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Real Madrid-Inter: Zidane e Conte si giocano tutto

Simone Pace

Aggiornato 03/11/2020 alle 09:26 GMT+1

Diversi per idee e stile di gioco, i tecnici di Real Madrid e Inter non possono sbagliare se non vogliono correre il rischio di compromettere il cammino in Champions League. Da una parte la flessibilità e la mentalità europea di Zizou, dall'altra la voglia di non mollare mai di Conte: chi la spunterà?

Antonio Conte e Zinedine Zidane

Credit Foto Eurosport

"Una finale. E come tale vogliamo vincerla". Zinedine Zidane ha definito così Real Madrid-Inter, grande Classica d'Europa che infiamma il martedì di Champions League. Si gioca a Valdebebas, scenario che senza dubbio toglie un pizzico di fascino a questa partita che trasuda storia, e non nell'atmosfera unica del Santiago Bernabeu. Eppure, nonostante l'assenza dei tifosi e il silenzio irreale al quale ormai ci siamo tristemente abituati in questo calcio ai tempi del Covid-19, per i due allenatori l'adrenalina non può che essere quella dei grandi appuntamenti. In 90 minuti, infatti, sia Zidane che Conte si giocano tanto, tantissimo: in caso di sconfitta il futuro in Champions di entrambi sarebbe fortemente a rischio.

A scuola da Marcello Lippi

Antonio Conte e Zinedine Zidane da giocatori hanno condiviso 5 stagioni alla Juventus. A guidarli, almeno nelle prime due stagioni, c'era quel Marcello Lippi con il quale l'attuale allenatore dell'Inter non ebbe sempre rapporti idilliaci (per usare un eufemismo). L'abitudine al successo e la fame di vittorie dei due si consolida proprio a cavallo di quegli anni, durante i quali la Vecchia Signora mette in bacheca l'ultima Coppa Intercontinentale della sua storia, 2 Scudetti e una Supercoppa italiana. Le strade dei due si separano nell'estate 2001 quando Zizou fa le valigie e parte con destinazione, guarda caso, Real Madrid.
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Antonio Conte e Zinedine Zidane ai tempi della Juventus

Credit Foto Imago

Conte-Real, quel matrimonio sfumato

Ma i punti di contatto non finiscono qui, anzi. Nella conferenza della vigilia è stato lo stesso Zidane a evidenziarne un altro con parole che non potranno che far piacere al collega interista: "È normale che Antonio Conte sia diventato un tecnico, non mi sorprende. Quando mi stavo preparando per diventare allenatore, ero andato a vedere la sua Juventus". Senza dimenticare, infine, l'episodio legato al mancato approdo di Antonio Conte sulla panchina del Real Madrid nell'autunno 2018 quando Florentino Perez pensa proprio a lui - che all'epoca sta osservando un anno sabbatico post Chelsea - per sostituire Lopetegui, cacciato dopo 4 mesi.
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Zinedine Zidane e Antonio Conte

Credit Foto Imago

Sembra fatta, ma a bloccare tutto arrivano le parole di Sergio Ramos, probabilmente infastidito dalla volontà del tecnico salentino di volere entrare in maniera troppo decisa nelle vicende dello spogliatoio e nelle scelte di mercato: "Il rispetto si conquista e non si impone, la gestione dello spogliatoio è più importante rispetto alla conoscenza di un allenatore", le parole del difensore spagnolo. La risposta di Conte non si fa attendere: "Noi allenatori dobbiamo portare educazione e rispetto quando arriviamo in una squadra e altrettanto dobbiamo avere dai calciatori. Perché quando queste cose vengono meno, iniziano i problemi".

Zidane: flessibilità e signore della Champions

Al di là degli episodi, che fanno parte del passato, il presente parla di due allenatori che negli ultimi anni si sono imposti con caratteristiche, idee e stili diversi. Zidane, asso pigliatutto in Europa e capace di vincere tre Champions League di fila con il Real Madrid dal 2016 al 2018, ha vinto con una ricetta molto semplice ma al tempo stesso unica: modellare le sue idee in base ai giocatori a disposizione. Con Zizou non è lo schema a dettare legge, ma il talento.

Conte, l'Europa è un tabù

Un percorso professionale decisamente diverso da quello compiuto da Antonio Conte, da sempre ancorato al suo 3-5-2 (declinabile nella variante del 3-4-1-2) e convinto che qualsiasi giocatore, anche il più forte e talentuoso, debba mettersi al servizio del gruppo e non vicevera. Conte stravede per i giocatori che danno tutto e non si risparmiano mai, anche se magari tecnicamente non eccelsi. Vede un po' meno i talenti alla Eriksen, giusto per rimanere sulla strettissima attualità. Profeta in patria, ma finora a secco di soddisfazioni in campo internazionale, Conte è chiamato a raddrizzare la stagione europea contro uno degli avversari più duri che si possano incontrare in Champions. Se sarà svolta lo dirà il campo.
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