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Champions League, Juventus: dalla Lazio al Porto, serve una partita "intera"

Roberto Beccantini

Aggiornato 10/03/2021 alle 17:22 GMT+1

CHAMPIONS LEAGUE - Archiviata la rimonta con la Lazio, bisogna pensare al Porto. Torna CR7, ma bisognerebbe allargare la gamma dei cannonieri e soprattutto riuscire ad avere un rendimento e un'attenzione costanti per tutto il match, senza distrazioni, per poter passare il turno.

Focus Juventus

Credit Foto Eurosport

In leggero anticipo sulle idi di marzo, fatali a Cesare e ai molti Cesari dello sport, la Juventus si gioca l’onore con il Porto. Martedì sera allo Stadium, ottavi di Champions. Si decolla dalle turbolenze che incisero il 2-1 dell’andata. O dentro o fuori. L’ultima Juventus non serba ricordi gloriosi. Con Massimiliano Allegri, nel 2019, uscì ai quarti: sculacciata dall’Ajax. Con Maurizio Sarri, nel 2020, proprio agli ottavi: mortificata dal Lione.
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Porto, 2-0 al Gil Vicente aspettando la Juve

Andrea Pirlo ondeggia fra la Champions in campo e la Champions in classifica. Contro la Lazio, battuta 3-1 in rimonta, aveva risparmiato Cristiano Ronaldo, scelta che avrei abbinato allo Spezia di martedì scorso o rinviato a Cagliari, domenica prossima. Non hanno perso il vizio, i campioni, di spalancare la porta agli avversari: in Europa Rodrigo Bentancur, a Torino Dejan Kulusevski, con un assist al bacio per Joaquin Correa. Sarà pure un diesel, questa Juventus incerottata e reattiva, ma sono incipit che denotano una concentrazione troppo ondivaga in funzione delle emergenze e delle esigenze. Per rovesciare la fanteria di Sergio Conceiçao "basta" l’uno a zero; pensare però di non prendere gol, se non si correggono le cinquanta sfumature di grigio, diventa oggettivamente un giro di roulette.
La Juventus, ogni tanto, si nasconde fra le nuvole. Per scendervi, ha bisogno di un ceffone. Senza Cierre fino al 69’, l’ordalia di sabato, avvincente per il disordine sparso su entrambi i fronti, ha offerto piccoli indizi di futuro. Ho colto un po’ più di libertà propositiva, anche perché le soluzioni erano nel coro e non più nel tenore, un pressing meno vago e l’addio allo stitico torello che spesso ne ha condizionato l’approccio e annacquato il furore.
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Cristiano Ronaldo celebra su gol con la Juventus.

Credit Foto Getty Images

Gli episodi hanno ribadito l’importanza cruciale della velocità (Federico Chiesa) e la necessità basica di un centravanti. Alvaro Morata. Non un centravanti enorme. Uno normale, ma di ruolo. L’unico. Per la cronaca, e per la storia, ha stravinto il duello a distanza con Ciro Immobile (di nome e di fatto, stavolta).
E’ rientrato Juan Cuadrado, prezioso dopo le scosse introduttive, si è rivisto Arthur. Con i portoghesi, naturalmente, il marziano partirà titolare. Sono maestri nello spezzare il ritmo. Giostreranno attorno a Sergio Oliveira, alterneranno folate a pause, soste a strappi. E’ nel loro dna. Dovrà avere pazienza, Pirlo. A patto che la cautela non si trasformi in dubbi, i dubbi in ansia, l’ansia in sgorbi. La formula dell’eliminazione diretta non ha cuore: sbagliare la prima manche significa mettersi dalla parte del torto. E piano con la costruzione del basso: la rapina di Mehdi Taremi, all’«alba» del 17 febbraio, è una ferita che nessuna lavagna può e deve mascherare.
Dagli ottavi della stagione 2018-’19, e sino al gol di Chiesa, aveva segnato solo Cristiano: sette su sette. Ecco: sarebbe opportuno allargare la gamma dei cannonieri. Alla Juventus non si chiede un miracolo, e nemmeno un’impresa. Le si chiede, più terra terra, di reggere una partita "intera". E’ troppo?
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini
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