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Bayern-Guardiola e un fallimento in Champions con attenuanti

Stefano Dolci

Aggiornato 04/05/2016 alle 12:18 GMT+2

Per il terzo anno di fila il tecnico catalano ha fallito l'assalto alla finale di Champions League ma mai come quest'anno la sua squadra meritava di passare il turno. Guardiola spiega di non aver rimpianti ma

Pep Guardiola

Credit Foto AFP

Se non vinciamo la Champions il mio lavoro qui a Monaco di Baviera non sarà completato
Pep Guardiola alla vigilia della semifinale d’andata contro l’Atletico Madrid era stato, come altre volte in carriera, molto chiaro e netto. Tre anni fa era sbarcato in Germania con l’ambizione di portare il Bayern, fresco di Triplete, a un livello successivo non limitandosi a vincere ma esportando il suo genio e la sua filosofia fatta di tiki-taka e dominio totale del gioco. Non è riuscito a completare la sua opera arenandosi proprio nella competizione che anni prima, ai tempi del Barça, gli aveva regalato le maggiori soddisfazioni.
Tre semifinali di Champions raggiunte e altrettante eliminazioni per il catalano contro avversarie spagnole (Real, Barcellona e Atletico). Mai come quest’anno però Pep e la sua creatura meritavano di più, traditi maggiormente dalla sfortuna e dalla bravura di un monumentale Oblak che da reali demeriti. Il Bayern, almeno fino al gol di Griezmann, ha letteralmente dominato l’Atletico, giocando un calcio a tratti celestiale e creando una montagna di occasioni da gol.
72,5% di possesso palla, 16 tiri tentati nel solo primo tempo, 33 conclusioni al 90’ (terzo miglior dato per i tedeschi in Champions League dal 2003-2004, ndr): bastano questi numeri per certificare la supremazia di Lahm e compagni che hanno offerto una delle migliori prestazioni stagionali nella serata più delicata della stagione. Se gli altri anni il peccato originale alla base della mancata qualificazione alla finale poteva ritrovarsi nell’indolenza o in un’eccessiva superbia questa volta il Bayern ha giocato col temperamento e la caparbietà di una vera squadra tedesca, schiacciando l’avversario e uscendo di scena solo per una mera questione di differenza reti.

Ora tocca ad Ancelotti

Tutti si aspettano che ogni anno devo vincere il 'Triplete', ma non sono cosi bravo. Me ne vado senza rimpianti e con la consapevolezza di aver provato ad aiutare i miei giocatori, facendogli vedere il calcio in un'altra maniera. Spero Ancelotti riesca nelle prossime stagioni a superare questo ostacolo e riuscire a portare il Bayern dove io non sono riuscito a trascinarlo…
Per Pep è giunto il momento dei saluti, giusto il tempo di festeggiare il terzo Maisterschale di fila e provare a vincere la seconda Coppa di Germania, e poi inizierà la sua nuova avventura al Manchester City: esportando il suo modo di vedere il calcio e la sua filosofia. Al suo posto si insedierà Carlo Ancelotti, che proverà a ripetere ciò che gli è già successo a Madrid. Da successore dello Special One coi Blancos riuscì a vincere al primo tentativo la decima Champions della storia del club portando al successo una squadra che nei tre anni prima era sempre stata eliminata in semifinale. A Monaco gli chiederanno di completare un’impresa simile… Difficile ma non impossibile.
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