Tempo di rifondazione

A mente fredda, smaltita la rabbia e rimasta l'amarezza, in Argentina è il momento di tirare le somme e capire cosa lascia in concreto alla Selecciòn l'avventura venezuelana conclusa nella fatal Maracaibo. Per Basile si prospetta un lavoro di ricostruzione, con scelte talvolta dolorose, visto che la prospettiva più vicina, il Mondiale in Sudafrica, dista tre anni.

Ayala ha già lasciato, ma presto presto potrebbero seguirlo anche Veron, Crespo, Abbondanzieri, forse Zanetti, la "Generacion Perdida" del calcio argentino, una serie di talenti limpidi ma perdenti, almeno per chi ragiona misurando le bacheche. Potrebbe esserci ancora uno spazio importante per Juan Roman Riquelme, e per quei giocatori come Heinze, Gabriel Milito, destinati a un contributo di esperienza e solidità a beneficio di un gruppo che spalancherà le porte a una pletora di giovani ricchi di qualità e prospettive.

Non c'erano in Venezuela, ma i vari Carrizo, Aguero, Garay, fino a Higuain e Gago, saranno sicuri protagonisti in Sudafrica, fortificati dalle inevitabili difficoltà delle loro esperienze europee attuali e future. Un&lsquoArgentina che Basile dovrà assemblare dando fondo a tutto il suo buon senso, chiarendo subito le gerarchie, esattamente come fatto in Venezuela, e lasciando briglia sciolta a Leo Messi, il cui talento, consacrato in maniera irriverente in questa Coppa America, sfugge realmente a qualsiasi classificazione.

Non mancano però almeno un paio di punti scoperti su cui Basile dovrà insistere. La fase difensiva, non solo in finale, ha lasciato spesso a desiderare, pur venendo quasi sempre mascherata dall'esagerato potenziale offensivo. Soprattutto, sarà necessario lavorare sul carattere e sulla gestione della pressione. L'Argentina è apparsa come quello studente modello, che arriva all'esame finale con tutti dieci in pagella, e viene colto da amnesia, da emozione nel momento più importante. A Buenos Aires sperano che lo studente modello abbia definitivamente imparato la lezione.