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Napoli, per centrare la gara perfetta servono attaccanti veri (oppure Maradona)

Paolo Pegoraro

Aggiornato 05/04/2017 alle 10:58 GMT+2

Contro la Juventus il Napoli è chiamato all'impresa da cineteca: risalire da un passivo di 1-3 per confezionare la rimonta della vita. Per riuscirci Sarri pensa di accontonare per una volta il tridente dei piccoli per dare una chance all'attaccante puro Milik. 28 anni fa il Napoli di Maradona ribaltò in Coppa Uefa il 2-0 patito a Torino con la Juventus imponendosi per 3-0. Il San Paolo esplose.

2015, Diego Armando Maradona, Ciro Ferrara, Napoli, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Loro non vinsero perché erano più forti di noi ma perché avere il San Paolo che ti accompagna è ingiusto, è come giocare in netta superiorità numerica, spingevano la palla in porta con il fiato. [...] Il San Paolo resterà per sempre una delle cose più belle che ricordo della mia vita, è il massimo per un calciatore giocare lì.
Parole e musica di Giancarlo Marocchi, ex bandiera della Juventus che nella notte del 15 marzo 1989 fu suo malgrado protagonista di una delle più incredibili rimonte del calcio europeo. Coppa UEFA ‘88/89’, quarti di finale: è derby italiano tra Juventus e Napoli e nella gara di andata a Torino i bianconeri guidati da Dino Zoff ipotecano la qualificazione con perentorio 2-0 griffato Pasquale Bruno e autogol di Corradini. Trascinati dalle 83.089 anime del San Paolo, i partenopei confezionano la remuntada nella gara di ritorno grazie alle firme d’autore di Maradona e Careca e al gol nei tempi supplementari del difensore Alessandro Renica. In quella notte di pura March Madness il San Paolo – come ricorda Marocchi – assunse la fisionomia di un vero e proprio dodicesimo uomo in campo:
Ricordo già negli spogliatoi non sentivamo quasi il mister quando ci parlava a due passi e non riusciva a scrivere gli schemi sulla lavagnetta perché tremava e gli cadeva il gesso di mano. [...] Quando la Juventus toccava il pallone rischiavamo di diventare sordi, fischi assordanti, a me veniva la voglia di scalciare il pallone e mettere le mani nelle orecchie.

28 anni dopo: operazione rimonta

Fischi assordanti, una sensazione familiare per l'ex degli ex Gonzalo Higuain, che li ha sperimentati nel posticipo di lusso di campionato e tornerà a sperimentarli nelll’arroventato ritorno di Coppa Italia. Già, la missione del Napoli non sarà così impossibile come quella della banda Ottavio Bianchi del 1989 – il 3-1 dello Juventus Stadium è un risultato decisamente migliore rispetto al 2-0 di 28 anni fa – ma gli uomini di Sarri saranno comunque chiamati a realizzare la grande impresa. Anche perchè la Juventus di fine anni 80 non era certo la corazzata attuale: per segnarle due gol senza subirne alcuno, per esempio, serve un capolavoro tecnico-tattico. Propiziato magari da un “vero nove” come Arek Milik...
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Rog Milik - Juventus-Napoli - Coppa Italia 2016/2017 - LaPresse

Credit Foto Eurosport

Carta Milik per dilagare in zona gol

La sensazione a fine primo tempo della sfida di campionato tra Napoli e Juventus era tangibile tra addetti ai lavori: il Napoli continuava incessantemente a sfornare cross al centro dopo consuete manovre elaborate, ma puntualmente a raccogliere la sfera al centro dell’area bianconera non c’era anima viva. Lo stesso Maurizio Sarri lo ha ammesso davanti ai microfoni a fine gara: se non fosse stato costretto a operare cambi forzati, avrebbe gettato nella mischia l’attaccante polacco. Che all’andata contro la Juventus partì peraltro dal primo minuto: fin quando fiato e gambe ressero, fece tutt’altro che male rivelandosi un ottimo terminale offensivo in grado di dialogare naturalmente coi compagni. In occasione del retour match potrebbe esserci nuovamente spazio dal primo minuto per lo sfortunato attaccante, rimasto ai box per gran parte della stagione. La sfida del lontano 1989, dopotutto, qualcosa dovrà pur insegnare: per grandi rimonte, servono grandi attaccanti di razza in grado di monetizzare un volume di gioco notevole come quello sciorinato dalla banda Sarri.
Di certo i tifosi della Juventus auspicano un epilogo molto diverso da quello del 15 marzo 1989, un epilogo che a distanza di anni Marocchi non ha mai dimenticato.
Quando il Napoli segnò il goal qualificazione, fu qualcosa di inverosimile,100.000 persone che sembrava stessero per cadere in campo, un boato che non ho mai più sentito nella mia vita eppure ho giocato in molti stadi caldi e molte partite importanti, ogni tanto di notte lo sogno ancora
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