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Champions League, le 5 verità di Shakhtar-Inter: blocco mentale in Europa, Dzeko-Lautaro a secco, non è solo iella!

Lorenzo Rigamonti

Pubblicato 29/09/2021 alle 09:53 GMT+2

CHAMPIONS LEAGUE - Gli uomini di Inzaghi non sono riusciti a scacciare i fantasmi nell'incontro con lo Shakhtar Donetsk di questo martedì sera. Il blocco mentale in Europa è palese, e i nerazzurri dovranno sbloccarsi al più presto visto l'exploit dello Sheriff nel girone.

Lautaro Martinez a terra dopo un contatto in Shakhtar-Inter, Getty Images

Credit Foto Getty Images

L'Inter di Inzaghi archivia un altro turno di Champions League con più di un rimorso in tasca. Contro lo Shakhtar, i nerazzurri nono sono parsi mai in controllo della partita e non hanno saputo concretizzare una manciata di occasioni da gol nitide. La truppa di Inzaghi rimane ancorata al terzo posto nel girone con un solo punto in due partite. Vediamo insieme i cinque spunti che ci ha offerto il secondo match dei nerazzurri in Champions.

Classifiche e risultati

1) Torna il fantasma Shakhtar e l'Inter si blocca

Per i nerazzurri è il terzo pareggio consecutivo a reti bianche maturato contro gli ucraini, dopo quella doppia notte stregata dell'anno scorso, quando gli uomini di Conte furono condannati all'ultimo posto nel girone. Un triplo pareggio consecutivo a reti bianche non capitava ai nerazzurri dal 1994, contro il Napoli. Contro il nuovo Shakhtar di De Zerbi sono tornati i fantasmi: l'Inter è incappata in un ennesimo cortocircuito europeo, perdendo mordente e lucidità, succube del pressing tambureggiante apportato dagli ucraini.
L'Inter che usciva di scena un anno fa vanificando una miriade di occasioni nell'assedio alla fortezza arancione era nettamente diversa dalla pallida controparte scesa in campo martedì sera; se l'Inter di Conte andava in cortocircuito quando era il momento di condurre il gioco di fronte a compagini abbottonate in difesa, quella di Inzaghi ha perso la bussola davanti a una squadra abbastanza audace da imporre il proprio gioco. Serve superare l'impasse il più velocemente possibile.
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Shakhtar Donetsk-Inter

Credit Foto Getty Images

2) L'Inter non riesce a cambiare ritmo in Europa

Il bottino del ritorno in Champions è magro, magrissimo: dalla stagione 2018/19 l'Inter non ha mai superato la fase a gironi, portando a casa solo 5 vittorie in 20 partite. Lo Scudetto avrebbe dovuto sancire la prova di maturità di questo gruppo, che tuttavia ha ripreso la sua corsa europea sugli stessi opachi standard delle stagioni precedenti; dopo Conte, in Europa, non è cambiato nè l'approccio tattico nè l'approccio mentale: il 3-5-2 è ormai un assetto obsoleto in campo internazionale e anche questa sera è stato sgretolato a partire dalle corsie esterne; complice un turno infrasettimanale dispendioso contro la Dea, l'Inter non ha mai avuto la forza per aumentare il ritmo del palleggio e per creare pericoli in maniera continuativa. Sullo spietato palcoscenico della Champions, dove le partite vengono decise da episodi, i campioni d'Italia non possono permettersi di giocare col pilota automatico; così, a questi livelli, non si sopravvive.

3) Dzeko-Lautaro a secco in Champions: non solo sfortuna

I Nerazzurri rimangono a digiuno dopo le prime due partite di Champions League di questa stagione. Eppure, alla voce degli 0 gol realizzati, si contrappone quella delle azioni create: contro il Real Madrid, gli uomini di Inzaghi si sono visti negare il vantaggio da uno straripante Courtois. Allo stesso modo, contro lo Shakhtar i nerazzurri si sono trovati sui piedi una manciata di occasioni da gol nitide. A opporsi, proprio sul finale, un inossidabile Pyatov.
Insomma, sembra che la palla non sia entrata più per sciagura che per demerito delle punte nerazzurre, se non fosse per un dettaglio: l'Inter questa volta non ha fatto nulla per opporsi al caso. La manciata di occasioni da gol è scaturita da episodi anarchici anzichè da una manovra convinta nello spingere il pallone in porta. Alla base di questa involuzione ci sono i movimenti atrofizzati di Dzeko e Lautaro, che non sono stati mai coinvolti nella costruzione del gioco. Il bosniaco in particolare, si è divorato un gol clamoroso a mezzo metro dalla porta, sparando alle stelle. A 35 anni, è forse lui la risorsa da dosare con più cautela tra turni infrasettimanali e impegni nazionali. Perchè se il fiuto del gol sotto porta viene a mancare, allora cosa può offrire il bosniaco a questa Inter?
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Edin Dzeko of FC Internazionale looks on during the UEFA Champions League group D match between Shakhtar Donetsk and Inter at Metalist Stadium on September 28, 2021

Credit Foto Getty Images

4) Chi l'avrebbe mai detto? Riflettori puntati sullo Sheriff

A inizio stagione ipotizzare un ruolo protagonista dello Sheriff Tiraspol all'interno di questo girone pareva pura utopia. Eppure, la compagine moldava ha avuto successo proprio dove l'Inter è inciampata: la formazione di Vernydub è riuscita a piegare l'aggressività dello Shakhtar imponendosi 2-0, ed è persino riuscita ad espugnare il Bernabeu, mentre i nerazzurri si sono limitati a incassare i colpi degli ucraini non riuscendo mai a scalfire la porta dei blancos. Starà proprio ai nerazzurri estirpare le radici della favola appena piantata dai moldavi; queste prestazioni devono costituire un chiaro avvertimento per i ragazzi di Inzaghi: il margine d'errore è sempre più sottile, e tra poco bisognerà cominciare a far calcoli; vietato sottovalutare l'avversario.
  • La classifica che non t'aspetti nel girone D di Champions League dopo due giornate
Sheriff Tiraspol6 punti
Real Madrid3 punti
Inter1 punto
Shakhtar Donetsk1 punto

5) Lode allo Shakhtar di De Zerbi, che non scende a compromessi

L'immagine di uno Shakhtar superstite e arroccato dell'anno scorso è stata cancellata rapidamente martedì sera: il risultato alla fine è lo stesso, ma il modo con cui gli arancioni hanno strappato il punticino è ben diverso. De Zerbi, per l'ennesima volta, non ha sacrificato i propri pilastri tattici di fronte a un avversario esponenzialmente più grande. Esplosività, continuità e la giusta dose di spocchiosità: lo Shakhtar ha imposto il suo gioco mettendo nuovamente a nudo i limiti del tatticismo all'italiana. E se Traoré, unica punta di ruolo a disposizione di De Zerbi, non avesse abbandonato il campo all'11', gli ucraini avrebbero potuto festeggiare un risultato ben più prestigioso.
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Inzaghi: "Dal 2011 Inter eliminata, vogliamo fare la storia"

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