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Calciomercato, Dybala: all’estero sarebbe un salto nel buio. Dovrebbe poi arrendersi ai «bonus-salute»

Roberto Beccantini

Pubblicato 27/06/2022 alle 09:01 GMT+2

CALCIOMERCATO - L’argentino è un «libero d’attacco» che non intende più, come all’alba di Palermo, camuffarsi da centravanti e offrire le caviglie al boia. La posizione che predilige è vicino alla porta, non importa se a destra o a sinistra. Ha numeri eccellenti, per quanto l’etichetta di «predestinato» gli abbia portato una iella cosmica.

I 10 momenti indimenticabili di Dybala con la Juventus

Primo: il mercato è lungo (dal 1° luglio al 1° settembre) e le bugie, data la materia, sono consigliabili: se non, addirittura, obbligatorie. Secondo: l’anomalia della stagione, con partenza il 13 agosto, frattura di due mesi per il Mondiale in Qatar e chiusura il 4 giugno, impone preparazioni ad hoc e rose adeguate. Il tormentone di Paulo Dybala si trascina da mesi, almeno in superficie. Penso che, alla fine, andrà all’Inter. L’Omarino è un parametro zero che viene da una stagione non proprio esaltante. I problemi sono stati - e restano - soprattutto fisici, non certo tecnici, vista la gamma del repertorio. Se mai tattici, dal momento che la collocazione angustiò perfino Maurizio Sarri, spingendolo al varo del compromesso storico: caro Cristiano e cara Joya, «fate vobis».
L’argentino è un «libero d’attacco» che non intende più, come all’alba di Palermo, camuffarsi da centravanti e offrire le caviglie al boia. La posizione che predilige è vicino alla porta, non importa se a destra o a sinistra. Ha numeri eccellenti, per quanto l’etichetta di «predestinato» gli abbia portato una iella cosmica. Titolare, in Nazionale, è Leo Messi: ubi maior. La Juventus gli ha preferito Dusan Vlahovic. I posteri attendono, famelici.
Essendo il problema-chiave di natura atletica, non vedo società che, in Italia o all’estero, possano essere favorite o sfavorite, al di là delle esigenze (e preferenze) spicciole. Leggo di un Milan alla finestra, di una Roma pronta a scomodare niente meno che Francesco Totti, pur di convincerlo, di un Atletico Madrid sul chi va là, di inglesi in agguato. All’Inter Dybala ritroverebbe Beppe Moratta, il manager che lo scovò e prelevò dall’isola, portatovi dal fiuto degli «spioni» di Maurizio Zamparini. Sarà molto complicato, per il fantasista e il suo clan, strappare un contratto avulso dai bonus legati alle presenze. Gli ultimi due campionati chez Madama, con Andrea Pirlo e Massimiliano Allegri alla guida, lo hanno costretto a troppe soste ai box.
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2017, Paulo Dybala, Giuseppe Marotta, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Può giocare con Lautaro Martinez, sodale nell’Argentina, o, meglio ancora, con Romelu Lukaku, fresco di ritorno. Lau-Toro gli garantisce una lingua comune, il Maciste belga un riferimento profondo e prezioso. O con entrambi, in un tridente dagli effetti speciali (e gli equilibri amletici). Non sarà l’arrivo di Lukaku a orientare l’ultima parola, anche se fu proprio l’impatto di Cierre a strozzargli la vena realizzativa, dopo il torneo dei 22 gol, massimo in carriera.
Non è da escludere che l’eccezionalità del calendario abbia richiesto un margine di riflessione superiore alla media, ma con i raduni ormai alle porte (Simone Inzaghi ha scelto il 6 luglio, ad Appiano) sarebbe delittuoso attorcigliarsi sui cavilli.
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Lukaku, Lautaro Martinez - Inter-Benevento - Serie A 2020/2021 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

Inoltre: la Serie A non ha segreti, per Dybala. Dettaglio che la contingenza anomala (e dai) trasforma in un generoso alleato. Un rodeo diverso costituirebbe un salto nel buio, non solo una sfida. I ritmi della Premier, forsennati, ne minaccerebbero le sieste. Non a caso, Paul Pogba ha deciso di rientrare alla base, dove si sente più sicuro e, magari, tornerà a essere la colonna che a Manchester, sponda United, diventò pagliuzza.
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Arrivabene: "Dybala? Offerta al ribasso sarebbe stata poco rispettosa"

Il 15 novembre compirà 29 anni, l’età di Lukaku e del Polpo. Nel 2020, ai tempi del nono scudetto juventino, quinto personale, fu votato «Mvp» del campionato. Non è un leader, non ha un gran carattere, non lo vedo esploratore di nuovi mondi. Lo immagino, più e meglio, animatore del villaggio che già conosce. Senza trascurare la volontà di rivincita: in Spagna o altrove non avrebbe lo stesso sapore. Mi sbaglierò, ma i giochi sono fatti.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini.
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Come cambierebbe l'Inter con l'acquisto di Dybala

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