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Dal terremoto al poker di gol al debutto in 3^ categoria: la favola del 16enne Lorenzo Marini

Stefano Dolci

Aggiornato 01/04/2017 alle 16:26 GMT+2

Classe 2000, Lorenzo fino a 7 mesi fa abitava a Pretare, frazione di Arquata del Tronto: uno dei posti più colpiti dal terremoto che ha investito il Centro Italia. Da agosto, coi genitori e il fratello, si è trasferito ad Acquasanta Terme: qui meno di un mese fa ha ripreso a giocare a calcio nelle file dell'Acquasanta 1971, squadra di 3^ Categoria con cui sabato ha esordito segnando ben 4 reti..

2017, Lorenzo Marini, Acquasanta Terme

Credit Foto Eurosport

Lorenzo Marini ha 16 anni, frequenta la 3^ superiore all’istituto tecnico ad indirizzo biologico di Ascoli Piceno, tifa Roma e da qualche settimana è tornato a giocare a calcio: la sua passione più grande, l’appiglio che gli ha permesso in questi mesi di trovare comunque la forza di sorridere e reagire a un incubo fatto di polvere, macerie e devastazione. Lorenzo e la sua famiglia, come migliaia di altre persone che vivevano nei borghi dell’entroterra umbro-marchigiano colpiti dal terremoto, dal 25 agosto ha dovuto abbandonare la propria casa e il proprio paesino: Pretare, una frazione di Arquata del Tronto (uno dei comuni più colpiti insieme ad Amatrice) dove vivevano circa un centinaio di persone e le due imponenti scosse (quella di fine agosto e quella del 30 ottobre) in pochi secondi hanno fatto crollare tutto.
In attesa di tornare fra pochi mesi a Pretare, in uno dei moduli abitativi (le casette provvisorie) destinati ai terremotati, Lorenzo e la sua famiglia si sono stati stabiliti a casa della zia ad Acquasanta Terme e proprio nella squadra del paese (l’Acquasanta Calcio 1971), dai primi di marzo, ha potuto rimettersi gli scarpini e tornare a sentirsi un calciatore: “Non pensavamo di tesserarlo, visto che abbiamo un gruppo di giocatori tutti rigorosamente di Acquasanta già abbastanza valido e assortito che si sta giocando il primato del girone I della Terza Categoria ed aspira a vincere il campionato – ci racconta il dirigente Giuseppe Calvaresi – in un amichevole contro il Roccafluvione, però il ragazzo si è messo in mostra, giocandosi bene le sue carte e convincendo mister Saluti e il presidente a tesserarlo per la prima squadra…”.
Sabato scorso, l’Acquasanta 1971 giocava contro il fanalino di coda Venarotta, la squadra materasso del girone e attorno al 35’ del primo tempo il tecnico Mirko Saluti ha scelto di buttare nella mischia Marini che ci ha messo poco a lasciare il segno e regalarsi un esordio coi fiocchi: “Abbiamo vinto 11-0 ed io ho realizzato 4 gol tutti nella ripresa – ci racconta Marini, entusiasta al telefono - Come si può intuire dal risultato, questo poker è arrivato contro un avversario debole e che ha giocato anche in inferiorità numerica tutta la partita, però fatta questa premessa 4 reti bisogna sempre farle e io ci sono riuscito. Cosa mi ha detto il mister a fine partita? Col sorriso sulle labbra mi ha detto che non è sempre così facile segnare in queste categorie ma questo lo sapevo già. Però si è complimentato e così anche tutti i compagni di squadra che ringrazio per l’accoglienza e per i consigli che mi danno. Spero questo sia solo un inizio e magari da qui alla fine della stagione (al termine del campionato mancano 5 giornate e l’Acquasanta deve recuperare un punto alla capolista Orsini Calcio, ndr) di riuscire a giocare da titolare una partita. La squadra vuole salire in Seconda Categoria, io spero di aiutarla nel mio piccolo e, perché no, guadagnarmi la riconferma per il prossimo anno”.

