Robben ha già vinto

Per chi ha voglia di aprire la mente, per chi è capace di sognare e di vedere più in là rispetto a quello che viene raccontato, il Mondiale di calcio non è semplicemente un evento sportivo durante il quale sessantaquattro partite in un mese regalano al Mondo (per almeno quattro anni) la Nazionale campione… No, o meglio sì… Il Mondiale è anche questo. Ma c’è dell’altro… Perché il Mondiale è un po’ come se fosse un libro da sfogliare, una raccolta di racconti, pagine di storia e di vita. Di Paesi e di giocatori, di città e di uomini. Già, uomini. Sfogliando il libro del Mondiale ci siamo soffermati su una storia in particolare, una di quelle che fa sorridere proprio perché ha il lieto fine ma che - mentre la si legge - tiene con il fiato sospeso. Qualcuno forse la saprà già, altri magari la sentiranno per la prima volta. Noi facciamo così, ve la raccontiamo e lasciamo che siate voi a dire se e quanto vi avrà colpito.

"Fin da quando era piccolino si capiva che aveva dei numeri. Con il pallone tra i piedi sapeva fare giocate che per molti era difficile anche solo pensare". Il commento è di Barend Beltman, uno dei primi allenatori di Arjen Robben, professione calciatore. Particolarità: razzo con il pallone attaccato ai piedi. Al piede, perché per lui esiste quasi ed esclusivamente il sinistro. Ma che sinistro...

Arjen, che ha trascinato insieme al compagno di squadra Sneijder l’Olanda alla finale della Coppa del Mondo che gli Orange giocheranno domenica prossima contro la Spagna di Xavi e Villa, si forma calcisticamente nelle giovanili del Groningen, prima di spiccare definitivamente il volo nella stagione 2002-2003 con la maglia del Psv Eindhoven. Qui, da Arjen diventa “Robben”, di "Batman e Robben" come i tifosi del Psv erano soliti chiamare la coppia d’attacco che formava insieme a Kezman. Tutti si interessano di colpo a questo esterno olandese che non smette di correre su e giù sulla fascia e di far prendere al pallone traiettorie incomprensibili. Ferguson offre sette milioni di euro, ma il presidente del Psv risponde che "con quella cifra ci si compra solo la maglietta con l’autografo". Arriva allora Abrahmovic, quando il magnate russo aveva ancora voglia di spendere, ed ecco che Robben passa a Stamford Bridge per 18 milioni di euro. Sembra un sogno, il coronamento di una carriera...

...e invece proprio durante la prima parte di quel magico 2004 a Robben viene diagnosticato un cancro ai testicoli. E’ una botta tremenda per un ragazzo di appena vent’anni che da poco metteva la testa fuori dal mondo. In primavera l’intervento chirurgico che serve per asportare il tumore benigno e a dargli nuova speranza. "Non avevo più voglia di giocare a calcio, tutto era passato in secondo piano - spiegava tempo fa alla Bbc lo stesso giocatore olandese -. Ho deciso di raccontare tutto perché tanta altra gente possa trarre forza da questa mia esperienza. Quel che è certo è che nella vita ci sono cose molto più importanti del calcio, come la famiglia e la salute".

UN AMICO DA LONTANO, LANCE ARMSTRONG - In questi giorni, con il Mondiale che ormai volge al termine c’è un altro grande evento di sport che sta per entrare nella sua fase decisiva: il Tour de France. Quello del 2010, l’ha fatto sapere lui stesso, sarà l’ultimo in assoluto di Lance Armstrong, un altro che nel 1998 – dopo una battaglia durata quasi due anni - ha saputo sconfiggere il cancro ai testicoli, diventando successivamente il simbolo della lotta a questa malattia. Nel 2000, un amico di Robben gli regalò l’autobiografia del texano ("It’s not about the Bike"), dove Armstrong raccontava la sua straordinaria lotta contro il cancro. "Ho preso ispirazione da quel libro in tanti di quei momenti che sarebbe riduttivo sceglierne uno - ha detto il giocatore olandese -. E’ come se fossimo legati da un filo sottilissimo. La mia stima nei suoi confronti è infinita”. Il loro percorso, parallelo... Dopo il cancro, Armstrong ha vinto sette volte il Tour de France mentre Robben, dopo aver incantato con le maglie di Chelsea e Real Madrid, ha vissuto una stagione straordinaria con il Bayern Monaco. E ora si gioca anche il Mondiale con l’Olanda...

"Quando ti capita qualcosa di simile - continua Robben - apprezzi molto di più tutto quello che hai. Ogni cosa assume un significato diverso e tutto viene visto da differenti angolature". Le doti calcistiche di Robben sono considerate un dono di Dio, così come la velocità che partita dopo partita esibisce continuamente in campo. La lentezza non fa parte del suo vocabolario, così come l’”arrivare in ritardo”. E questo ce lo assicura Beltman (ve lo ricordate, ne abbiamo parlato un po’ più su…). “In tutti gli anni in cui è stato allenato da me è arrivato in ritardo solo una volta al campo di allenamento…”.

IL RITARDO NON E' CONTEMPLATO, A MENO CHE... - Era un venerdì pomeriggio, Robben arriva al campo un quarto d’ora dopo l’inizio previsto della seduta. “Di solito era un tipo particolarmente preciso e quadrato, oltre che puntuale – ha raccontato il vecchio allenatore di Robben -. Mi rispose che era stato con una ragazza. Gli ho chiesto se meritasse e lui mi ha fatto un cenno con la testa… A me bastava”. Un breve rimprovero, quindi, e via ad allenarsi. Nel 2007, l’attuale fantasista del Bayern Monaco si sposa, la sua compagna si chiama Bernadien. Arjen l’ha conosciuta ai tempi del liceo a Groningen. Al matrimonio c’è anche il "vecchio" Beltman.