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La lezione di Lautaro Martinez, da vice-Icardi a stella dell'Argentina

Francesco Balducci

Aggiornato 29/06/2019 alle 18:42 GMT+2

È il miglior marcatore della gestione Scaloni (con 6 reti) e dell'Argentina nella Copa America in corso con 2. E pensare che a inizio stagione era partito come riserva di Mauro Icardi: alla fine ha preso il suo posto sia nell'Inter che in Nazionale, dimostrando che il lavoro e l'attaccamento alla maglia, al momento giusto, ripagano ogni cosa.

Lautaro Martinez festeggia con Messi il suo gol al Venezuela

Credit Foto Getty Images

Saranno state le 9:10 del mattino a Tahiti, l’isola più grande della Polinesia Francese. Dovrebbe trovarsi lì MauroIcardi, stando alla geolocalizzazione degli ultimi post su Instagram della moglie (e agente) Wanda Nara. Sarebbe stato bello essere presenti lì, in quel preciso istante: la location da copertina, in questo caso, c’entra in maniera marginale perché in quel preciso istante (16:10 a Río de Janeiro) LautaroMartinez segnava – di tacco – la rete del momentaneo 1-0 contro il Venezuela, gara valida per i quarti di finale della Copa America.

Aspettare nel calcio non è mettersi in coda alla posta

Sì, Lautaro. Suo compagno di squadra nell’Inter e naturale riserva dell’attaccante rosarino riavvolgendo il nastro di un anno, non appena il ragazzo proveniente da la Academia ha oltrepassato le Colonne d’Ercole che dividono il calcio sudamericano da quello europeo. Le gerarchie nel calcio sono una cosa seria, la panchina o la tribuna non sono mai state semplici componenti d’arredo in uno stadio. L’ex calciatore del Racing de Avellaneda nel corso di questa stagione ha saputo aspettare il suo momento nel modo giusto, tralasciando alcune – inopportune – dichiarazioni del padre. Attendere il proprio momento, in questo sport, però non è come fissare il contatore in fila alla posta dove devi avere pazienza e sperare che qualcun altro, al momento del proprio turno, sia a prendere una boccata d’aria o abbia semplicemente desistito. Le chance, soprattutto quando porti l’etichetta di riserva, vanno aspettate come la mezzanotte di una data importante, come l’ultimo giorno di scuola o l’ultimo centesimo di un mutuo da pagare. Il toro ha lavorato così nel corso di questa prima annata italiana, con quel fuoco che non ti da pace, che ti permette di restare sempre a un centimetro dal sorpasso in attesa della minima sbavatura del leader della corsa.
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Icardi e Lautaro Martinez sorridono, 2019

Credit Foto Getty Images

Mai nemici

Nonostante le immancabili domande a Luciano Spalletti sull’utilizzo e la gestione dei due attaccanti argentini, Lautaro non ha instaurato un rapporto basato sulla competizione con Icardi, anzi. L’ex capitano nerazzurro ha accolto il classe ’97 a braccia aperte nella famiglia interista prima con un post sui propri social, immediatamente dopo la firma (“Benvenuto Lautaro, ti auguro il meglio in questa nuova avventura con questi magnifici colori”) e poi con svariati momenti di condivisione extra-campo, fondamentali per velocizzare il processo di ambientamento del ragazzo a Milano.

Il momento del Toro

Prima di quel 13 febbraio, giorno della decisione del club di togliere la fascia di capitano ad Icardi e inizio – quindi – dell’insanabile frattura con la squadra, l’attaccante di Bahía Blanca era partito dal primo minuto solo cinque volte mettendo, però, a referto ben sei reti tra cui quella pesantissima - allo scadere -contro il Napoli alla 18esima giornata. Da quello che abbiamo potuto imparare su di lui, osservandolo nel corso della stagione, si nota come sia stereotipicamente ancorato alla fisionomia latina, calciatore da sangue caldo e vulnerabile dinanzi all’atmosfera del momento. Precisiamo: non è che non riesca a reggere la pressione di San Siro o della Champions League, assolutamente. Deve semplicemente saper bilanciare a quella capacità di spaccare le partite da subentrato a pochi istanti dalla fine (vedi la giocata che ha consentito a Icardi di pareggiare contro il Barcellona, a San Siro, a 120 secondi dal suo ingresso) con prestazioni più continue nell’arco dei 90 minuti. Non è un segno di debolezza, ma di margine di crescita. Nei quattro mesi in cui è stato il proprietario incontrastato della maglia di puntero dell’undici di Spalletti ha realizzato solo tre reti, togliendosi la soddisfazione, però, di decidere il suo primo derby.
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Esulatanza Lautaro Martinez, Milan-Inter

Credit Foto Getty Images

Oasi Albiceleste

Tirando le somme, Lautaro Martinez ha realizzato 9 reti e 2 assist in 35 partite al primo anno alla Pinetina, stesso identico bottino di Icardi dopo il passaggio dalla Sampdoria, anche se le presenze di Maurito nella stagione 2013/14 furono soltanto 23. Sarà andato sicuramente oltre i numeri Lionel Scaloni, ct della Nazionale argentina, che ha deciso di inserirlo nella lista dei ventitré per la Copa America in Brasile, preferendolo di fatto al suo potenziale “superiore” nel club d’appartenenza. Ci ha visto giusto il tecnico dell’albiceleste dato cheMartinez è il milgior marcatore della gestione Scaloni con 6 reti, tre in più di Leo Messi.
Ed eccoci a quelle 9:10 del mattino, momento in cui il 22 dell’Argentina apriva le marcature contro il Venezuela, dopo aver fatto lo stesso contro il Qatar nella gara decisiva per il passaggio ai quarti di finale. Avrà sorriso Mauro Icardi, nel bel mezzo di una vacanza che sa tanto di esilio forzato dalle critiche, dal gossip e dai rumors di mercato. Peccato che i calciatori non sono rockstar o divi di Hollywood. Peccato che i calciatori, quelli che possiamo definire forti, quando ci sono manifestazioni di questo calibro di andare in vacanza ci vanno, ma non prima di luglio. Ha perso un treno importante dopo essere stato – ingiustamente – escluso dall’ultimo mondiale da Sampaoli. Lautaro, invece, c’è. Lui che doveva essere il suo vice e adesso è il nuovo leader della Nazionale che una volta era di Diego e adesso è di Leo.
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