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Champions League, Difesa, Eriksen, rischio deja-vù: Inter-Gladbach per Conte è vietato sbagliare

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 22/10/2020 alle 01:11 GMT+2

Mercoledì sera alle 21:00 inizia la Champions League dell'Inter di Antonio Conte. Tra gli 8 gol subiti in campionato (2 a partita), l'equivoco trequartista e i fantasmi dell'anno scorso i nerazzurri sono obbligati a partire con il piede giusto.

Antonio Conte scambia il cinque con Christian Eriksen, Inter, Europa League, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Giocando con due esterni, che in realtà sono due ali, e due attaccanti, qualcosa si paga. Poi qualcuno vorrebbe anche il trequartista... Secondo me c'è bisogno di equilibrio".
Non si può che partire da queste parole di Antonio Conte, pronunciate dopo la sconfitta nel derby di sabato sera, per analizzare il momento dell'Inter. La squadra nerazzurra ha perso la stracittadina con il Milan incassando altre due reti in campionato, ed il conto - salato - presentato a mister Zhang recita le seguenti parole: 8 gol subiti in 4 partite, ovvero due reti incassate ogni volta che si scende in campo.
Sicuramente c'è un problema, e la risposta a questi enigmi va cercata in due ordini di lettura: nella squadra e nei singoli. Partendo dagli ultimi, l'analisi non si può che soffermare sul pacchetto difensivo. Nonostante il concetto di difesa sia collettivo e non singolo, sicuramente il reparto arretrato ha qualche lacuna in più rispetto all'anno scorso. Nel 2019-20, l'Inter dopo quattro giornate in campionato viaggiava con 12 punti, 9 gol fatti ed uno solo subito. I titolari erano principalmente de Vrij, Skriniar e Godin, con qualche inserimento di Andrea Ranocchia e Danilo D'Ambrosio. Un nucleo, già forte di suo, che poteva fare affidamento anche sull'indole equilibrata di Kwadwo Asamoah da un lato e Antonio Candreva dall'altro, più Marcelo Brozovic davanti alla difesa. Uno schieramento che, tolto il gol di Joao Pedro a Cagliari, non era mai stato bucato. Quest'anno la musica è totalmente diversa, con i nerazzurri hanno schierato un 11 piuttosto differente rispetto al recente passato. Eccezion fatta per D'Ambrosio, Brozovic e de Vrij, il panorama è cambiato.
  • Inter, che succede in difesa? Mai una squadra di Conte aveva subito così tanti gol dopo 4 gare ufficiali
Gol subiti
AREZZO (06-07)1
BARI (07-08)7
BARI (08-09)3
ATALANTA (09-10)3
SIENA (10-11)3
JUVE (11-12)3
JUVE (12-13)1
JUVE (13-14)2
ITALIA (14-16)0
CHELSEA (16-17)4
CHELSEA (17-18)7
INTER (19-20)2
INTER (20-21)8
L'inserimento di Kolarov, lo spostamento arretrato di D'Ambrosio e la propulsione a quattro ruote motrici di Perisic e Hakimi ha notevolmente rivoltato la frittata. L'inter, come dice giustamente Conte, ora si ritrova con una marea di giocatori offensivi e qualche spazio concesso in più difensivamente. Ad esempio, Aleksander Kolarov ce l'ha nell'indole la fase offensiva. Per quanto i suoi lanci e la sua uscita palla abbiano aiutato la manovra nerazzurra, le disattenzioni difensive sono costate carissimo (vedi Derby). Un giocatore di questo tipo ha bisogno di un supporto maggiore, ed Ivan Perisic - che lo scorso anno era stato bocciato come laterale a tutta fascia e spedito a Monaco di Baviera - non è sembrato quel tipo di appiglio.
Lo stesso Hakimi, per quanto sia fenomenale con e senza palla, è molto più orientato ad offendere che ad aiutare D'Ambrosio. Nello spazio lasciato tra mezzali e difesa si forma una vera e propria prateria, e le avversarie dell'Inter possono banchettare a piacimento.
Per aggiustare questo discorso, il ritorno di Bastoni (virus finito) potrebbe risistemare le cose. Il centrale partirà dalla panchina, ma è indubbio che il suo recupero sia cruciale anche in ottica campionato.

Trequartista e telenovela

Un altro tema trattato indirettamente da Conte, ma indubbiamente sotto gli occhi di tutti, è la telenovela di Christian Eriksen. Durante la sosta nazionali il danese non le ha mandate a dire al mister, e l'allenatore leccese ha risposto in rima. Ciò che appare chiaro a tutti è la palese incompatibilità di questo giocatore col credo tattico dell'ex allenatore della Juve: il body language che offre l'ex Tottenham lascia intendere tutto tranne che la volontà di rimanere a Milano. Però, in serate come queste, un giocatore della sua classe può sempre tornare utile.
Stasera sarà in campo dal primo minuto, e dalla sua prestazione passerà tanto del destino dell'Inter.
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Christian Eriksen e Antonio Conte

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Rischio dejavù

Scavalcando il problema della formazione, ed eventuali ballottaggi, l'Inter deve evitare di incappare nell'errore che è costato caro nelle ultime campagne europee. Nelle ultime due stagioni, nonostante due gironi oggettivamente difficili, i nerazzurri hanno sempre dato l'impressione di poter passare il primo turno, ma poi nel concreto non ci sono mai riusciti. Nel 2018-19, con Spalletti in panchina e Mauro Icardi in campo, l'Inter era arrivata terza nonostante gli stessi punti del Tottenham (8). A decidere in negativo era stata la rete incassata (da Eriksen, strano caso del destino) a San Siro, anche se il vero turning point c'era stato nelle ultime due partite. Contro Tottenham (t) e PSV (c) i nerazzurri avevano conquistato un solo punto, buttando all'aria un girone giocato in maniera più che buona.
Ancor più frustrante quello che successe l'anno scorso. In un girone altrettanto proibitivo, con Barcellona e Dortmund, l'Inter diede un'altra dimostrazione di grande attitudine europea giocando bene in parecchie occasioni. (Emblematico il primo tempo al Camp Nou o la partita contro il Dortmund in casa.) Però, anche in quell'occasione, i dettagli fecero la differenza. Tra il pareggio interno con lo Slavia alla prima giornata, la rimonta subita dal Borussia al Signal Iduna Park e la sconfitta contro un Barcellona rimaneggiato, i rimpianti, alla fine, furono parecchi e solo in parte mitigati dalla grandiosa cavalcata in Europa League.
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Inter-Slavia Praga - Lautaro Martinez

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Più europei che mai

Per cercare di cambiare questo trend, Conte sta provando ad inculcare ai suoi ragazzi una dimensione più europea. Attraverso una serie di dettami visibili nelle prime uscite in campionato, i nerazzurri sono molto più presenti in zona gol e le 11 reti in quattro giornate sono lì a testimoniarlo.
Ma c'è di più. C'è voglia di dominare il campo, portare tanti uomini in zona offensiva e schiacciare l'avversario. Giocare uno stile contemporaneo che fa leva su tanti giocatori abituati al pubblico europeo e sulla loro capacità tecniche. Sicuramente questa è una filosofia fa un po' a cazzotti con il campionato italiano, ma potrebbe adattarsi splendidamente al campo europeo dove il trend, come se ci fosse bisogno di sottolinearlo, è sempre quello del gioco propositivo. La società sta seguendo in questa strada il suo allenatore, facendo un passettino alla volta, ora però bisogna incominciare a raccogliere.
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Conte: "Inter favorita sul Real Madrid? Fesserie"

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