Euro 2016, lavagna tattica: per battere la Spagna, Conte dovrà ispirarsi alla Croazia e ad Allegri

L’Italia non ha di fronte a sé una missione impossibile, ma per accedere ai quarti di finale dovrà operare il salto di qualità definitivo e giocare con grande coraggio, quello che è in parte mancato nelle sfide contro Svezia e Irlanda.

Spain's forward Nolito celebrates with Spain's forward Alvaro Morata (top)

Credit Foto AFP

Il momento della verità. Indipendentemente da come la si voglia vedere, che si sia felici per aver evitato la Croazia o pessimisti per aver sorteggiato la bestia nera spagnola, questa sera gli uomini di Antonio Conte saranno obbligati a giocare la partita perfetta contro le Furie Rosse. Non solo perché è una sfida da dentro o fuori, ma perché il pedigree e le caratteristiche del gioco dei campioni in carica sono tali da costringere gli Azzurri a un salto di qualità. Quello che è mancato nelle due partite contro Svezia e Irlanda. Proviamo a capire come farlo con il supporto di Wyscout.

La formazione tipo della Spagna:

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La formazione tipo della Spagna

Credit Foto Eurosport

La formazione tipo della Spagna. Vicente del Bosque è stato l’unico ct con quello islandese a non aver mai cambiato l’undici di partenza. Cosa significa? Fiducia nei propri uomini, sicurezza del piano di gioco. Ma anche che solo Barzagli e Bonucci hanno giocato quanto i vari de Gea, Juanfran, Piqué, Sergio Ramos, Busquets e Iniesta. E che il meno utilizzato dei titolari spagnoli – Morata con 219’ – è rimasto in campo 29’ in più di Buffon, Chiellini, Candreva, Giaccherini, Florenzi, Parolo ed Eder. La freschezza sarà un fattore?

L’importanza di difendere a tre

Il grande dubbio alla vigilia della finale di Euro 2012 era se confermare la retroguardia a tre con cui era stata arginata la Spagna nel match d’esordio (1-1) o se lasciare intatta la difesa con cui gli Azzurri avevano schiantato la Germania in semifinale. Cesare Prandelli non toccò il 4-3-1-2 con cui quella Nazionale era riuscita a ingranare la quinta e la Roja si impose 4-0, il passivo più ampio mai fatto registrare negli scontri diretti tra le due squadre. Ora, il problema non si pone. Conte non pare intenzionato a smuoversi dal 3-5-2 di base e, sulla carta, potrebbe trattarsi di un notevole vantaggio. "L’Italia è un’ottima squadra – ha dichiarato qualche giorno fa Sergio Busquets, l’uomo che detiene le chiavi del futbol spagnolo – ma la difficoltà più grande sarà affrontare il loro sistema di gioco. Non ci sono molte formazioni in Europa con quel modulo e questo ci obbliga sempre a sapere cosa stiamo per fare, in attacco come in difesa. Il loro sistema può essere molto difensivo ma anche creare pericoli in attacco perché giocano comunque con due punte". Un’analisi impeccabile, imprescindibile per inquadrare la partita e considerare anche il punto di vista dell’avversario. Del resto, se si eccettua l’ingannevole amichevole dell’agosto 2011 (unico successo sugli spagnoli dal 1994 ad oggi), le migliori performance azzurre al cospetto della bestia nera sono giunte con una difesa a tre di partenza. Il pareggio nei gironi di Euro 2012, la sconfitta ai rigori nella semifinale di Confederations Cup l’anno seguente (0-0 al 120’) e addirittura il pareggio dello scorso marzo a Udine (1-1). Coincidenza? Può essere, per carità. Ma se consideriamo le quattro sfide che la Spagna ha affrontato dal 2014 ad oggi contro retroguardie a tre, scopriamo come abbia battuto soltanto la Costa Rica in amichevole e, allo scorso Mondiale, abbia rimediato le scoppole decisive ai fini dell’eliminazione proprio con due formazioni schierate in questo modo: Olanda e Cile. Qualcosa vorrà dire, no?

