catalogna di Antoine Griezmann, il cui rapporto con la Pulce è ai minimi termini fin dall’inizio. C’è chi racconta di una rissa sfiorata durante un allenamento sull’erba della Ciutat Esportiva Joan Gamper, sventata solo dall’intervento del povero Quique Setién.

Capitolo allenatori

Dopo la luna di miele con Pep Guardiola e Luis Enrique, buona parte della stampa spagnola ha accusato Messi di essere il mandante dell’esonero di Ernesto Valverde, primo allenatore blaugrana ad essere licenziato a metà stagione negli ultimi 17 anni (il 26 gennaio 2003, la giunta presieduta da Joan Gaspart mandò via Luis Van Gaal), ma quella squadra si trovava a metà classifica a 20 punti dalla Real Sociedad capolista, il Barcellona di Valverde a gennaio era primo in Liga a pari merito con il Real Madrid. Dopo l’arrivederci e grazie a Valverde, Bartomeu ha ricevuto una serie di rifiuti, da Xavi (grande ex e amico di Leo), Ronaldo Koeman e Roberto Martinez e dopo un susseguirsi di nomi sempre più frenetico (Pochettino, Gabi Milito, Thierry Henry, Allegri) alla fine è arrivato Quique Setien, discepolo di Johann Cruijff e del calcio totale. Un corpo estraneo, facilmente scavalcato da Lionel con il passare delle settimane fino ad arrivare all’ultima sfida contro l’Atletico Madrid, pietra tombale per le aspirazioni al titolo. Prima della partita Lionel avrebbe consigliato al tecnico di schierare il giovanissimo Ansu Fati al posto di Griezmann, un suggerimento che ha innescato l’affronto, diventato titolo da prima pagina, del cambio nel recupero del francese. Diario AS il giorno dopo il 2-2 contro il Cholo ha titolato: "Insostenibile", scrivendo che lo spogliatoio non ha mai creduto in Setién.

Capitolo Bartomeu e c.d.a.

Messi negli ultimi mesi è diventato molto critico nei confronti della dirigenza e in particolare del numero 1 blaugrana. A febbraio, in un’intervista rilasciata a Mundo Deportivo, aveva dichiarato che il Barcellona non è così forte da poter vincere la Champions. Mentre ad aprile aveva criticato il c.d.a. catalano perché aveva insinuato che i giocatori non fossero disposti ad accettare una riduzione di stipendio, senza venire incontro alle esigenze del club nel periodo dell’emergenza sanitaria. A tutto questo si aggiunge il Barcagate, scoperchiato da Cadena Ser: il club avrebbe finanziato una società di comunicazione, la I3 Ventures, per alimentare una campagna denigratoria a mezzo social contro simboli del barcelonismo come Messi, Piqué, Xavi o Guardiola. Lo scandalo, che deve ancora avere una conclusione legale, ha portato a un terremoto societario: il vicepresidente del club Emili Rousaud, e altri cinque dirigenti hanno presentato le dimissioni.

Capitolo Abidal

Molti giocatori non erano soddisfatti, non lavoravano molto e c’era un problema di comunicazione interna. Il rapporto tra l’allenatore e lo spogliatoio è sempre stato buono, ma da ex giocatore riesco ad avvertire alcune sensazioni. Ho detto al club cosa pensavo e ho dovuto prendere una decisione. (Eric Abidal, d.s. del Barcellona)
Non mi piace fare queste cose, ma penso che tutti debbano prendersi la responsabilità del proprio ruolo e farsi carico delle decisioni. I giocatori per ciò che accade in campo, e infatti siamo stati i primi a riconoscere quando non stavamo bene. Quando si parla di calciatori, si dovrebbero fare i nomi perché altrimenti si finisce con l’infangare tutti con cose che si dicono e che non sono vere. (Lionel Messi)
Il botta e risposta di inizio febbraio tra Abidal e la Pulce, ex compagni di squadra, subito dopo l’esonero di Valverde, ha lasciato sbigottiti tutti, in primis Bartomeu che è stato costretto a convocare un vertice anti-crisi per tentare di riportare il sereno e a minacciare il licenziamento dell’ex difensore. Una crisi dirigenziale poi rientrata, che ha evidenziato ancora una volta il caos dell’ambiente.

La situazione attuale e la strategia alla Underwood

La notizia del mancato rinnovo di Messi può, però, essere letta anche come una strategia, una provocazione dello stesso argentino, un disperato tentativo di resettare la stagione blaugrana a 5 partite dal gong della Liga e con un ottavo di finale di Champions contro il Napoli ancora in bilico. Un terremoto che potrebbe portare al licenziamento immediato di Setien, alle dimissioni dell’attuale giunta già quest’estate e alla convocazione di elezioni anticipate, con un peso maggiore della Pulce nel direttivo. La partita si gioca su più fronti, fuori e dentro il campo, con il tempo a fare da arbitro. Dire oggi che Leo non rinnoverà nel 2021, in effetti, può essere letto solo in questa chiave. Tra un anno l’erede di Maradona non dovrà confrontarsi con lo stesso ambiente per trattare la chusura della sua carriera in Spagna: la dirigenza attuale non ci sarà più. Bartomeu arriverà a fine mandato e non potrà più ripresentarsi. Le possibili pretendenti, in Italia l’Inter su tutte, in Europa tutte le big guidate dal Manchester City di Guardiola che ritroverebbe il suo vecchio pupillo, per ora possono solo osservare e sperare. House of Barca, a differenza di House of Cards, ha in programma nuove stagioni.
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