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Pali, traverse e destino: l’anno magico della Juventus

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Aggiornato 21/05/2015 alle 10:07 GMT+2

La Vecchia Signora è tornata a vincere la Coppa Italia 20 anni dopo l'ultima volta: all'orizzonte adesso c'è il Triplete con la Champions League, assolutamente impronosticabile a inizio stagione, soprattutto dopo l'addio di Antonio Conte.

Juventus celebrate with the trophy after winning the Italian Cup Final

Credit Foto Reuters

Audentes fortuna iuvat. Il destino favorisce chi osa. Il celebre e spesso (troppo) inflazionato detto dell’Eneide Virgiliana potrebbe riassumere gran parte della splendida stagione bianconera. Attenzione a tradurlo bene. Non stiamo dicendo che la Juventus è solo fortunata. La Juve, proprio come decantava Virgilio, quest’anno riesce ad essere volitiva e coraggiosa davanti a qualsiasi tipo di evento, anche il più imprevisto. A reagire subito. E il "fato", da sempre dalla parte di coloro che osano e sanno prendere gli opportuni rischi, continua ad esserle favorevole. Lo ha spiegato al termine della finale Juventus-Lazio, in modo semanticamente perfetto, anche Massimiliano Allegri, fiero per il doblete appena conquistato: “Il calcio è fatto di episodi: loro sono stati sfortunati nel doppio palo, noi, invece, siamo stati bravi a segnare nel momento giusto”. Sì, perché il calcio è fatto di episodi e momenti. E mai come in questa fantastica stagione, gli episodi e i momenti, sorridono irrimediabilmente al coriaceo gruppo bianconero.
OTTAVA DOPPIETTA NELLA STORIA - “Alziamo la #decima sotto le stelle di Roma! Sulla maglia presto ne avremo una in più, che non ha nessun altro! Che carattere questa #Juve!”. Questo il tweet “bischero”, come il diretto interessato l’ha definito, nel post partita di Allegri. La Juventus ha compiuto qualcosa di grandissimo, con carattere, determinazione e fortuna. Per capirlo basta analizzare i numeri. Nella storia del calcio italiano questa è soltanto l’ottava doppietta campionato-Coppa Italia. Prima di questa Juve, c’erano riusciti sempre i bianconeri nel 1960 e nel 1995 (Con Lippi in panchina), il Torino nel 1943, il Napoli nel 1987, la Lazio nel 2000 e due volte l’Inter, nel 2006 (Scudetto assegnato a tavolino) e nel 2010, l’anno del magico Triplete nerazzurro. Otto volte negli ultimi 80 anni.
NAPOLI, DORTMUND, MADRID, ROMA: QUANTI INDIZI – Capite bene che per realizzare imprese così rare, così difficili da ottenere, proprio come è avvenuto all’Inter del 2010, serve molto di più che la banale forza di squadra. E chi ama questo sport non può che annuire. L’incredibile episodio al minuto 94, primo tempo supplementare della finale, riguardante Djordjevic, che come ha amabilmente definito il collega Paolo Pegoraro, ha scagliato un “dardo impazzito che ha sverniciato i due pali interni della porta difesa da Storari e è stato risputato fuori”, ne è la conferma. Pochi minuti più tardi Alessandro Matri, proprio l’uomo di Allegri, ha siglato il 2-1 bianconero, osando venendo favorito da quel destino che favorisce gli audaci. Il colpo al volo di James Rodriguez mandato sulla traversa dal piede di Sturaro (sarebbe stato l’1-2 Real Madrid), la saetta dopo un minuto di Tevez a Dortmund, il tiro di Higuain in Napoli-Juventus 1-3, sul punteggio di 1-2, deviato al 90’ in angolo dal leggero tocco di Chiellini. Tutti episodi avvenuti in gare chiave. Tutti positivi. E, analizzando ogni partita potremmo scovarne altri, più o meno significativi.
LA FORTUNA AIUTA, MA SERVE LA VERA JUVE – Dove finiscono i meriti del “fato” e dove iniziano quelli della Juventus non si può capire. Troppo labile il confine. Certo è che, sfruttando anche la provvidenza divina, Allegri e i suoi ragazzi hanno costruito sul campo un’annata leggendaria. A suon di prestazioni differenti. Sontuose, come in alcune gare di campionato dominate o come a Firenze in semifinale di Coppa o come a Dortmund. Meno brillanti, proprio come nella finale dell’Olimpico, in cui la Juve spesso ha sofferto il maggior dinamismo di una Lazio insidiosa. Ma, con carattere, grinta, lucidità e l’atteggiamento tipico di chi alla fine è superiore, alla fine i bianconeri hanno sempre portato a casa il risultato sperato. Tutto fa desumere sia questo l’anno del Triplete della Juve? Troppo presto per dirlo, troppo forte il Barcellona per esser sconfitto dal mero destino. Sicuramente, nelle finali di Champions, la Juventus ha un credito con la fortuna da riscuotere. I segnali sono segnali, quando gira, gira, ma per vincere una “Coppa dei Campioni” non basta affidarsi al destino. Serve un’ultima prova da vera Juve. Certo, se dopo pochi minuti della finale del 6 giugno, uno tra Messi, Suarez e Neymar, colpisse un palo o una traversa…
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