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Lavagna tattica: Cambiare tutto per non subire mai, viaggio nella difesa inimitabile della Juventus

Mattia Fontana

Aggiornato 09/05/2017 alle 17:21 GMT+2

L’assetto modificato da Allegri per la sfida contro il Monaco è stato soltanto l’ultimo episodio in cui i bianconeri sono riusciti a stupire grazie alla loro solidità: dopo 621’ di imbattibilità in Champions League, è il caso di interrogarsi sui punti di forza della Vecchia Signora.

Leonardo Bonucci si complimenta con Gigi Buffon durante la partita di Champions League tra Juventus e Monaco, 2016-17 (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

A una partita dalla finale, la Juventus si appresta ad affrontare il Monaco forte di numeri semplicemente impressionanti. I bianconeri non hanno ancora subito gol nelle cinque partite a eliminazione diretta di questa Champions League, non incassano da 621’ in Europa e si presentano ai momenti decisivi con due sole reti prese in 11 uscite. Un fenomeno da studiare attentamente quello della difesa di Massimiliano Allegri. Specie ora che si concilia sia con l’applicazione di un modulo iper-offensivo come il 4-2-3-1 varato a gennaio, sia con variazioni sul tema della difesa a tre come accaduto a Monte Carlo. Proviamo a capirne di più, come sempre con l’aiuto di Wyscout.
Buffon clean sheet
Il segreto custodito peggio, ovvero la forza di Buffon. Un portiere che, all’alba dei 40 anni, sa essere decisivo nelle poche occasioni in cui è chiamato in causa. E che, statistiche alla mano, risulta essere il meno impegnato della Champions League. Un campione assoluto è anche questo.

L’evoluzione

Di casuale c’è ben poco. La difesa della Juventus ora ammirata globalmente è soprattutto il frutto del un lavoro impostato negli anni da Antonio Conte e perfezionato da Allegri. Ai fondamentali della difesa a tre, si è aggiunta duttilità e capacità di interpretare la partita uniche al mondo. Il vero segreto della Juventus attuale, una squadra in grado di ottenere una stabilità difensiva invidiabile nonostante la presenza di quattro giocatori d’attacco (Cuadrado, Dybala e Mandzukic a supporto di Higuain) e di un mediano dalle caratteristiche molto offensive come Pjanic. Ma non solo. Il doppio confronto con il Barcellona ha chiarito come la Juventus – a differenza di una retroguardia a cui è stata spesso paragonata, quella dell’Atletico Madrid – non si nutre soltanto di difesa bassa e contropiede. Al contrario, sa variare a seconda dei momenti, dosando pressing, pressione e intensità al limite della propria area. La summa di un lavoro iniziato sei anni fa e proseguito tra Juventus e Nazionale, fino a sfiorare la perfezione attuale.
Il pressing della Juventus a Barcellona
Il pressing della Juventus a Barcellona
A Barcellona, la Juventus ha espresso una riedizione compiuta e perfezionata della partita fatta un anno fa a Monaco di Baviera nel ritorno contro il Bayern. Ovvero la perfetta sintesi di pressing situazionale e difesa bassa. Quando i blaugrana cercavano di impostare bassi, i bianconeri andavano in pressione per evitare ai padroni di casa di passare la metà campo in modo agevole. Ciò significa anche accettare un uno contro uno con Messi e Suarez, come accaduto nella seconda immagine. Chiellini si spinge in avanti, ma Bonucci e Alex Sandro non hanno paura di tenere una linea alta contro i due attaccanti catalani.
La difesa bassa della Juventus contro il Barcellona
A difesa schierata e bassa, il modulo della Juventus diventa un 4-4-2 che può portare ad aggiungere anche uno dei due esterni di centrocampo sulla linea difensiva, a seconda della posizione della palla. Con le linee strettissime e il sacrificio di tutti, è stato possibile impedire a Messi di compiere la decisione giusta. Come? Riducendo drasticamente i suoi tempi di gioco. Una linea bassa sì, ma sempre reattiva e pronta a muoversi a seconda delle situazioni di gioco. Qualcosa di unico nel panorama europeo.

La mutazione di Monte Carlo

La capacità di cambiare atteggiamento a seconda delle situazioni è emersa in tutta la sua chiarezza nell’andata con il Monaco. Allegri ha sorpreso tutti non soltanto lasciando fuori Cuadrado per Barzagli, ma anche cambiando modulo e passando a un 3-4-2-1 per certi versi inedito. Il ritorno alla BBC titolare ha soffocato gli ardori dei giovani di Jardim, il tutto senza minare la potenza d’urto del pacchetto offensivo. Un piccolo capolavoro tattico nato sulle certezze di una squadra che, qualunque sia il modulo, ha raggiunto una solidità invidiabile e un’esperienza unica. Una dote indispensabile se vuoi iniziare la partita con il 3-4-2-1, proseguirla con il 3-5-2 e chiuderla con il 5-4-1. In quanti possono permettersi scelte simili senza mettere in confusione la squadra? Nessuno o quasi.
Le variazioni tattiche di Monte Carlo
Le posizioni medie della Juventus vista al Louis II sono la prova di una squadra capace di cambiare volto a seconda delle situazioni e dei momenti della partita.
Gli schieramenti della Juventus contro Barcellona e Monaco
Il confronto tra gli schieramenti di Barcellona e di Monte Carlo. Cambiare volto è una caratteristica di base di questa squadra, quanto accaduto una settimana fa non è affatto un caso isolato.

La Juventus tipo degli ultimi mesi:

2017, Probabile formazione Juventus, Eurosport

La Juventus di Monte Carlo:

La Juventus di Monte Carlo

Uno, nessuno, centomila: la forza di una Juventus post-ideologica

Salvo cataclismi, la finale di Cardiff sarà cosa di Allegri e Zidane. O, per dirla in altri termini, Zidane avrà la possibilità di eguagliare il Milan di Sacchi, l’ultima squadra capace di vincere due Coppa dei Campioni/Champions League consecutive. Il segno del tempo, l’emblema di un momento storico di transizione per il calcio europeo. Un passaggio che ci allontana inequivocabilmente dai dogmatismi ideologici dei santoni della panchina – Mourinho o Guardiola che siano – e ci avvicina a un’era post-moderna, quella a cui indubbiamente appartengono sia Allegri che Zidane. Due tecnici che fanno della gestione e dell’adattamento alla qualità sconfinate delle proprie rose la prima arma. Qualcosa di tremendamente lontano dall’integralismo di Conte, da cui però è iniziato tutto. E, in generale, un fenomeno affascinante, espresso ai massimi livelli da una Juventus che non perde mai la propria essenza pur continuando a cambiare volto. Scusate se è poco.
L'articolo è stato ospitato in forma ridotta da The Football Blog di Wyscout
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