Champions League ed Europa League: il commento ai verdetti, com’è triste la Serie A d’autunno
Aggiornato 10/12/2021 alle 16:30 GMT+1
CHAMPIONS LEAGUE - Atalanta retrocessa in Europa League; Milan fuori da tutto. Un anno fa ne rimasero tre: Atalanta, Juventus, Lazio. In Europa League, Lazio e Napoli costretti ai playoff. In Conference League, Roma, almeno lei, direttamente agli ottavi. Il piatto piange e, con Nazionale rimandata a marzo, prepariamoci a una primavera decisamente calda.
Come esce il calcio italiano dall’autunno europeo? Zoppicante. La sesta e ultima tappa ci ha portato 3 vittorie, 1 pareggio, 3 sconfitte. La bussola è la Champions, e qui siamo alla canna del gas: Juventus prima e Inter seconda, promosse; Atalanta retrocessa in Europa League; Milan fuori da tutto. Un anno fa ne rimasero tre: Atalanta, Juventus, Lazio. In Europa League, Lazio e Napoli costretti ai playoff. In Conference League, Roma, almeno lei, direttamente agli ottavi.
Al Milan serviva un miracolo. E’ il doppio confronto Spagna-Italia a fissare una differenza che si sperava meno vasta: l’Inter parte bene ma poi si scioglie nella tana del Real; la Dea tradisce contro il Villarreal: le succede spesso, sul più bello. Con la Nazionale rimandata a marzo, prepariamoci a una primavera decisamente calda.
Inter (Champions) 5
Buon decollo, al Bernabeu, ma nei momenti topici è uscita la qualità del Real. Dai sinistri di Kroos e Asensio al palleggio di Modric e Casemiro. L’Inter era già qualificata e, dunque, il verdetto costituisce graffio lieve. Il rosso di Barella, ingenuo e isterico, ha chiuso la pratica nel giro di un’ora. Dai cambi ha avuto più Ancelotti che Inzaghi, tradito, specialmente, dai tre davanti: Dzeko, Lau-Toro, Calhanoglu. Prendete il turco: dall’Olimpico a Madrid, in Europa è proprio diverso. I Blancos hanno vinto le ultime quattro sfide, di corto o di lungo muso: non può essere solo un caso.
Milan (Champions) 4
Fuori da tutto, è questo il referto umiliante. Parlo del Milan, la società italiana di riferimento europeo. Le chiavi del fiasco esulano dalla rimonta dei giallo-Reds. Le trovate nel rigore di Cakir pro Atletico, nel grigiore diffuso delle sfide con il Porto. Mi ha deluso, il Milan. D’accordo, a Pioli mancava mezza squadra, ma Klopp aveva presentato un Liverpool di scorta, quasi tenero. Eppure, là dove ci sono gioco e mentalità, l’energia scorre da sé. Ibra, un palo della luce. Da Kessié e Theo mi sarei aspettato più "garra", più idee. Invece, calma piatta. E se sbagli come Maignan e Tomori, difficile, in Champions, scamparla.
Juventus (Champions) 6
La zuccata di Kean al piccolo Malmoe è una non-notizia. La notizia è il 3-3 che lo Zenit impone al Chelsea. Vale la testa del girone. Un discreta botta di sedere: anche se in Russia Kulusevski aveva scolpito l’1-0. Scritto che il gruppo era tutt’altro che proibitivo, la Juventus ha raccolto cinque vittorie su sei e, lezione di Londra a parte, potrà sempre raccontare di aver battuto i detentori. Una manovra sul filo del vorrei-ma-non-riesco, con sprazzi autorevoli e periodi, troppi, di esagerata tirchieria. Dagli ottavi si fa sul serio. La rosa è questa: e l’allenatore, non esattamente un cuor di leone. Il 4-2-3-1 sembra, però, una stampella preziosa. E se Chiesa...
Atalanta (Champions) 5
Morire in piedi o vivere da seduti? Gasp detesta le mezze misure. Dodici gol fatti, tredici subiti. E l’ultima scarica, con il Villarreal, fatale. Sino allo 0-3, grande confusione; poi il cuore, l’orgoglio e magari qualche cambio hanno provocato la reazione del 2-3. Zapata contro tutti: contro persino le sue trincee (penso all’1-0 di Danjuma, scattato dalla sua metà campo, come Mertens al Maradona). Dicono: ogni tanto non guasterebbe un compromesso tattico. Ci ha provato, l’Ego di Bergamo: e in campionato gli è pure riuscito. Ma in Europa il livello sale e lui si piace così: rivoluzione o ghigliottina.
Napoli (Europa League) 7
Il diluvio ha contribuito ad accentuare gli spigoli spasmodici dell’ordalia. A Leicester, il 2-2 lo aveva firmato Osimhen. Giovedì, al 3-2 hanno provveduto le riserve: Ounas e, due volte, Elmas, il macedone che contenderà i Mondiali agli azzurri di Mancini. Assenze di qua, focolaio di Covid di là, si è giocato senza calcoli o scrupoli, di cuore e di gambe, tra sfondoni in difesa, errori di mira (ah, Maddison) e fior di emozioni. Zielinski il faro. Spalletti e Rodgers sono allenatori che predicano coraggio. Il Napoli va ai playoff con merito, ha molto rischiato e molto speso. Da squadra che accetta le imboscate, e per questo le schiva.
Lazio (Europa League) 5
Lo 0-0 la rimanda agli spareggi. Sarri aveva sbandierato Immobile, Milinkovic-Savic, Pedro e Zaccagni, ma il Galatasaray di Terim ha tenuto duro. Trama oggettivamente noiosa. E’ mancata la lucidità sotto porta, quella che in gergo chiamiamo "cattiveria". La fantasia nel raffinare le azioni, i cambi di ritmo. Seconda nel girone, dunque: non il massimo, non il minimo. I turchi, in trasferta, non hanno mai preso gol: te lo do io il circo. Sarebbe ingeneroso ridurre la sentenza alla papera di Strakosha a Istanbul. All’Olimpico, l’Aquila era andata in bianco già con il Marsiglia. Se bloccano Immobile, chi segna?
Roma (Conference League) 7
Si sapeva della modestia del Cska Sofia (1 punto, uno solo), ma per un tempo la Roma ha dominato e divertito. Doppietta di Abraham e gol di tacco, il primo stagionale, di Borja Mayoral, fin qui impiegato per non più di 114 minuti complessivi e fra gli epurati post Bodo. Campo di patate, cornice di neve, geometrie nette e verticali, Fuzato disoccupato. Mourinho invocava il riscatto dopo la bambola interista. L’ha avuto. Da cancellare l’epilogo, molle e "inaccettabile" (José dixit), che ha prodotto il 3-2, e l’ennesimo k.o. di Zaniolo. Agli ottavi da leader, complice l’1-1 di Zorya-Bodo Glimt. Basta e avanza. Per adesso.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Scaricala
Scannerizzala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità