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Sorpresa Qatar: tra naturalizzazioni, accademia e succursale in Belgio il modello funziona

Paolo Pegoraro

Aggiornato 31/01/2019 alle 21:09 GMT+1

Il Qatar che sfiderà il Giappone nella finale di Coppa d'Asia (venerdì primo febbraio ore 15:00) è stata la rivelazione del torneo: il piano in preparazione del Mondiale casalingo del 2022 comincia a dare i suoi frutti.

Almoez Ali - Coppa d'Asia 2019

Credit Foto Getty Images

Coppa D’Asia 2015, organizzata in Australia: il Qatar del mister algerino Djamel Belmadi si classifica ultimo nel suo girone e lascia anzitempo la competizione che vedrà trionfare proprio i padroni di casa. Quattro anni più tardi il Qatar nel frattempo passato sotto la guida di Felix Sanchez (ex allenatore dell'Under 19 del Barcellona, già alla guida delle rappresentative giovanili qatariote) si presenta alla finalissima della Coppa D’Asia negli Emirati Arabi Uniti da autentica macchina schiacciasassi: 16 gol realizzati e nemmeno uno al passivo per la Nazionale granata che sfiderà venerdì primo febbraio alle ore 15:00 il favorito Giappone priva di timori reverenziali. Dal 2 dicembre 2010, giorno dell’assegnazione del Mondiale 2022, a questa parte la Nazionale di calcio del Qatar ha fatto passi da giganti mettendo in atto un piano che si sta rivelando tremendamente efficace.

Aspire Academy

È il segreto del successo qatariota, la vera e propria fabbrica dei campioni: si tratta di una mastodontica e avveniristica Accademia dello sport con sede a Doha capace di visionare e reclutare giovani di 13 anni provenienti dalla bellezza di 17 Paesi, distribuiti tra Asia, Africa e America Latina. I migliori prospetti vengono mandati “in Erasmus” all’Eupen, squadra della Serie A belga di proprietà dello Stato del Qatar dal 2012, per farsi le ossa e accumulare ulteriore esperienza. Un modo anche per “fidelizzarli”: alcuni di questi scelgono infatti di cambiare bandiera al momento di scegliere di quale Nazionale difendere i colori: nelle ultime convocazioni per le qualificazioni al Mondiale 2018, pensate, 16 giocatori su 28 erano stranieri naturalizzati. Le stime parlano di più di 4 milioni di potenziali star del firmamento calcistico osservate nel corso degli anni dalla Aspire Academy, fondata nel 2004. L’ultima, il fiore all’occhiello della Nazionale impegnata in questi giorni negli Emirati Arabi, è Almoez Ali.

Almoez Ali, l’emblema del movimento

Almoez Ali, capocannoniere della manifestazione con 8 gol (l’ultima, bellissima, realizzata agli Emirati Arabi Uniti di Zaccheroni in semifinali), è l'assoluto emblema del movimento qatariota: nato nella capitale sudanese di Khartum il 19 agosto del 1996, è stato notato dagli osservatori della Aspire Academy in tenerissima età e portato in Qatar dove è cresciuto calcisticamente nel Lekhwiya; dopo la formativa esperienza nelle giovanili dell'Eupen e un tour europeo tra Austria e Spagna l’attaccante è tornato in Qatar cominciando a militare nelle rappresentative giovanili del Paese asiatica; attualmente gioca nell'Al Duhail, la squadra dove si è appena accasato l'ex difensore della Juventus Benatia. In Coppa d’Asia ha incantato: contro la Corea del Nord è riuscito nell’impresa di segnare 4 gol in soli 51 minuti, un record per la manifestazione… E chissà che il futuro non riservi lui un ritorno in Europa.
Al netto del coro di disapprovazione mosso da più parti per questa presunta “compravendita” di giocatori da destinare alla Nazionale, il piano messo in atto dai vertici politici e calcistici del Qatar – atto soprattutto a posizionare la propria squadra di calcio sulle mappe in vista del Mondiale 2022 - si sta rivelando efficace e lungimirante oltre a svolgersi entro i limiti della legalità (e qui entrano in gioco le maglie larghe degli enti governativi calcistici mondiali). La cartina di tornasole? La Coppa d’Asia 2019, perché indipendentemente dall’esito della finale contro il Giappone, la Nazionale di mister Sanchez può essere considerata a tutti gli effetti la rivelazione del torneo.
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