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Gattuso: "C'è sempre un Dio del calcio se fai le cose bene". De Laurentiis: "Ora sogno la Champions"

Matteo Zorzoli

Aggiornato 18/06/2020 alle 00:21 GMT+2

L'allenatore del Napoli al primo trofeo coi partenopei: "La vita mi ha dato più di quello che le ho dato io. Il calcio mi ha fatto uomo. Penso che il 70% dei calciatori che abbiamo rimarranno". Il presidente: "Prima o poi spero di riuscire a battere la Juve anche per lo Scudetto"

Gennaro Gattuso portato in trionfo dai giocatori del Napoli

Credit Foto Getty Images

Al rigore di Milik esplode la festa del Napoli all'Olimpico. Grazie alla vittoria in finale di Coppa Italia contro la Juventus, Aurelio De Laurentiis, il presidente del club partenopeo, mette in bacheca il quarto trofeo della sua gestione dopo il successo nella stessa competizione nel 2011/12 e nel 2013/14 e la Supercoppa italiana nel 2014. Ecco le sue parole a fine match.
Era nell'aria questa vittoria, da quando c'è Gattuso sono cambiate molte cose. Tutti si sono compattati intono a lui, alla società e all'idea di Napoli. Il Napoli è l'unica squadra che riesce a contestare il titolo alla Juve, è già la seconda volta che l'abbiamo battuta in Coppa Italia. Prima o poi spero di riuscire a batterla anche per lo Scudetto. La consegna delle medaglie con Agnelli? Lo avevo chiamato poco prima della fine e gli avevo detto che qualunque cosa sarebbe successa avremmo premiato le due squadre insieme, poi io mi sono distratto e sono andati a prenderle da soli. Agnelli è stato molto sportivo. Ora l'obiettivo è la Champions? Non esageriamo, i sogni sono molto importanti, ci fanno superare le difficoltà, la speranza è l'ultima a morire, non bisogna mai arrendersi, ma andiamo coi piedi di piombo. Questo Covid, con tutto il rispetto per le persone che sono morte, ha comunque stimolato il mondo intero, ci ha affratellato. Consegna del trofeo? Il presidente della Repubblica è al di sopra a tutti gli altri, poteva anche venire...
L'altro grande protagonista della serata è Rino Gattuso che alza il suo primo trofeo da allenatore, a soli 6 mesi di distanza dal passaggio del testimone con il suo Maestro, Carlo Ancelotti, sulla panchina del Napoli. Ecco le parole del tecnico calabrese, a pochi giorni di distanza dalla terribile scomparsa della sorella 37enne.
La vita mi ha dato più di quello che le ho dato io, il calcio mi ha fatto uomo, io ho dato molto meno. La scomparsa di mia sorella è stata durissima, non la digerisci mai. Chi fa questo lavoro deve avere rispetto: per questo tante volte mi arrabbio, io l’ho fatto per tantissimi anni, dai miei giocatori voglio senso di appartenenza, e appunto rispetto. Si deve lavorare con serietà, perché poi c’è sempre un Dio del calcio se fai le cose bene. Champions? I sogni sono molto importanti nella vita: il nostro dovere è fare queste ultime 12 partite con rispetto. Abbiamo tanti giocatori, tutti avranno spazio, abbiamo il dovere di provarci. Me la sento dentro questa vittoria, so le difficoltà da dove siamo partiti e penso che ce la siamo meritata. Devo ringraziare il presidente e tutte quelle persone che mi hanno dato la possibilità di allenare questa squadra. Dobbiamo capire chi avremo la prossima stagione, ma penso che il 70% dei calciatori che abbiamo rimarranno. Ora giocheremo ogni tre giorni e dovremo dare spazio a tutti. Pensare solo su 13-14 giocatori non è possibile.
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