Juventus e Alvaro Morata: questione di feeling
Aggiornato 21/10/2020 alle 13:28 GMT+2
Separati di forza sul più bello da una clausola senza via di scampo, 4 anni dopo Morata e la Juventus si ricongiungono uniti proprio da quegli incroci di mercato che li avevano separati. E in un amen lo spagnolo sembra essere ripartito da dove aveva lasciato.
‘Questione di feeling’, cantavano Mina e Riccardo Cocciante in un classico della musica italiana. L’anno era il 1985 e a quell’epoca, Alvaro Morata, non era probabilmente nemmeno nel pensiero dei propri genitori. ‘Lasciare uscire quel che si ha dentro’, in questo caso questione di talento calcistico, pare essere però ciò che Morata, a Torino, riesce a fare meglio che da qualsiasi altra parte del mondo. Un gol, un palo, una rete annullata per qualche millimetro sabato scorso; una doppietta al ritorno in Champions ieri sera.
Due rondini non fanno certamente Primavera, specialmente se passano sopra i cieli di Crotone e Kiev, non esattamente santuari del calcio pronti per celebrare un’avvenuta e definitiva incoronazione. Però sono certamente segnali. Positivi. Importanti. Non scontati. E di ‘feeling’. Perché sì, davvero, l’impatto di Alvaro Morata è stato proprio quello che si può avere solo con una vecchia fiamma con cui si è condiviso un breve – ma proficuo – periodo di passione.
Dal suo primo passaggio alla Juventus infatti, lo spagnolo, si era trasformato da bozzolo a farfalla. Complice la Juve più forte della gestione Allegri e probabilmente dell’intera era Agnelli: Pirlo, Pogba, Vidal, Marchisio in mezzo al campo; la BBC dietro; e Carlos Tevez come compagno di reparto offensivo. Alvaro Morata aveva preso il volo in Europa, trascinando i bianconeri con 5 gol – tutti nella fase a scontro diretto, finale compresa – fino all’ultima tappa di Berlino. Un cammino che aveva fatto strabuzzare gli occhi anche a Madrid; tanto da costringere Florentino a esercitare quella clausola che interrompeva forzatamente il passionale rapporto tra lo spagnolo e bianconeri. Spezzando così un feeling che Morata non avrebbe più ritrovato.
Sì perché a Madrid, Morata, fu trattato come l’unica cosa che poteva essere: un’alternativa. Inevitabile quando davanti hai Cristiano, Bale e Benzema. Un anno, sgomitando senza trovare continuità. Prima che il Real facesse con Morata l’unica cosa che aveva probabilmente già in mente dalla fioritura di Torino: una gran plusvalenza. Il Chelsea, Antonio Conte, la Premier League. Un rapporto mai sbocciato con nessuna delle 3 componenti, nonostante la precisa richiesta del tecnico ad Abramovich e i denari spesi dal russo. “Questione di fisico”, scriveva qualcuno in Inghilterra; “poca personalità”, aggiungevano altri. Tutto vero. O, più semplicemente, ancora una volta, questione di feeling. Inevitabile la presa di coscienza e il ritorno in patria, questa volta sull’altra sponda di Madrid.
Ci è voluto Andrea Pirlo, che di Morata, più che degli ultimi 4 anni sull’asse Madrid-Londra-Madrid, ricordava ancora il compagno di squadra. “Una prima opzione”, la definì Fabio Paratici, descrivendo come la volontà della Juventus di riportare alla Continassa lo spagnolo fosse arrivata prima dei nomi di Suarez e Dzeko. Lo scorso settembre prima del match con la Roma, infatti, Paratici si espresse così ai microfoni di Sky:
"Abbiamo cercato di prendere Morata prima, ma l’Atletico non apriva sulla via del prestito e siamo andati avanti con Dzeko. Se le cose con Milik fossero andate come dovevano andare, probabilmente sarebbe arrivato Dzeko, ma proprio perché Morata non era disponibile. Poi il mercato è fatto così, di opportunità e di scenari che cambiano: il Barcellona ha liberato Suarez e la strategia dell’Atletico Madrid è cambiata. E noi abbiamo coltro l’opportunità Morata molto volentieri. Siamo felici, è uno di noi”.
Un giro intricato per un destino che evidentemente doveva ricongiungersi, interrotto bruscamente proprio da quelle ‘opportunità di mercato’ che 5 anni avevano spezzato un rapporto quasi perfetto. Già perché tra Morata e Torino, come dimostrato in qualche modo anche dalla vita privata, è sempre stata questione di feeling. Quello che adesso appare già ritrovato sia dentro lo spogliatoio che sul campo. Quello che l’ha portato a ricominciare laddove in Champions, con i bianconeri, aveva lasciato: il gol. Quello che alla Juventus sperano possa continuare così anche nei prossimi mesi. Le incognite sono ancora tante: su tutte, come convivere con Cristiano. Torino però non è Madrid. E Alvaro Morata pare averlo già messo in chiaro a tutti.
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