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Roma, prova di maturità fallita: quello che non ha funzionato a Madrid

Mattia Fontana

Pubblicato 23/11/2017 alle 09:17 GMT+1

I giallorossi non hanno complicato più di tanto il discorso qualificazione, ma hanno mancato un’occasione per accelerare un processo di maturazione ben avviato e per nulla arrestato. L’errore principale? Pensare di poter gestire la gara al Wanda Metropolitano.

Edin Dzeko, Atletico Madrid-Roma, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Da Madrid - Il retrogusto è agrodolce. La Roma, uscita vincente dal doppio confronto con il Chelsea, esce battuta da quello con l’Atletico Madrid. Dopo lo 0-0 (con record di parate di Alisson) dell’andata, ecco il 2-0 di marca rojiblanco del Wanda Metropolitano. Il primo successo in Champions League nel nuovo impianto per gli uomini di Diego Simeone, che non se la passavano benissimo. E, ora, tengono aperto uno spiraglio a dir poco illusorio di qualificazione. Proprio qui sta il lato dolce per Eusebio Di Francesco.

Il destino nelle proprie mani

Bastava un punto per divenire la prima delle tre italiane a tagliare il traguardo della fase a eliminazione diretta. E, invece, ora la Roma è obbligata a battere il Qarabag nell’ultima giornata all’Olimpico per evitare la retrocessione in Europa League. Tutt’altro che un’impresa. Anche se viene da pensare all’occasione persa a Madrid, quando i giallorossi avrebbero potuto non solo archiviare il discorso con un turno d’anticipo, ma anche alimentare consistentemente le chance di passare come prima del girone (evitando qualche patema nell’urna). Adesso, il primo posto sembra quasi un miraggio. Servirebbe vincere con il Qarabag e almeno un punto dell’Atletico Madrid contro il già qualificato Chelsea. Bene, ma non benissimo..

La sensazione di un’occasione persa

Che il ko in terra spagnola non sia nulla di drammatico è piuttosto palese. Che la Roma abbia perso un’occasione è altrettanto innegabile. Perché sì, non soltanto l’Atletico Madrid pare alle prese con un misto di difficoltà d’ambientamento nella nuova (ma ancora freddina) casa e una flessione del Cholismo. Ciò che è parsa più lampante è stata la difficoltà dei Colchoneros nel prendere in mano la partita, vinta soltanto quando Simeone ha gettato la mischia Correa e Gameiro, allargando Griezmann a centrocampo. In altri tempi, l’Atletico avrebbe riservato ben altro trattamento al malcapitato di turno. Sintomo di scarsa salute e di canto del cigno imminente?

Per la maturità c’è tempo

Come accaduto a Stamford Bridge, Di Francesco si è affidato a Gonalons e Gerson. Aggiungendo Pellegrini per Strootman a centrocampo. Il risultato, però, è stato nettamente inferiore. Il malconcio Nainggolan, spostato da interno sinistro, ha offerto meno del solito. E la catena di destra (Bruno Peres - espulso -, Pellegrini e Gerson) non ha proposto proprio nulla di buono. Cose che possono accadere e sono dovute al processo di crescita delle giovani seconde linee. Per capire cosa si intenda quando parliamo di occasione persa, però, bisogna guardare a sinistra. Alla catena Kolarov-Perotti che, contrapposta allo spento Koke e al terzino adattato Partey, si è rivelata poco efficiente al momento del dunque nonostante l’evidente mismatch. La sensazione? Che la Roma si sia limitata a gestire ritmi e possesso palla, convinta di poter portare a casa il pareggio-qualificazione a bassi giri. La squadra di Di Francesco - specie contro un undici magari un po’ cotto ma decisamente più esperto come l’Atletico - non è ancora in grado di farlo. Per crescere, però, c’è tempo. Iniziando dal Qarabag.
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