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Copa America, va in scena la finale Brasile-Argentina: a Rio de Janeiro, Messi sfida Neymar per il trono del Sudamerica

Stefano Silvestri

Pubblicato 10/07/2021 alle 10:35 GMT+2

COPA AMERICA - Al Maracanã, le due nazionali più forti del Sudamerica si giocano il trofeo: sarebbe il decimo per la Seleção di Tite, il quindicesimo per l'Albiceleste dell'ex atalantino e laziale Scaloni. Con risvolti che possono riguardare anche la corsa al Pallone d'Oro.

Neymar, Lionel Messi

Credit Foto Getty Images

Fuori dai denti, in tutta franchezza e in tutta onestà: non è stata una Copa America indimenticabile. Una marea di striminziti 1-0 (ben 8), squadre apparse spossate da una stagione di impegni in serie, l'insidia Covid sempre in agguato (nel Venezuela soprattutto, ma anche nella Bolivia), qualità complessiva piuttosto bassa e rischio abbiocco piuttosto alto. Però la Finale è di quelle con la effe maiuscola. Brasile contro Argentina, le due nazionali più forti del Sudamerica. Di nuovo al Maracanã di Rio de Janeiro, come due anni fa (3-1 brasiliano al Perú), ma stavolta senza pubblico. E con un terreno di gioco rizollato per l'occasione, diversamente dalle precarie condizioni dei campi di Cuiabá, Brasilia, Goiania e del Nilton Santos, che hanno portato Leo Messi a dire: “È difficile per tutti, ma per chi cerca di giocare a calcio lo è di più”. Sono 9 i successi della nazionale di Tite, a un passo dalla platonica "stella"; sono 14 invece per quella di Scaloni, uno in meno rispetto all'Uruguay, re dell'albo d'oro. È la partita che un po' tutti avrebbero voluto e sognato. Come in un concerto rock, magari non troppo riuscito, in cui il successo più famoso e amato viene volutamente lasciato per ultimo: la gente si rianima, torna a scatenarsi e poi rientra a casa felice.

Messi-Neymar, la sfida da mille e una notte

L'attesa per la finale di Rio è anche e soprattutto per la sfida nella sfida tra Neymar e Lionel Messi, gli ex compagni di squadra nel Barcellona della MSN. Segni particolari: fortissimi entrambi. Dato in comune: non hanno mai vinto la Copa America. Già, nemmeno Neymar. Nel 2019 non c'era, fermato da un serio infortunio a una caviglia a nemmeno 10 giorni dal via. Due anni fa ha guardato giocare i suoi compagni, ha sofferto con loro, ha esultato. Si è sentito campione, pur senza aver partecipato. Messi, invece, ha una storia ben diversa alle spalle. Di edizioni ne ha disputate ben cinque, per tre volte è arrivato in finale assieme all'Argentina, ma le ha perse tutte. Oltre alla semifinale sfuggita due anni fa proprio contro il Brasile (0-2). Nel 2015, stordito dalla cocente delusione del ko ai calci di rigore contro il Cile, ha rifiutato il premio di MVP del torneo. 12 mesi più tardi, dopo un altra sconfitta ai rigori contro lo stesso avversario, aveva addirittura pensato di mollare tutto, scioccando il mondo intero: “Basta così, lascio la Selección”. Poi ha cambiato rapidamente idea, presentandosi regolarmente alla prima amichevole della stagione successiva e giurando amore ai colori bianco e celeste, ma che paura. Con quattro gol e cinque assist, Leo non ha tradito le attese in Brasile. Il re della classifica marcatori della Copa è proprio lui. Neymar ha messo a segno metà delle reti del rivale, ma ha più volte dato spettacolo con giocate di qualità superiore. Ora, però, è chiamato alla prova del nove per convincere chi ancora guarda il dito dei suoi tuffi e non la luna della sua classe.
LIONEL MESSINEYMAR
6 partite giocate (540 minuti)5 partite giocate (450 minuti)
4 gol2 gol
5 assist4 assist
Occhio poi anche alla questione Pallone d'Oro. Perché in una stagione in cui la Champions League la vince il Chelsea, Cristiano Ronaldo viene estromesso già agli ottavi, Kevin de Bruyne vive una finale da incubo, Robert Lewandowski non arriva nemmeno ai quarti e Francia di Kylian Mbappé si arrende precocemente alla piccola Svizzera, sbilanciarsi in qualsiasi tipo di previsione risulta piuttosto ardito. Precisazione a margine: la Copa America ha naturalmente un peso inferiore nelle scelte dei giurati rispetto a un Mondiale, a un Europeo o a una Champions. Però è pur sempre un trofeo di prestigio. E conquistarlo da protagonista, come sperano di fare Neymar e Messi, è un buon modo per accattivarsi le simpatie di chi è chiamato a determinare l'assegnazione del premio. Specialmente in uno scenario così rarefatto e incerto come quello di quest'anno.
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Lionel Messi - Neymar