La Spagna contro la difesa a tre dal 2014 ad oggi:

DATAPARTITAMANIFESTAZIONEMODULO AVVERSARIO
13 giugno 2014 Spagna-Olanda 1-5Fase a gironi Mondiali3-4-2-1
18 giugno 2014 Spagna-Cile 0-2Fase a gironi Mondiali3-4-1-2
11 giugno 2015 Spagna-Costa Rica 2-1Amichevole5-4-1
24 marzo 2016 Italia-Spagna 1-1Amichevole3-4-3
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La distanza tra i reparti

Credit Foto Eurosport

Non è tanto una questione di modulo, ma di distanza tra i reparti. Quella che difficilmente imbriglia un Andrés Iniesta incontenibile, però ne limita le possibili linee di passaggio.

Il fattore Morata: l’antidoto al 3-5-2?

Il presupposto che il modulo di base di Conte possa agevolare l’Italia non può però impedirci di considerare l’evoluzione della Spagna nel corso dell’ultimo biennio. Non è cambiato il modo di giocare di del Bosque, ma sta migliorando sensibilmente la fase finalizzativa dell’azione. Merito di Alvaro Morata, non ancora un prodotto finito eppure un attaccante in costante crescita. L’uomo ideale per dialogare con il “toque” del centrocampo e, al contempo, renderne concreti gli sforzi in virtù di un pacchetto da centravanti moderno. Tecnica, velocità e senso del gol. Quello che serve alla Spagna per sbloccare partite rognose, in cui l’avversario concede pochi centimetri di campo tra la linea difensiva e quella di porta. Ciò che era riuscito all’Italia nelle due felici circostanze già citate, quello che ha provato a fare anche in diverse modalità la Repubblica Ceca nel match d’esordio in Francia. Morata non si è ancora integrato del tutto nel sistema. Se spiccherà il volo, per l’Italia saranno dolori. Altrimenti, potrebbe esservi un margine. E nemmeno troppo piccolo.
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Morata esce dall'area

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Morata può fare la differenza come contro Turchia e Croazia. Ma anche faticare parecchio contro squadre che concedono pochi spazi, come la Repubblica Ceca. In quell’occasione è andato al tiro 4 volte (un quarto dei tentativi generali della Spagna) e due volte nello specchio (quasi il 50% della squadra) in 62’ di gioco. Ma, nonostante questo, pare non aver risolto i problemi in fase realizzativa delle Furie Rosse. Il motivo potrebbe essere – in via quasi paradossale – l’eccessivo coinvolgimento nella manovra. Questa azione lo testimonia bene. Dopo aver cercato di dettare il passaggio in profondità a David Silva e non essere stato servito, cerca di avvicinarsi a Juanfran per triangolare sul lato destro dell’area. Tutto ciò, però, impedisce alla squadra di avere una presenza in area, anche perché Nolito non taglia dentro.
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Nolito non serve lo scarico

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Nolito è con Morata la vera novità della Spagna a Euro 2016, ma ha offerto il quid necessario negli ultimi 25 metri soltanto contro la palesemente disorganizzata Turchia. L’esterno d’attacco del Celta Vigo si muove come nel proprio club partendo da sinistra e cercando il taglio centrale. Solitamente, sfrutta questo tipo di soluzione per andare alla conclusione personale. Ma, in un gioco di questo tipo, è necessario che scarichi sulla sovrapposizione del terzino. Il fatto di giocare contro squadre molto chiuse come la Repubblica Ceca gli impedisce infatti di andare a concludere senza saltare due o tre uomini. Nolito non ha sempre dimostrato di poter essere così collaborativo come sarebbe richiesto. E, questo, per Del Bosque è un problema notevole.
I flussi di gioco di Croazia-Spagna evidenziano come Morata e Nolito siano stati poco coinvolti dal resto della squadra. Anche nei giorni migliori, sarà sempre complicato per la punta centrale ricevere un rifornimento costante e altrettanto difficile smarcarsi dalle attenzioni della difesa avversaria (inevitabilmente, tutte su di lui…). Ma l’importanza di Morata è proprio questa. Poter massimizzare il tutto con il proprio movimento e un killer-instinct da grande sipario.
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Il gol di Morata contro la Turchia

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Abbiamo visto il lato negativo della fase offensiva della Spagna, non possiamo trascurare quello che accade di positivo quando tutti i tasselli vanno al loro posto. Ovvero la seconda rete di Morata contro la Turchia. Nolito inizia l’azione a sinistra, apre su Jordi Alba che gli restituisce la palla quando è in una zona più determinante. E crossa dentro immediatamente, lì dove trova Morata. Che attacca la profondità ed è supportato da Fabregas e Juanfran. Non si può dire che la difesa turca sia scoperta, è solo qualità spagnola. Quella che negli ultimi 25 metri non c’è sempre. Ma, quando c’è, tende a incanalare gli equilibri di una partita sui binari rossi.

