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Klopp, gol e compattezza per andare contro la storia: il Real Madrid vince sempre, lui mai

Simone Eterno

Pubblicato 24/05/2018 alle 14:04 GMT+2

Il tecnico del Liverpool arriva alla finale di Champions League contro il Real Madrid con il buon umore dei suoi, il miglior attacco della competizione e la sensazione di poter far bene. Un'analogia molto simile a quella della Juventus dello scorso anno, che però con i numeri del Real Madrid si va a scontrare. Klopp infatti non vince mai le finali, mentre il Real Madrid lo fa sempre...

FC Liverpool und Jürgen Klopp - eine perfekte Symbiose

Credit Foto Getty Images

Un anno fa, di questo periodo, la Juventus si accingeva ad affrontare il Real Madrid spinta da un sostanziale ottimismo – soprattutto alle nostre latitudini – che lasciava ben sperare i bianconeri per la finale di Cardiff. Qualcuno, però, si affidava ai puri numeri e alla precedente storia, obiettando “Il Real Madrid vince sempre le finali, la Juventus fa il contrario. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?”
Un anno dopo, e con la finale di Cardiff di cui tutti sappiamo l’esito, la storia si ripete: quali sono le chance per un allenatore sempre sconfitto in finale?
Eh già, perché il povero Jurgen Klopp, artefice del ‘nuovo Liverpool’, non ha una grande tradizione con gli appuntamenti decisivi. Sconfitto con il suo Borussia Dortmund dei miracoli nell’anno di gloria 2013, quando arrivò a sorpresa in finale di Champions League; ma anche nella Coppa di Germania edizione 2014 e poi 2015. Una storia che non è cambiata sulla panchina dei Reds. Un ko ai rigori nella Coppa di Lega del 2016, ma soprattutto la sconfitta nella finale di Europa League dello stesso anno, quando dovette arrendersi al Siviglia.
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Jurgen Klopp consola i suoi dopo la finale di Europa League 2016 persa a Basilea dal suo Liverpool contro il Siviglia di Emery

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Eppure il Liverpool, all'appuntamento di Kiev, arriva teoricamente sulla falsa riga della Juventus della passata stagione: con la sensazione di poter far bene, ma costantemente condannato, nella figura del suo allenatore, dalla storia recente.
Nella contrapposizione tecnica tra i Reds e il Real Madrid, tra 3 giorni, a Kiev, si arriva infatti davanti a due sostanziali dati di fatto. Il primo, senza dubbi a riguardo, è che da una parte si schiera l’attuale squadra più forte del mondo. Bicampioni in carica, senza defezioni, con tutti le migliori frecce a dispozione e con gli occhi puntati alla Champions League praticamente da 3 mesi, quando a Madrid capirono che inseguire il Barcellona in campionato era pura utopia. Una squadra senza al gran completo e senza più segreti; e che per ragioni evidenti – ovvero avere uno dei 3 migliori interpreti al mondo ruolo per ruolo (escluso il portiere e la seconda punta) – nessuno riesce a battere.
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Zinedine Zidane festeggia la seconda Champions League consecutiva vinta in finale a Cardiff contro la Juventus

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Dovrà provarci il Liverpool. Che all’altro dato di fatto si aggrappa: il miglior attacco di questa edizione della Champions League. Quaranta gol fatti – 10 in più del Real Madrid – sulla strada della finale, perfettamente bilanciati tra casa e trasferta (20-20). Una sola sconfitta – quella influente di Roma. E la coppia di attaccanti più calda di questa competizione, ovvero Momo Salah e Roberto Firmino.
Nelle transizioni veloci si porranno tutte le speranze del Liverpool, che anche per la finale, presumibilmente, resterà fedele alla filosofia stagionale. Quella vista nel quarto con il Manchester City, autentico exploit di quest’anno. Così come quella vista nelle due sfide con la Roma: intensità e gol.
Questa da sempre la chiave del calcio di Klopp; a cui il tedesco è stato in grado di aggiungere in questa stagione al Liverpool anche una buona organizzazione in fase difensiva. Un concetto che andasse oltre la classica istanza portata dagli interpreti offensivi che cercano di recuperare il più velocemente possibile il pallone per aggredire poi le squadre a campo “scoperto”, ma che si issasse anche a solidità difensiva più “italiana” in termini di saper difendere compatti anche nella propria metà campo. Con il Manchester City, nel match di ritorno, è stata ben messa in luce proprio questa capacità dei Reds.
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Oxlade-Chamberlain, Robertson e Alexander-Arnold esultano dopo il passaggio del turno del Liverpool sul campo del Manchester City nei quarti di finale di Champions League 2017/18

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Una caratteristica che il Real Madrid – nell’unico crollo stagionale – ha dimostrato di poter soffrire. La Juventus di Massimiliano Allegri, infatti, nell’ormai famosa notte del Bernabeu e del rigore di Oliver a tempo scaduto, annichilì i Blancos proprio affidandosi a questo tipo di piano tattico, sfruttando al meglio le occasioni concesse in ripartenza a fronte di una prova di estrema attenzione sugli esterni e in mezzo al campo.
Una delle poche chiavi per provare ad affrontare la corazzata di Zidane, che nonostante l’esuberanza del Liverpool resta la grande favorita al titolo da tifosi neutrali, addetti ai lavori, opinionisti vari e anche dai più affidabili di tutti: i bookmakers. Loro, che alle statistiche ai numeri si affidando per mestiere. E che come l’anno scorso credono poco agli exploit: perché se una squadra vince sempre e l’allenatore avversario mai, invertire i fattori, nonostante il miglior attacco d’Europa, è impresa complicata.
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