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Atalanta, ansia da prestazione: a Zagabria i sintomi della prima volta

Simone Eterno

Pubblicato 19/09/2019 alle 12:04 GMT+2

Nella notte del debutto in Champions League la squadra di Gasperini si risveglia da Dea a comune mortale. Una trasformazione brutale per modalità e tempistiche, ma che può essere un passaggio utile per il futuro. Il sogno qualificazione non è compromesso, ma la prossima è già decisiva: con lo Shakhtar Donetsk sarà vietato sbagliare.

Atalanta dopo il ko all'esordio di Champions League contro la Dinamo Zagabria

Credit Foto Getty Images

Da Dea a comune mortale il passo è semplice. Molto più nel calcio che nella mitologia greca, basta una partita, una serata storta, per tornare prepotentemente con i piedi sulla terra. E’ ciò che è successo all’Atalanta, che nella notte da debuttante nel gran gala di Zagabria, ha sbagliato tutto il possibile: dall’outfit all’atteggiamento.
Non che di fronte ci fossero dei fenomeni – la Dinamo Zagabria aveva perso tutte le ultime 11 gare in Champions (ultimo successo datato settembre 2015) – ma a differenza dei bergamaschi, i croati già erano passati da questo tipo di esperienze. E già avevano subito le loro lezioni. Insegnamenti, evidentemente, risultati fondamentali per prendere a pallonate chi a Zagabria arrivava con la nomea della ‘squadra europea’ con ambizioni per il secondo posto; ma che torna a casa avendoci capito davvero poco.
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L'impietoso punteggio della prima di Champions dell'Atalanta: Dinamo Zagabria 4, Atalanta 0

Credit Foto Getty Images

Già perché l’Europa League non è la Champions League; e l’Atalanta sembra aver subito a Zagabria soprattutto l’ansia da palcoscenico. Alla Dinamo è bastato veramente poco: una partenza sprint, grande intensità fisica nel pressing alto, una mediana rafforzata e della super Dea di Gasperini vestita a festa non sono rimasti che gli stracci sporchi di una serata post-sbornia.
Non c’è stato molto altro da raccontare nel 4-0 che ha risvegliato bruscamente la Dea dal suo sogno, catapultandola dentro una realtà adesso tutt’altro che semplice da dover gestire. L’Atalanta, infatti, nonostante tutto, resta in linea di massima una squadra con le potenzialità per poter passare questo girone. A differenza di Dinamo Zagabria e Shakhtar Donetsk però non potrà più sbagliare. La prossima, a San Siro, contro gli ucraini, è già fondamentale: dopo, infatti, c’è il doppio incrocio con Guardiola, dove al di là dei prevedibili complimenti del catalano in conferenza stampa per quanto espresso nel corso della passata stagione, dovrebbe palesarsi poi l’altrettanto solita cura del campo: una ricetta assaggiata anche dal Napoli di Sarri un paio di stagioni fa e abbastanza puntuale ogni qualvolta il buon Pep si scateni in elogi.
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Gian Piero Gasperini

Credit Foto Getty Images

Un passo alla volta, comunque, è ciò che dovrà compiere la Dea. Rialzarsi e capire ciò che è successo è il primo inevitabile step; cui le lucide parole di Gasperini nel post-partita lasciando intendere già l’Atalanta si sia approcciata. Poi, servirà cambiare volto: meno tremolante, più attento e soprattutto un po’ più spavaldo. Perché l’unico modo per affrontare le serate di Champions League è con la consapevolezza di essersele meritate e il pizzico di arroganza nel volerlo dimostrare. Concetti che l’Atalanta nella valigia per Zagabria aveva dimenticato a Bergamo. Comprensibile, quando nell’eccitazione della prima volta si finisce per essere distratti più dalla forma che dalla sostanza.
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