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Champions League - Coppe turno senza pareggi: Napolissimo, crisi Juve, che botte Lazio e Fiorentina

Roberto Beccantini

Aggiornato 16/09/2022 alle 10:36 GMT+2

CHAMPIONS LEAGUE - Si è chiuso un altro turno di coppe europee, con le italiane protagoniste tra luci e ombre. Quattro vittorie - con Napoli, le milanesi e Roma - e tre sconfitte pesanti per Juventus, Lazio e Fiorentina. Il commento del nostro Roberto Beccantini.

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Coppe, atto secondo: 4 vittorie e 3 sconfitte. La cornice è il ritorno delle milanesi. Il quadro, la crisi della Juventus e la conferma del Napoli. In Europa non si scherza: il Sarrismo crolla in Danimarca, l’Italianismo in Turchia. E per domare l’Helsinki in dieci, Mourinho deve ricorrere a Dybala. Che Madama non rimpiange (ancora) per il semplice fatto che ha altro su cui piangere. E non è poco.

CHAMPIONS: Viktoria Plzen-Inter 0-2

INTER 6,5. Viktoria facile, a Plzen, terra di birra. Un gol per tempo, di Dzeko nel primo e di Dumfries nel secondo, su assist del bosniaco (quando i cechi erano già in dieci per il rosso a Bucha). Inzaghino ha fatto un po’ di sano turnover, con tanto di battesimo, positivo, di Acerbi. Tracce di Gosens, finalmente. Un sacco di occasioni contro un brivido, sventato da Onana. La rotazione dei portieri non mi eccita, ma sia fatta la volontà del mister. Appunti? Con l’uomo in più, la squadra ha mollato. Ricapitolando: un cerotto alla classifica in attesa degli snodi cruciali con il Barcellona e la rivincita con il Bayern.
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CHAMPIONS: Milan-Dinamo Zagabria 3-1

MILAN 7. I croati avevano liquidato il Chelsea e firmato l’esonero di Tuchel. Il Diavolo li ha presi di petto e rosolati a fuoco lento. Pioli ha trasmesso una mentalità che reagisce ai cali di tensione e alle turbolenze (gol di Orsic). Il gruppo lo segue. E chi entra, penso a Pobega, sa quello che deve fare: e lo fa. Rete compresa (bella). La differenza rimane Leao: propizia il rigore, poi trasformato da Giroud, e offre a Saelemaekers il cioccolatino del raddoppio. Primo del gruppo, il Milan. E i blues di Londra? In clamoroso ritardo.
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CHAMPIONS: Juventus-Benfica 1-2

JUVENTUS 4. Se la ripresina del Parco sembrava un piccolo fiammifero, la partita dello Stadium è stata un idrante sparato sul falò del primo quarto d’ora. La solita Juventus, la solita trama: via col vento e poi il vento se la porta via. Il Benfica avrebbe potuto dilagare. Non sarà Allegri a ordinare di ritirarsi sotto le tende, ma succede così spesso che viene spontaneo domandarsi se e perché certi messaggi, dalla panchina al campo, non arrivino più. Materiale esplosivo. La Champions si allontana: e di parecchio. Da agosto, Madama non ha battuto che Sassuolo e Spezia. Gli infortuni, ok: ma non solo. Idee, zero.
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CHAMPIONS LEAGUE: Rangers-Napoli 0-3

NAPOLI 8. Dal poker al Liverpool al sacco di Ibrox. Canta Napoli, penalty no e penalty sì. E senza Osimhen, per la cronaca. Il popolo dei Rangers non può non applaudirne la carne e lo spirito. Il rosso a Sands indica la rotta, il ghiaccio lo rompe Politano (tagli e ri-tagli), le altre reti - avviso ai naviganti - giungono dalla panchina, con Raspadori e Ndombelé. Impressiona la personalità che Spalletti ha inculcato. Per divertire, bisogna divertirsi. C’è da soffrire? Si soffre: e magari ci si rivolge a Meret, il portiere che la società voleva cedere a tutti i costi. Perché sì, lo sport è anche questo. Napoli, è già fuga.
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EUROPA LEAGUE: Midtjylland-Lazio 5-1

LAZIO 3. C’è del calcio in Danimarca. Una volta, da quelle parti, si andava in vacanza. Oggi non è più consigliabile. La Lazio ci ha provato. Morale della favola (del Midtjylland): asfaltata. L’andazzo ha ricordato, a grandi linee, l’1-6 che la Roma di Mou beccò in Norvegia, a Bodoe. E dire che la formazione presentata da Sarri era tutt’altro che posticcia. Paulinho ed Evander, brasiliani di culla, l’hanno macinata sul ritmo e nella manovra. D’accordo, due rigori ma una differenza di passo e di fame che ha tracciato confini persino umilianti. L’uscita di Immobile è stata la pietra tombale. Che serva, almeno, da lezione.

EUROPA LEAGUE: Roma-HJK Helsinki 3-0

ROMA 6,5. In dieci dal 18’, i finnici hnno resistito un tempo. Poi Mourinho ha liberato Dybala: un minuto di silenzio e sinistro filante. Quindi Pellegrini e Belotti, in scioltezza. Non una Roma da fanfara, ma si gioca ogni tre giorni e allora mamma, butta la pasta. Tornava Zaniolo: due assist e una voglia matta di mangiarsi l’Olimpico. Dal Gallo, progressi netti: rete a parte - facile facile - è stato lui, in dribbling, a procurare il rosso di Tenho. Certo, la superiorità numerica ha spaccato un equilibrio che, in avvio, era sembrato ruvido. Ma mica è colpa della Magica.
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CONFERENCE LEAGUE: Basaksehir-Fiorentina 3-0

FIORENTINA 4. Una lenta agonia, culminata nella serataccia di Gollini: palleggio sin troppo ardito sul bis di Gurler e tuffo pigro sul mancino di Traoré. Vedi alla voce turnover dei portieri: mah. Viola appassita, in generale. Il catechismo di Italiano prevede possesso, pressing, testa alta. Resta un dettaglio, non marginale: chi tira? Con il Riga, al Franchi, la montagna (di conclusioni) aveva partorito il topolino di Barak. A Istanbul, noia e «visibilità» scarsa sotto porta. Se della staffetta Cabral-Jovic non si accorge nessuno, la cacciata di Ikoné è l’ennesimo, brutto, segnale. Ultimi nel girone: al lavoro. Urge una scossa.
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