Fra calcinacci e polvere: perdere tutto in pochi istanti

Per Lorenzo questi quattro gol rappresentano una rivincita e una gioia grande dopo mesi difficili, in cui la vita sua e quella dei suoi familiari è stata inevitabilmente stravolta da un evento che oltre a non lasciarti niente, ti segna nel profondo: “La notte del 24 agosto alle 3.36 quando la terra ha iniziato a tremare la prima volta: mio padre Antonello, mia madre Ombretta io e il mio fratellino Alessandro ci siamo subito precipitati in strada. Siamo stati come svegliati da un boato e abbiamo subito capito che i danni potevano essere importanti. Siamo rimastI senza elettricità per un piano d’ore e muoversi nell’oscurità non era facile. Quando piano, piano ci siamo riavvicinati a casa nostra ci sembrava che i danni non fossero tanti: quando però è tornata la luce, ci siamo ritrovati in mezzo a un cumulo di calcinacci…”. Il peggio però per gli abitanti di Pretare doveva ancora venire: il 30 ottobre la scossa di magnitudo 6,5 ha letteralmente devastato la frazione: “Io mia madre e mio fratello quel giorno eravamo a Roma a casa di alcuni parenti ma la scossa si è sentita in maniera forte anche lì. E subito ci siamo preoccupati. Mio padre invece era ad Ascoli al lavoro… Qualche giorno dopo quando siamo tornati in paese la situazione era decisamente peggiorata: c’erano macerie ovunque, scheletri di case, il paese non esisteva più. Ora fra giugno e luglio ci consegneranno i moduli abitativi che ci permetteranno di tornare a Pretare, la mia famiglia ha sempre vissuto lì ed è in quel posto che intendiamo tornare a vivere”.

La passione per la Roma e un sogno chiamato Olimpico

Guardandosi indietro e ripensando a questi sette difficili mesi, Lorenzo riesce anche a trovare motivi per essere tutto sommato sollevato: “Cambiare tre case da settembre ad oggi, perdere quasi un mese di scuola a causa del terremoto e poi dell’emergenza neve (che ha imposto a chi viveva nell’entroterra di trasferirsi per qualche settimana nella costa, ndr) non è facile. Poi però se ti fermi a pensare, capisci che c’è tanta gente che sta peggio di te. Ci sono famiglie che oltre alla casa hanno perso il lavoro, mio padre per fortuna invece quello non l’ha perso, dato che lui fa l'operaio in una fabbrica ad Ascoli Piceno… Alla fine penso bisogna sforzarsi di guardare le cose positive”.
Per Lorenzo l'antidoto migliore per stare bene e dimenticare le frustrazioni e i disagi del terremoto è decisamente prendere a calci un pallone: “Gioco a calcio da quando ho sette anni: fino a 14 anni ho militato nella scuola calcio di Arquata del Tronto, poi sono andato a giocare nel settore giovanile dell’Amatrice e del Piazza Immacolata. Partite, allenamenti sono la mia routine da sempre e sinceramente mi sono sentito un leone in gabbia a dovermi accontentare di giocare a calcio solo nelle due ore di educazione fisica alla settimana a scuola. Per fortuna ora una squadra l’ho trovata e spero di avere altre occasioni per mostrare il mio valore e proseguire il mio percorso di crescita…”. Nel futuro oltre a tanti altri gol e partite, spera ci sia anche una gara della sua Roma vista sulle tribune dell’Olimpico, magari prima che capitan Totti decida di appendere le scarpe al chiodo: “Sono un giallorosso sfegatato. Per caratteristiche tecniche e ruolo che ricopre in campo mi piace molto Salah ma il mio calciatore preferito in assoluto è Totti, il capitano. Lui è semplicemente il più grande, la leggenda, il calcio. Nonostante abbia anche parenti a Roma non sono mai stato a vedere dal vivo una partita della Roma. Spero di rimediare presto, mio papà Antonello me lo deve…”.
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