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Gennaro Gattuso, l'uomo dei sogni: in 6 mesi ha cambiato il Napoli e cancellato Sarri

Simone Pace

Aggiornato 18/06/2020 alle 19:42 GMT+2

Battendo la Juventus nella finale di Coppa Italia, il 42enne tecnico di Corigliano Calabro ha dimostrato tutto il suo valore non solo dal punto di vista caratteriale e umano: Ringhio si sta rivelando un ottimo stratega, un allenatore fatto e finito. Riviviamo la splendia cavalcata del Napoli fino al trionfo di Roma, reso possibile anche grazie ad alcune scelte di Gattuso, in campo e sul mercato.

Gennaro Gattuso in trionfo con i suoi giocatori

Credit Foto Imago

Chi lo riduce a un motivatore gli fa torto. Rino è cresciuto di stagione in stagione, ha accumulato conoscenze ed esperienze, anche sofferte, anche all'estero [Roberto Mancini @Gazzetta dello Sport]
Alla vigilia della finale di Coppa Italia, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il commissario tecnico della Nazionale azzurra Roberto Mancini aveva speso queste parole per descrivere Gennaro Gattuso. Il suo pensiero in sintesi: limitarsi a definirlo un grande motivatore, un allenatore cuore e grinta è un errore, o quantomeno è riduttivo. Perché il tecnico del Napoli è molto di più. Parole premonitrici, quelle del Mancio: perché lo stadio Olimpico deserto ha fatto da cornice alla più bella e significativa impresa del Gattuso mister. Un'impresa che gli ha regalato il primo titolo da allenatore: una Coppa Italia sofferta, difficile e per questo ancora più meritata. Vediamo come, raccogliendo la pesantissima eredità di Carlo Ancelotti, in soli 6 mesi Ringhio ha cambiato il volto del Napoli arrivando a vincere il suo primo trofeo dopo solo 17 partite (Sarri, giustamente osannato per il suo splendido gioco, aveva collezionato 148 panchine in azzurro restando tuttavia a bocca asciutta). E pensare che poco più di un anno fa (era il 28 maggio 2019), il tecnico originario di Corigliano Calabro si lasciava (male) con il Milan dopo avere sfiorato la qualificazione alla Champions League, sfumata solo negli ultimissimi minuti dell'ultima giornata.

La chiamata di De Laurentiis e l'avvio shock

Gattuso diventa ufficialmente l'allenatore del Napoli l'11 dicembre scorso: Aurelio De Laurentiis, con una mossa clamorosa, lo chiama per prendere il posto di Carlo Ancelotti, esonerato subito dopo la qualificazione agli ottavi di Champions League. L'avvio di Rino sulla panchina azzurra è traumatico: arriva subito una sconfitta contro il Parma al San Paolo e nelle prime 6 uscite ufficiali (tra campionato e Coppa Italia) i ko rimediati sono addirittura 4. Lo 0-2 casalingo contro la Fiorentina è il punto più basso: ed è proprio in quel momento (è il 18 gennaio) che Gattuso tira fuori il meglio di sé.
Napoli: le prime 6 partite della gestione Gattuso
CompetizionePartitaRisultato
Serie ANapoli-Parma1-2
Serie ASassuolo-Napoli1-2
Serie ANapoli-Inter1-3
Serie ALazio-Napoli1-0
Coppa Italia - Ottavi di finaleNapoli-Perugia2-0
Serie ANapoli-Fiorentina0-2

Insigne e i senatori: lo spogliatoio ritrovato

Gattuso, chiamato a raccogliere i cocci di uno spogliatoio demotivato e che ha apertamente dichiarato guerra al presidente De Laurentiis, ricompatta il gruppo partendo dai senatori: Insigne, il capitano, fino a quel momento della stagione l'ombra di se stesso e in rotta con i tifosi, si trasforma e in campo torna a rendere ai suoi livelli abituali. Lo stesso Mertens, distratto dalle voci di mercato e condizionato da qualche problema fisico, si mette a completa disposizione di Gattuso segnando gol pesanti in campionato, in Coppa Italia e in Champions (al Barcellona). Il tecnico ci mette del suo con alcune scelte forti: nel momento topico della stagione, alla ripresa post Covid-19, preferisce Maskimovic a Manolas e ritrova il miglior Koulibaly.

Un acquisto azzeccato: Diego Demme

E poi c'è il mercato di gennaio, nel quale Gattuso sceglie con il lanternino il giocatore che - dal punto di vista tattico - segna la vera svolta: Diego Demme, 28enne centrocampista tedesco proveniente dal Lipsia, viene piazzato davanti alla difesa e dà equilibrio alla squadra. Un capolavoro tattico: il Napoli torna a essere una squadra vera, una squadra tosta. La quadratura si traduce in un'eccellente solidità difensiva: basti pensare che la porta del Napoli è stata violata solo 4 volte nelle ultime 7 partite contro avversari del calibro di Barcellona, Inter (2 volte) e Juventus. Il ferreo 4-3-3 gattusiano dà i suoi frutti, anche perché tutti si sacrificano: gli attaccanti esterni sono i primi a ripiegare, a raddoppiare e a dare una mano dietro. In campo si vede una squadra organizzata, raccolta in un fazzoletto e che segue in tutto e per tutto il suo allenatore.

La straordinaria cavalcata in Coppa Italia

Dicevamo del punto più basso di Gattuso al Napoli, toccato il 18 gennaio con la rovinosa sconfitta con la Fiorentina al San Paolo. Il destino offre a Rino la possibilità di riscattarsi subito: tre giorni dopo, sempre al San Paolo, arriva la Lazio per i quarti di finale di Coppa Italia. In quei 90 minuti succede di tutto: segna subito Insigne, Immobile sbaglia malamente il rigore del pareggio, Leiva viene espulso al 25'. Il Napoli, contro ogni pronostico, vince 1-0 e vola in semifinale dove c'è l'Inter: 1-0 a San Siro (Fabian Ruiz) e 1-1 al ritorno al San Paolo. Infine il capolavoro con la Juventus in una finale vinta solo ai rigori, ma che ai punti gli azzurri avrebbero meritato di fare loro anche al 90'. Lazio, Inter e Juventus (già battuta una volta in campionato): per arrivare ad alzare al cielo la sesta Coppa Italia della sua storia, il Napoli ha dovuto eliminare le prime 3 della classifica. Alzi la mano chi pensa che quello di Gattuso non sia stato un autentico capolavoro. Motivatore sì, ma nel Rino allenatore c'è anche tanto altro.
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Gennaro Gattuso con la Coppa Italia 2019-20, vinta in finale contro la Juventus ai rigori

Credit Foto Imago

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Napoli, che festa per la Coppa Italia! Migliaia di tifosi in piazza dopo il successo sulla Juventus

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