Credit Foto Eurosport

Paquetá e un 4-3-3 leggero: Brasile a caccia della décima

Il Brasile padrone di casa, campione in carica della Copa e a caccia della décima, ha rispettato in pieno i pronostici. Basta guardare la rosa: è la più forte di tutte. Anche se ha dovuto sudare per dimostrarlo. Sia nel girone, dove dopo un 3-0 al Venezuela e un 4-0 al Perú si è imposto polemicamente (palla toccata dall'arbitro nell'azione del pareggio) sulla Colombia nel finale, sia nella fase a eliminazione diretta, con un doppio 1-0 su Cile e Perú firmato dall'ex milanista Lucas Paquetá, protagonista a sorpresa. Arturo Vidal, dopo il ko della Roja determinato da un intervento forse irregolare di Paquetá nell'azione del gol, ha sparato una story di fuoco: “Ci vediamo in Cile. Stavolta senza aiuti”. Lo aveva preceduto Juan Cuadrado, polemico sui social contro l'arbitro di Brasile-Colombia.
Tornando alla Seleção, Tite ha ruotato quasi l'intera rosa. Perfino tra i pali, dove si è visto anche il terzo portiere Weverton e dove Ederson ha scalzato l'ex titolare Alisson. Non è l'unico ad aver optato per un turnover pesante: lo hanno fatto praticamente tutti. Ma l'ex allenatore del Corinthians ha sempre avuto in mente un assetto ideale per le occasioni più importanti, con Marquinhos e Thiago Silva cerniera difensiva e la coppia Casemiro-Fred in mezzo al campo. Oltre a Neymar, intoccabile. Con l'Argentina non ci sarà Gabriel Jesus, squalificato per due giornate dopo l'allucinante voadora da taekwondo sul petto del cileno Mena: ogni tanto i brasiliani perdono la testa così, vai a capire perché. E dunque si dovrebbe rivedere il 4-3-3 leggero della semifinale, un attaccante in meno e un centrocampista/trequartista in più, con Paquetá mezzala e il trio offensivo leggero Everton-Neymar-Richarlison. Dunque, almeno inizialmente, senza una punta centrale vera (Firmino o Gabigol). La mossa ha funzionato nel primo tempo contro il Perú, preso d'assedio, ma non nella ripresa, nonostante i maggiori spazi a disposizione per agire in contropiede.
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Lucas Paquetá y Neymar da Silva (Brasil)

Credit Foto Getty Images

No Martinez, no party

Anche l'Argentina ha ruotato parecchio, scombussolando periodicamente ogni previsione della vigilia. Però non ha mai rinunciato al 4-3-3, il suo marchio di fabbrica. E non ha mai rinunciato a Leo Messi, in campo 540 minuti su 540, schierato dall'inizio alla fine pure contro la Bolivia (due gol e un assist, giusto per gradire). L'americano Alexi Lalas, il bizzarro ex difensore del Padova con capelli lunghi e barba da capra (ma oggi ha rasato tutto: in giacca e cravatta pare il manager di una multinazionale), non sembra essere troppo impressionato dalla presenza del più grande di tutti: “Sarebbe una sorpresa, bellissima ma pur sempre una sorpresa, se l'Argentina battesse il Brasile”. Forse esagera un pochino, ma a ben vedere non ha tutti i torti. Perché l'Albiceleste di Lionel Scaloni, visto anche in Serie A da giocatore con le maglie di Atalanta e Lazio, ha qualcosina in meno rispetto ai padroni di casa. Specialmente in difesa, dove mancano profili di livello superiore. Però può contare su un Lautaro Martinez in forma... nerazzurra (tre gol, come il "nostro" Gianluca Lapadula), punta sulla vivacità del neo viola Nico Gonzalez, ha un Papu da sparare a partita in corso.
In più, come se non bastasse, ha imparato a soffrire. Nel girone si è imposta per 1-0 sia sull'Uruguay che sul Paraguay, rinunciando a costruire dopo essersi conquistata il vantaggio, ma al contempo quasi senza rischiare di essere raggiunta sul pareggio. In semifinale se l'è vista brutta, venendo salvata dall'altro Martinez, Emiliano, il portiere dell'Aston Villa, il loro Donnarumma. Tra balletti, provocazioni ai colombiani durante la serie finale di rigori (“Sei nervoso fratello, ti mangio!”) e tre-respinte-tre sulle tremebonde esecuzioni di Davinson Sanchez, Mina e Cardona. Non doveva nemmeno essere lui il titolare: gli hanno spalancato le porte - meglio: la porta - gli infiniti problemi di Armani col Covid. Quando si è finalmente e completamente ristabilito dal virus, per l'arquero del River Plate era ormai troppo tardi.

Probabili formazioni Brasile-Argentina (calcio d'inizio alle ore 2 italiane)

Brasile (4-3-3): Ederson; Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Renan Lodi; Paquetá, Casemiro, Fred; Everton, Neymar, Richarlison. Ct. Tite
Argentina (4-3-3): Emiliano Martinez; Molina, Pezzella, Otamendi, Tagliafico; De Paul, Paredes, Lo Celso; Messi, Lautaro Martinez, Nico Gonzalez. Ct. Scaloni
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Messi: "Vincere la Copa América è l'obiettivo dell'Argentina"

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