Le 5 verità di Milan-Juventus: la mano di Pioli si vede, quella di Sarri no
Aggiornato 14/02/2020 alle 08:31 GMT+1
I progressi dei rossoneri negli ultimi tempi, ancor più dei risultati, sono evidenti. Mentre i bianconeri continuano ad esprimersi al di sotto delle proprie possibilità. Con l'eccezione di Dybala e Buffon.
1) I progressi del Milan sono evidenti
C'era una volta un Milan che non aveva la minima idea di come disporsi in campo, di come organizzare la propria manovra, di come irretire l'avversario. Un Milan pallido, senza qualità e senza grinta. I problemi ci sono ancora, per carità. E non sono pochi. Ma da qualche tempo a questa parte si sta vedendo un Milan diverso, apprezzabile a prescindere dai risultati. Merito anche e soprattutto di Stefano Pioli, bistrattato al momento del suo arrivo ma capace, con tanta umiltà, di ridonare un'identità anche tattica al Diavolo. La grande pecca di Ibrahimovic e compagni è sempre quella: non riuscire a condurre in porto sfide ben giocate, venendo puniti per uno o più blackout. Era accaduto nel derby, è successo nuovamente anche ieri sera.
2) Ci risiamo: la Juve di Sarri ancora non gira
Tutto detto e ridetto. La fase di transizione tra Allegri e Sarri è ancora in corso, l'ex allenatore del Napoli non ha a disposizione gli elementi adatti per il proprio gioco, eccetera eccetera. Tutto vero. E tutto confermato dalla gara di San Siro, da cui la Juve esce col sorriso per un 1-1 strappato al primo minuto di recupero, su rigore e in superiorità numerica. Per il resto, tanto buio. Pochissime palle gol, un gioco che non decolla mai, una sterilità preoccupante e troppi giocatori che si limitano al compitino, passando la palla al compagno più vicino... che a sua volta la tocca a due-tre metri di distanza. Poco, troppo poco per una formazione che gode del favore dei pronostici in tutte le competizioni in cui è impegnata.
3) Milan senza mezza squadra: al ritorno servirà un'impresa
Theo Hernandez, Zlatan Ibrahimovic e Samu Castillejo. Tre undicesimi della formazione base faticosamente trovata da Pioli, al ritorno, non ci saranno. Un colpo terribile alle ambizioni di finale del Milan, che all'Allianz Stadium sarà costretto a scendere in campo ampiamente rimaneggiato. A Torino toccherà con ogni probabilità a Laxalt, a Rafael Leão e, chissà, al volto nuovo Saelemaekers. La Juve avrà il vantaggio di uno 0-0 da gestire, il Milan dovrà segnare per forza. Tutta la pressione, insomma, ricadrà sulle spalle dei rossoneri. Ai quali servirà una vera e propria impresa per approdare a Roma.
4) Sì, lasciare in panchina questo Dybala è una bestemmia
La Juventus, si diceva, nel complesso non ha brillato. Ma un elemento è estraneo al ragionamento: Paulo Dybala, l'unica luce nell'opaca - risultato a parte - serata dei campioni d'Italia. "Lasciarlo fuori è sempre una bestemmia", diceva qualche giorno fa Maurizio Sarri, che a differenza di Allegri pare crederci veramente. Discussioni tattiche sul tridente a parte, è davvero così. Dybala, quando ha questo piglio, sa fare la differenza. E a San Siro, in una serata in cui neppure l'alieno Cristiano Ronaldo è riuscito a esprimersi sui suoi migliori livelli, è andata proprio così.
5) Buffon, 42 anni e non sentirli
42 anni suonati e una stagione che, come prevedibile, lo ha visto quasi esclusivamente accomodarsi in panchina per guardar parare il collega Szczesny. Gigi Buffon, però, è Gigi Buffon. Ovvero uno dei portieri più forti della storia del calcio. E anche contro il Milan ha dimostrato di non aver minimamente perso l'occhio per la porta, opponendosi tra primo e secondo tempo ad almeno cinque tentativi rossoneri. Solo Rebic è stato capace di batterlo, sfruttando più che altro una distrazione di De Sciglio. L'ennesima dimostrazione di bravura di un fuoriclasse.
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