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Inter-Shakhtar 0-0, le 5 verità: Conte flop in Europa, stagione salva solo con lo scudetto

Francesco Sessa

Pubblicato 10/12/2020 alle 10:38 GMT+1

CHAMPIONS LEAGUE - Antonio Conte fallisce ancora una volta l'appuntamento in Europa e l'Inter ha solo un modo per salvare la stagione: vincendo lo scudetto. I nerazzurri hanno tanta qualità ma la usano male: ancora una volta, quando c'è da fare la partita vengono fuori tutti i limiti del sistema.

Antonio Conte

Credit Foto Getty Images

Gli uomini di Antonio Conte lasciano la Champions League e non si qualificano nemmeno per l'Europa League: solo 0-0 a San Siro contro lo Shakhtar Donetsk. Ai nerazzurri bastava la vittoria, visto il successo del Real contro il 'Gladbach: l'Inter è partita bene e ha colpito la traversa con Lautaro, salvo poi andare in confusione nella ripresa e sbattere contro gli ucraini e super Trubin, autore di diverse parate decisive nel finale. Per il terzo anno consecutivo i nerazzurri hanno fallito la qualificazione agli ottavi di finale con il match-point in casa, ma questa volta sono riusciti anche a fare peggio non arrivando nemmeno in Europa League.

1) Conte e l'Europa: rapporto indigesto

Non può essere più solo un caso. Il tecnico salentino ha deluso ancora una volta le attese in Champions League, dopo aver fallito l'appuntamento anche da allenatore della Juventus. L'eliminazione di quest'anno è una delusione cocente: dopo due anni con l'urna sfortunata per l'Inter, il girone con Real Madrid, Borussia Moenchengladbach e Shakhtar Donetsk era ampiamente alla portata. Se in patria Conte riesce sempre a trovare ottimi risultati, in Europa si dimostra ancora una volta fallimentare: l'ennesima prova di un sistema, quello costruito dal tecnico salentino, che in certi palcoscenici non funziona. Perché? Più quantità che qualità, poca capacità di improvvisare sia da parte dei giocatori che dalla panchina a partita in corso, troppa prevedibilità nella manovra.
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Lautaro Martinez - Inter-Shakhtar Donetsk Champions League 2020-21

Credit Foto Getty Images

2) Qualità in panchina e per troppo tempo: spreco, non risorsa

Già da inizio ripresa si avevano segnali chiari di un'Inter in difficoltà, prevedibile e sempre più scollata. Le soluzioni non mancavano: Perisic, Eriksen, Sanchez, volendo Sensi. Il primo è entrato al 69' per un deludente Young: primo cambio per Conte, Castro aveva già cambiato tre pedine (una per infortunio). Sanchez ha fatto il suo ingresso in campo a un quarto d'ora dalla fine, Eriksen prima del solito: all'85'. E i due sono stati pericolosi nel finale di partita: con più tempo a disposizione avrebbero, chissà, potuto contribuire maggiormente a risolvere una situazione che stava diventando sempre più complicata. L'Inter ha qualità, ma non la usa o lo fa male: una potenziale risorsa che diventa uno spreco enorme. E a tratti inspiegabile.

3) Inter, che fatica quando bisogna fare la partita

Ci ricolleghiamo a quanto sopra: la formazione schierata in campo da Conte è sempre meno qualitativa di quello che potrebbe essere. La conseguenza è che i nerazzurri si esaltano quando possono chiudersi e ripartire: è successo contro il Sassuolo, nel match della svolta, e a tratti contro il 'Gladbach. E la capacità di colpire in contropiede è stato il tratto distintivo dell'Inter l'anno scorso e nella campagna europea di agosto. L'altra faccia della medaglia è che i nerazzurri, schierati in campo in questo modo e con questi interpreti, fanno una fatica enorme quando hanno a che fare con avversari che si chiudono e aspettano, come fatto dallo Shakhtar sia a San Siro che nel match di andata: possibile che lo 0-0 di Kiev, molto simile per copione a quello di Milano, non abbia insegnato nulla?
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Conte: "Hakimi? All'estero c'è più 'enjoy'..."

4) Inter senza Europa: stagione salva solo con lo scudetto

Conte parla sempre di processo di crescita, Marotta sottolinea spesso come l'obiettivo dell'Inter sia migliorarsi e alzare il livello di stagione in stagione. Dichiarazioni lecite, ma che ora possono ritorcersi contro l'Inter: dopo un secondo posto in campionato e una finale di Europa League, l'asticella è necessariamente alta. Con l'uscita dalla Champions League e dall'Europa, il progetto di Suning non può prescindere dalla vittoria dello scudetto: da ora non solo un obiettivo, ma qualcosa di più.

5) Biscotto? Meglio pensare a fare il proprio dovere...

Dopo giorni di discorsi su un possibile biscotto tra Real Madrid e Borussia Moenchengladbach, con annessi calcoli su quando sarebbe stato meglio sbloccare la partita per non consentire agli altri di "mettersi d'accordo" (come se bastasse un click per trovare il gol), si scopre che a mancare è stata la premesse stessa di tutto il ragionamento: la vittoria dell'Inter. Si è data per scontata la vittoria dei nerazzurri contro lo Shakhtar e si pensava che a Valdebebas fosse scontato un pareggio: Conte non ha vinto, Zidane ha fatto il suo e si è qualificato addirittura come primo. Morale: meglio guardare in casa propria. Anche perché, se l'Inter avesse vinto e fosse stata eliminata dal "biscotto", avrebbe fatto meglio a recriminare con se stessa per i due punti nelle prime quattro giornate.
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