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Cellino chiude il Rigamonti al Brescia femminile: in esilio a Lumezzane per i match di Champions

Stefano Dolci

Aggiornato 18/10/2017 alle 17:03 GMT+2

Il Brescia Calcio femminile, il prossimo 8 novembre, sfiderà nell'andata dei quarti di finale di Champions League il Montpellier: la gara si giocherà al Saleri di Lumezzane e non al Rigamonti di Brescia perché il presidente del Brescia, che gestisce lo stadio, non lo concederà più perché è convinto che le ragazze rovinino il manto erboso del campo.

2017, Brescia Calcio femminile, www.bresciafemminile.it

Credit Foto Eurosport

Per il terzo anno consecutivo il Brescia Calcio femminile è approdato agli ottavi di finale di Champions League. Le leonesse in un doppio incontro tiratissimo ed emozionante hanno fatto fuori il quotatissimo Ajax ribaltando al Rigamonti, la sconfitta di misura rimediata ad Amsterdam. Fra tre settimane le ragazze di Gianpiero Piovani cercheranno l’accesso ai quarti di finale nella doppia sfida contro il giovane ma insidioso Montpellier. Il Brescia calcio femminile però non si giocherà, venerdì 8 novembre, la fondamentale gara d’andata nello stadio cittadino (teatro di tutte le 7 partite casalinghe in Europa della formazione lombarda dal 2014 ad oggi, ndr) ma sul terreno dello stadio Saleri di Lumezzane: campo comunale della cittadina della provincia bresciana.
Una scelta paradossale e apparentemente senza senso ma resa necessaria a causa del categorico divieto imposto da Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio maschile dallo scorso agosto, che non ha voluto più concedere il Rigamonti alle ragazze del patron Cesari poiché convinto che il manto erboso, a suo dire già “disastrato”, sarebbe stato rovinato ulteriormente ed in maniera irrimediabile dalle 22 giocatrici.
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Massimo Cellino, Getty Images

Credit Foto Getty Images

La decisione dell’ex numero uno di Cagliari e Leeds ha fatto molto rumore fra addetti ai lavori e media e fatto storcere il naso a tanti sostenitori e simpatizzanti del Brescia femminile. I dirigenti del club bresciano però non hanno potuto che prendere atto del ‘niet’ di Cellino e trovare un nuovo stadio a norma con i parametri UEFA e disponibile per ospitare l’ottavo di finale di Champions League femminile e, in caso di passaggio del turno, anche le successive sfide interne. Come ha chiarito il presidente Giuseppe Cesari in un comunicato dai toni assai pacati, nonostante il “Rigamonti” sia di proprietà del Comune di Brescia, l’amministrazione non ha potere per far cambiare idea a Cellino. Il Brescia Calcio maschile, infatti, è titolare della concessione dello stadio, sostiene tutti i costi relativi al mantenimento e alla gestione dell’impianto e ha piena facoltà di scegliere se affittare, oppure non aprire, il Rigamonti ad altre squadre che lo reclamano.
E’ vero che lo stadio Rigamonti di fatto rappresenta la storia del calcio Bresciano e per me e le mie giocatrici è stato un motivo di orgoglio poter disputare le gare della Champions in questo stadio ma è giusto anche rispettare gli accordi e le scelte del Brescia Calcio Spa. Prima dell’incontro con l’Ajax avevo raggiunto un accordo con il pres. Cellino che prevedeva la concessione dell’impianto solo per quella sfida. La nostra Società si è sempre fatta carico di tutte le spese relative alle gare disputate presso lo stadio M. Rigamonti. Spese che si aggirano intorno ai 20/25.000 euro per ogni incontro e che coprono spese quali costo della stampa dei biglietti, gestione led del campo, ambulanze, sistemazione del campo di gioco, pulizia delle tribune, spogliatoi e tutte le stanze impianto di illuminazione, stampa della cartellonistica, steward, cassiere e vigili del fuoco. Quindi la nostra società ha sempre pagato di tasca sua tutti i costi e la nostra tengo a precisare non è una società di professionisti ma dilettantistica. Di fatto – conclude con amarezza Cesari - la nostra Società non ha un impianto per giocare le partite in casa.

Nemo profeta in patria

Va ricordato che - nonostante la riforma della Figc, promulgata nell’estate del 2016, imponga alle società di Serie A e B maschili di affiliarsi o acquisire il titolo sportivo di una società femminile nei ranghi della Federcalcio con sede nella stessa provincia – il Brescia Calcio Spa e l’ACF Brescia femminile sono due realtà assolutamente distinte, che, anche se può suonare strano, non hanno stretto alcun legame o patto di affiliazione. La società femminile con cui il Brescia maschile, nel giugno scorso, ha scelto di stringere un accordo di affiliazione, della durata di due anni, è l’ASD 3Team di Flero, club nato nel 2013 che, da luglio veste la maglia con la V bianca, e partecipa al campionato di Serie D.
Questa scelta ha decisamente permesso al Brescia maschile di sostenere costi molto più ridotti rispetto a quelli che avrebbe dovuto sostenere se avesse deciso di affiliarsi con una realtà che da anni primeggia in Serie A come il Brescia femminile. Proprio il presidente Cesari in un’intervista di un anno e mezzo fa al portale calcio bresciano.it aveva spiegato lucidamente perché il sodalizio fra le due compagini sarebbe stato bello ma di assai difficile realizzazione…
Da regolamento Figc per replicare il modello Fiorentina o Lazio, il Brescia maschile dovrebbe acquisire almeno il 51% della mia società, quindi diventarne proprietario. Io sarei disponibile anche a regalare il 51% del Brescia femminile, rimanendone amministratore delegato, ma la gestione ha un costo e dovrebbero contribuire economicamente, cosa che attualmente non intendono fare.
In questa triste e paradossale vicenda resta il fatto che la compagine cittadina che in questi anni ha veramente onorato il nome della Leonessa d’Italia su ogni terreno di gioco italiano e sui campi da calcio d’Europa, mietendo vittorie e sollevando trofei si vede costretta ad emigrare in provincia per giocare la sfida più importante della sua stagione. Due scudetti, due Coppe Italia, quattro Supercoppa Italiane (l’ultima festeggiata meno di un mese fa battendo 4-1 la Fiorentina, campione d’Italia in carica, ndr) conquistate negli ultimi sette anni, evidentemente non sono bastati per scaldare il cuore e far scendere a più miti consigli Massimo Cellino, preoccupato solo delle condizioni del suo terreno di gioco e incurante del fatto che 11 ragazze possano regalare un’altra serata da sogno a Brescia, una città che al calcio femminile dovrebbe dire solo un grandissimo grazie.
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