Olsen è a Roma: la dolce Sindrome di Stoccolma, da Italia-Svezia alla porta giallorossa
Pubblicato 19/07/2018 alle 17:31 GMT+2
Robin Olsen raccoglierà l'eredità di Alisson diventando il portiere della Roma: con le sue parate ha spinto la Svezia ai Mondiali negandoli all'Italia. Gigante di due metri, imbattuto in tre partite in Russia, dal 2016 difende i pali dei danesi del Copenhagen, con i quali due campionati fa ha tenuto la porta involata 19 volte.
Olsen in Italia-Svezia
Credit Foto Getty Images
Tu chiamala, se vuoi, Sindrome di Stoccolma. Ovvero quella condizione di dipendenza affettiva che alcune vittime provano nei confronti del proprio carnefice. Robin Olsen non è un carnefice vero e proprio. E non è di Stoccolma, bensì di Malmö, che dalla Capitale dista poco più di 600 km. Ma l'Italia calcistica pare essersi innamorata proprio di lui, uno dei grandi artefici - se non il principale, almeno visto con l'ottica degli scandinavi - della qualificazione della Svezia ai Mondiali. E, di conseguenza, della nostra seconda estromissione a 59 anni di distanza dalla prima. Il nuovo portiere della Roma, pagato 12 milioni di euro e arrivato questa sera nella Capitale, è lui.
Protagonista a San Siro
Olsen è il portiere che la Roma pare aver scelto per raccogliere la delicatissima eredità di Alisson, ceduto al Liverpool e pronto a diventare l'estremo difensore più pagato di sempre. Il suo agente è in Italia per provare a chiudere con i giallorossi; quanto al buon Robin, l'ultima volta in cui si è presentato dalle nostre parti ha giocato - lui, assieme ai suoi compagni così modesti e così valorosi - un pessimo scherzo alla Nazionale di Ventura, chiudendo a doppia mandata la propria porta e confezionando lo 0-0 di San Siro che segnava il punto più basso della storia recente azzurra. Da Florenzi a Chiellini, da El Shaarawy a Parolo: tutti bloccati dalle manone di Olsen. Era il 13 novembre 2017. Otto mesi dopo, rieccolo.
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Olsen contro Immobile in Italia-Svezia
Credit Foto Getty Images
Un altro Ravelli, 24 anni dopo
In mezzo, ovviamente, c'è stato il Mondiale che ha imprevedibilmente proiettato e consacrato la Svezia tra le prime otto del Mondo. Anche grazie all'affidabilità del proprio guardiano, che in Russia è rimasto su livelli costanti per tutto il torneo, senza strabiliare (come Pickford e Courtois) e senza lasciarsi andare a errori marchiani (come tanti suoi colleghi). Olsen ha tenuto la porta inviolata in tre partite, contro Corea del Sud, Messico e Svezia: un record per un portiere svedese ai Mondiali, una vetta che nemmeno Thomas Ravelli toccò nella storica cavalcata di USA '94. Ma è contro la Germania che ironicamente Olsen ha raggiunto il suo picco, con una serie di parate rimaste negli occhi nonostante la beffa subita da Kroos all'ultimo secondo del recupero.
Quell'imbattibilità entrata nella storia
Olsen inizia a mettersi in mostra nel Malmö, patria di un certo Zlatan Ibrahimovic, nel 2012. Vince il campionato l'anno successivo e quello successivo ancora. Nel 2014 viene premiato miglior portiere dell'Allsvenskan, il massimo campionato svedese, e negli ultimi mesi dello stesso anno deve vedersela per due volte nei gironi di Champions League contro la Juventus, futura finalista: ne prende sei, non tanto per colpe proprie quanto per l'evidente disparità di forze in campo. Anzi, nella gara d'andata è decisivo con una serie di interventi che limitano il passivo a livelli accettabili. Dopo sei mesi trascorsi al PAOK, in Grecia, torna al Nord nel gennaio del 2016: lo prende il Copenhagen, prima in prestito e poi a titolo definitivo. E trionfa anche lì, aggiungendo al proprio palmares altri due campionati e tenendo la porta inviolata 19 volte in 33 partite nel 2016/17: un record assoluto per il torneo danese.
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Robin Olsen, Svezia, Mondiali 2018, Getty Images
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Un gigante di due metri d'altezza
Ciò che impressiona, vedendo Olsen all'opera, è l'altezza di quasi due metri: uno e 98, per la precisione. Una specie di Gigio Donnarumma danese. Non sorprende, dunque, che il suo punto forte sia la capacità di allungarsi coprendo una vasta porzione della porta. Le uscite alte, invece, rimangono incredibilmente il suo storico tallone d'Achille, anche se in Russia si è comportato tutto sommato bene anche in questo fondamentale. Qualità che, aggiunte a un costo più contenuto rispetto a quello di Alphonse Areola, hanno convinto Monchi a puntare su Olsen e a lasciare in un angolino la pista che portava al francese. Allo svedese l'ardua missione di non far rimpiangere Alisson.
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Alisson è il nuovo portiere del Liverpool, alla Roma circa 75 milioni
Video credit: Eurosport
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