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Dani Alves e quelle evitabili frecciate alla Juventus: la classe è un’altra cosa

Enrico Turcato

Aggiornato 12/07/2017 alle 21:25 GMT+2

Il brasiliano, che ha firmato col il PSG un biennale da 7 milioni netti a stagione, ha provocato ancora i bianconeri: “Differenze con la Juve? Qui hanno ambizione e organizzazione”. Frasi pungenti e offensive. Il brasiliano, che pareva destinato al City, nell’ultimo mese ha messo in mostra il peggio di sé, cancellando quanto di buono fatto a Torino

2017, Dani Alves, Juventus, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Non siamo qui per fare la morale a nessuno. Ogni calciatore ha diritto di dire ciò che pensa. Anche perché esistono vari personaggi che hanno scritto la storia di questo sport, come Diego Armando Maradona o Josè Mourinho (giusto per citarne due abbastanza conosciuti), che hanno spesso superato il confine della buona educazione con le loro dichiarazioni. È legittimo, però, ascoltando ciò che uno dice, giudicarne le intenzioni e le motivazioni. E nel caso, ritenerle inopportune. Ecco, “inopportuno” è un termine che si addice perfettamente al comportamento di Dani Alves tra giugno e luglio. L’ex laterale del Barcellona, che ha giocato una seconda parte di stagione con la Juventus di alto livello, dopo la finale di Champions persa a Cardiff ha esternato più volte malumori verso il club bianconero. Un malcontento che ha generato stupore e reazioni tra i tifosi della Juve e ha portato a una rescissione anticipata del contratto.
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Dani Alves PSG

Credit Foto Getty Images

Quel confronto Juventus-PSG totalmente senza senso

Nel pomeriggio di un mercoledì di luglio, è arrivata l’ufficialità del suo passaggio al PSG. Sette milioni annui di stipendio per due anni (esattamente il doppio di quanto guadagnava alla Juve): sfumati i pre-accordi con il Manchester City ("Mi piacerebbe giocare in Premier", aveva detto), che sembrava essere ormai a un passo dal riportarlo sotto la guida di Guardiola. E, nel giorno della presentazione, una dichiarazione pesantissima: “Differenze tra Juve e Psg? Ambizione e organizzazione, qui è tutto ordinato. A questa squadra manca poco per vincere la Champions, spero di aiutare a centrare l'obiettivo”. Boom. Veleno ovunque. Un paragone che pare totalmente inappropriato se si considera che l’ultima semifinale di Champions giocata dal PSG è datata 1994/95 e che da allora la Juventus ha invece raggiunto la finale sei volte (pur vincendo una sola Coppa). Un paragone che pare ancora più fuori luogo se si pensa all'ultima edizione, ai sei gol subiti dal PSG a Barcellona e a come la Juventus abbia agevolmente passato il turno con i catalani. Un paragone che assume contorni ridicoli se si confronta il curriculum europeo dei club francesi ed italiani o semplicemente dei parigini e dei piemontesi nelle ultime stagioni.

Da Dybala alle scarpe di Berlino, quante uscite fuori luogo

Il problema è che questa dichiarazione segue tutte quelle fatte nelle scorse settimane. La più infelice? “Ho parlato con Dybala e gli ho detto che dovrà andare via dalla Juventus per potersi migliorare". Sui social i tifosi bianconeri si sono infuriati immediatamente: con una sola frase Dani Alves aveva snobbato la loro squadra e, motivo ancor più grave, aveva messo in discussione il futuro del loro pupillo, simbolo della potenza tecnica juventina. La foto postata su Instagram delle scarpe indossate con il Barcellona nella finale di Berlino (in cui appunto la Juventus aveva perso) e la frecciatina a Beppe Marotta “Non gioco a calcio per soldi, ma perché amo questa professione più di ogni altra cosa”, avevano di fatto chiuso il sipario su un rapporto ormai deteriorato.

Gran giocatore, modi di fare discutibili

Nulla cancellarà i numerosi titoli vinti da Dani Alves (tra cui tre Champions e due Coppa UEFA) o i due magici assist per Higuain nella semifinale d’andata contro il Monaco. Nessuno ne discuterà il valore tecnico o la bravura nel mettere in condizione i compagni di andare in gol (difensore con più assist negli ultimi 10 anni in Champions). Ed è indubbio che un personaggio come Dani porti allegria nello spogliatoio e consapevolezza in qualsiasi ambiente. Restano, però, diversi episodi nella sua carriera (sia a Siviglia che a Barcellona) che possono semmai alimentare qualche dubbio sulle sue qualità caratteriali. Il modo in cui ha lasciato la Juventus e le bordate rifilate ai bianconeri non appena ufficializzato dal PSG lo confermano. Gli spiriti liberi possono essere compresi, la poca sensibilità nel parlare di un club che per una stagione gli ha pagato 3,5 milioni di euro e gli ha allungato la carriera, meno. La classe è sicuramente un’altra cosa.
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