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Preview Inter-Sampdoria

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 22/04/2009 alle 16:09 GMT+2

Alla vigilia della semifinale di ritorno di Coppa Italia, solita conferenza pirotecnica dell'allenatore portoghese, che prova a caricare i suoi in vista del match contro la Sampdoria, ma parla anche a ruota libera del caso Balotelli, del "paradiso" inglese e del suo futuro in Italia

"Nulla è impossibile, ma se arriviamo in finale sarà una sorpresa per tutti". Mourinho e l'Inter hanno l'obbligo di crederci, ma non s'illudono troppo di riuscire a ribaltare lo 0-3 dell'andata. Lo dimostra anche la lista dei convocati, e il turno di riposo concesso a Stankovic, Muntari, Figo, Samuel, tutta gente che domani avrebbe potuto esserci, ma che il tecnico nerazzurro preferisce risparmiare in vista dei prossimi impegni in Campionato.
Probabile il ricorso a un 4-3-3 più o meno cammuffato, col possibile rientro di Mancini al fianco di Ibra e SuperMario, mentre in difesa potrebbe rivedersi Materazzi, utile contraerea sui palloni alti con cui la Samp cercherà la testa di Pazzini. Dovrebbe invece andare in panchina il giovane sloveno Krhin: "Se la situazione per noi si fa irrecuperabile, può essere l'occasione giusta per testarlo in uno spezzone di partita".
Inter-Sampdoria è però solo il contorno di una conferenza stampa che verte su temi che con la Coppa Italia hanno ben poco a che fare. A cominicare, inevitabilmente, dal caso Balotelli. Si parte con un affondo: "Se giocatori e tifosi avversari sono arrabbiati perché lui è bravo, è un problema degli avversari. Io a Torino non l'ho visto fare niente di così irriguardoso, e comunque i cori sono iniziati subito nei primi minuti, quando lui praticamente non aveva ancora toccato palla. Ha il suo modo di giocare, ma non è certo l'unico... A Bergamo un giocatore dell'Atalanta sul 3-0 contro l'Inter ha fatto lo stesso, e non ho visto nessun giocatore dell'Inter aggredirlo, né i nostri tifosi insultarlo". Per Mario solo un pizzico di amaro: "L'unica cosa che non mi piace di Mario è quando si mette a discutere le decisioni degli arbitri, e prende gialli inutili".
Mourinho però tende anche una mano agli acerrimi nemici: "I cori di Torino non mi sono piaciuti, ma in difesa della Juve posso dire che non è stata la prima volta che Mario li ha subiti. La differenza tra 4-5 mila tifosi a Torino, o i mille di una squadra che ha fatto gli stessi cori a San Siro, io non la so. Non mi piace la partita a porte chiuse a Torino, se può servire a indurre i tifosi delle altre squadre ad avere più rispetto ok, ma giocare a porte chiuse toglie metà delle motivazioni a chi scende in campo".
Sul discorso razzismo, Mourinho si allinea più o meno sulle posizioni di Lippi: "Non è stato razzismo ma un modo ignorante, stupido e infantile di prendersela con un giocatore". E ancora, più in generale: "L'Italia non è un paese razzista. Una curva o un gruppo di tifosi non rappresenta un club, e tanto meno la società italiana".
C'è però qualcosa dell'Italia che continua a non piacergli, e l'occasione per ribadirlo viene offerta da una domanda sul momento magico e spettacolare del calcio inglese: "Capisco i tifosi che si esaltano, ma da allenatore una partita come Liverpool-Arsenal non mi piace. Quello che mi piace dell'Inghilterra è lo scenario in cui si gioca. E' un paese unico, che non mette pressione: Wenger non vince un titolo da 4 anni e continua il suo lavoro, Benitez non vince la Premier da 5 anni e rinnova il contratto. In Italia non succede. Qui è solo risultato risultato risultato, si fa un dramma troppo in fretta. In inghilterra si pensa più al futuro perché non c'è la pressione di vincere subito: si prendono giocatori giovani, si costruisce. E' bello." Ed è forse per questo che, a chi gli chiede se pensa di battere il record di Mancini, capace di resistere per 4 anni sulla panchina dell'inter nell'epoca Moratti, Mourinho riponde secco: "Tre". Come a dire, bene che vada, alla scadenza del contratto saluto e me ne vado.
Solo nel finale si torna alla Sampdoria: "Abbiamo solo un vantaggio rispetto a loro: non dobbiamo pensare a che tipo di partita fare. Dobbiamo correre e giocare. Loro invece devono decidere se fare una partita difensiva, o giocare più aperti".
La seconda che hai detto, verrebbe da rispondere sentendo le dichiarazioni di Mazzarri, che chiede una sola cosa ai suoi: dimenticare il 3-0 dell'andata. "Guai a entrare in campo pensando al vantaggio che abbiamo. La falsariga devono essere le partite con le grandi in campionato, interpretate sempre nella maniera migliore. Ci serve una gara intelligente, senza tensione".
Mazzarri avrà a disposizione anche Franceschini e Lucchini, usciti acciaccati dalla sfida con il Catania, e dovrà quindi rinunciare solo all'infortunato Bellucci e allo squalificato Gastaldello. Ma soprattutto, tutta la Sampdoria potrà contare sull'apporto dei suoi tifosi, che stanno per invadere Milano: potrebbero addirittura essere 15.000 i supporter blucerchiati sugli spalti di San Siro, pronti a trascinare la loro squadra all'atto finale di un trofeo vinto l'ultima volta 15 anni fa
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