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Calciomercato, la Brexit è realtà, come cambiano gli equilibri nel calcio

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DaEurosport

Aggiornato 13/01/2021 alle 16:51 GMT+1

PREMIER LEAGUE - La Brexit ha cambiato le regole per il mercato dei club inglesi che non possono più attrarre giocatori stranieri così liberamente. Dal 1 gennaio per giocare in Premier League o in Championship c'è bisogno di un permesso di lavoro. E non tutti i giocatori possono ottenerlo.

NGolo Kante of Chelsea FC during the Premier League match between Arsenal and Chelsea at Emirates Stadium on December 26, 2020 in London, England

Credit Foto Getty Images

"Ho trovato tre giocatori disponibili a venire ma non erano ammessi". Nei primi giorni di gennaio, Sam Allardyce, allenatore del West Bromwich Albion, ha riassunto in una sola frase il nuovo dilemma per i club inglesi sul mercato dei trasferimenti. Con l'avvento della Brexit, dal 1° gennaio la Premier League deve destreggiarsi in maniera diversa sul pianeta mercato.
Non è necessariamente un terremoto, ma potrebbe avere comunque delle ripercussioni tutt'altro che banali anche sul calcio europeo ed in particolare sulla Francia. "Tra la pandemia legata al Covid-19 e l'affare Mediapro, la Brexit è un colpo in più. È l'ultimo colpo d'ascia", dice Laurent Schmitt, player agent ed esperto di mercato .

Un permesso di lavoro che ha dei criteri

Per ottenere il Governing Body Endorsement (GBE), che permette di giocare in Premier League o in Championship, bisogna aver accumulato dei punti sufficienti calcolati secondo diversi criteri.
  • Il numero di convocazioni nella squadra nazionale e nelle categorie giovanili
  • Il numero di partite giocate e i minuti giocati nel Campionato e nella Coppa dei Campioni
  • Il pedigree del club in cui si cresce (livello del suo campionato, classifica, percorso nelle competizioni europee).
Un giocatore, che ha fatto il 70% delle partite di una nazionale nella Top 50 della classifica FIFA negli ultimi 24 mesi, è direttamente idoneo a questo permesso di lavoro. La percentuale di partite giocate varia in base al ranking FIFA (per una nazione nella Top 10, un giocatore ha bisogno del 30% delle partite giocate). Poi, giocare nei migliori campionati europei (Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue1) e in Champions League garantisce i punti necessari per questo prezioso biglietto d'ingresso.
Ultimo dettaglio: prendendo le distanze dall'Unione Europea, la Premier League è uscita dalla regola europea per i giocatori dai 16 ai 18 anni e si trova soggetta all'articolo 19.1 del Regolamento FIFA: "Il trasferimento internazionale di un giocatore è consentito solo se il giocatore ha almeno 18 anni". In questo modo, i club inglesi non possono più attrarre talenti come Hector Bellerin (Arsenal a 16 anni), Eric Garcia (Manchester City a 17 anni anni) e Sepp van den Berg (Liverpool a 17 anni).

Nessuna rivoluzione per i top players

Quindi, cosa cambia davvero? In Francia sono molto preoccupati. Negli ultimi anni, molti club del Regno Unito hanno preso l'abitudine di versale una notevole somma di denaro verso i club francesi per ogni sessione di mercato. Un jackpot che è diventato addirittura cruciale per equilibrare determinati bilanci. Con la Brexit questo non accadrà più, e per molti club potrebbero esserci delle pesanti ripercussioni.
Per i top players non ci saranno delle rivoluzioni poiché la Premier League si è assicurata la possibilità di continuare ad attrarre i migliori del mondo per rendere il campionato sempre più attraente per gli inserzionisti. Nessun freno, ad esempio, impedirà il trasferimento di Kylian Mbappe al Liverpool. Oppure di Eduardo Camavinga verso la Premier, soprattutto perché ci sono delle eccezioni.
Se il giocatore non raggiunge i 15 punti ma ne ha almeno 10, può avere una deroga da una commissione. "Gli inglesi sono molto pragmatici e molto forti per questo, e dopo questa finestra di mercato decideranno come aggiustare il tiro", annuncia Romain Poirot, ex scout del Manchester United.
"IL TRASFERIMENTO DI UN GIOCATORE COME NEAL MAUPAY SAREBBE IMPOSSIBILE"
Il numero di trasferimenti stranieri in Premier League sarà quindi decisamente diminuito. E questo vale soprattutto per i club meno importanti. Il trasferimento di N'Golo Kanté, che nel 2015 era a Caen e non era internazionale, non sarebbe stato possibile. Proprio come quello di Laurent Koscielny, Bryan Mbeumo e Riyad Mahrez.
"Oggi, il trasferimento di un giocatore come Neal Maupay (arrivato al Brentford nel 2017 quando giocava a Brest in Ligue2), sarebbe impossibile", continua Laurent Schmitt. "Un problema per giocatori e club di seconda fascia. Ad esempio, lo Stade Brestois ha venduto Ibrahima Diallo al Southampton per 15 milioni di euro: una somma che ha cambiato l'economia de club nel 2020-2021. Oggi, sarebbe stato impossibile". Anche se la punta dell'iceberg con i trasferimenti importanti non dovrebbe cambiare, ci si possono essere delle modifiche ai fondi. E in questo periodo atipico con un contesto economico così difficile, non è molto positivo per i club europei.
"Penso che molti si trasferiranno in Bundesliga, predice già Laurent Schmitt, che conosce bene il mercato tedesco. Anche i tedeschi ne risentiranno ma si riprenderanno velocemente perché hanno una migliore reattività e capacità di recuperare. Secondo me, vedremo molti giocatori migrare in Germania".
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