La lezione della Croazia (e di Allegri): pressing e ampiezza

La ricetta per una buona pars destruens è sotto gli occhi di tutti da tempo ed è tutto sommato la stessa per affrontare il sistema che Pep Guardiola ha imposto dal 2008 in avanti. Difesa bassa, copertura degli spazi e una preghiera che venga ascoltata. Serve innanzitutto una scarsa brillantezza della Spagna per sperare di poter scalare la montagna e vincere. Ma, come ci insegna la Croazia, è indispensabile anche un notevole coraggio. Quello che deve guidare l’Italia a un atteggiamento bifronte: copertura dei propri 25 metri quando le Furie Rosse passano il centrocampo, pressing alto quando a impostare sono Piqué e Sergio Ramos (non immuni dalle disattenzioni). Avete presente la Juventus vista a Monaco di Baviera lo scorso marzo? A Conte servirà qualcosa di simile. Una squadra pronta a cambiare l’atteggiamento a seconda del movimento della palla fatto dagli avversari. Un piano di gioco che è sempre mancato anche alla miglior Italia di Prandelli, una formazione che si schierò con un modulo simile a quello attuale, ma declinato in modo diametralmente opposto. Quella era la Nazionale del possesso palla e del centrocampo, questa è la squadra "senza mediana". Che gioca sul lancio di Bonucci o sul pressing alto, sulla difesa bassa o sugli inserimenti degli interni. Ma – in ogni caso – punta a sviluppare la manovra con la maggiore rapidità possibile. Un po’ come accaduto alla Croazia contro la Spagna. Cacic non ha mai rinunciato al pressing alto senza scoprirsi. E ha fatto parecchio male alle Furie Rosse sfruttando l’ampiezza di gioco garantita da Ivan Perisic. Antonio Candreva sarebbe stato perfetto per l'occasione (non a caso, il migliore in Confederations Cup tre anni fa fu lui), Stephan El Shaarawy potrebbe essere la carta a sorpresa.
L’inizio d’azione nella sfida tra Croazia e Spagna. La grafica spiega in modo eloquente come gli uomini di del Bosque siano stati di tanto in tanto costretti a dare il via alla manovra in posizioni più basse. L’Italia dovrà fare altrettanto.
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Il pressing della Croazia

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Il pressing della Croazia nella metà campo della Spagna. Se applicato di squadra e con le distanze corrette, si tratta del modo migliore per togliere sicurezze agli uomini di del Bosque. L’Italia non dovrà affatto metterlo nel cassetto.
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Dove nasce il gol di Perisic

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Quello che la Spagna ogni tanto si dimentica di fare, specie con i centrali difensivi. Piqué e Sergio Ramos sono per distacco la migliore coppia difensiva al mondo, ma spesso commettono errori di distrazione generati da una certa supponenza. L’esempio migliore arriva dal gol di Perisic. La Croazia difende bassa e recupera palla al limite dell’area, eppure basta un passaggio per trovare la punta, Kalinic. Il gol di Perisic arriva per una topica di de Gea, certo. Ma, ad inizio azione, Piqué permette a Kalinic di stoppare, girarsi e servire il compagno. Qualcosa che non sarebbe accaduto se lo avesse braccato con una marcatura preventiva, indispensabile in una squadra che gioca quasi sempre nella metà campo avversaria.

Coraggio e giudizio: un po’ come a Udine…

Vi sarebbe da dire ancora molto, partendo dalla sgradevole sensazione avuta durante la sfida contro l’Irlanda. Quella che il nostro piano di gioco fosse ormai stato memorizzato dagli avversari e facilmente aggirato con un buon pressing sull’impostazione di Leonardo Bonucci. Ma il discorso di fondo è chiaro. Per farcela, a Conte non dovrà mancare il coraggio di chiedere ai suoi un pressing applicato con intelligenza e di reperire alternative anche sul piano tattico, nel caso in cui le energie dei suoi venissero a mancare. Tutto ciò che è mancato contro Svezia e Irlanda. Quello che invece si era visto eccome nell’amichevole di Udine, quando il 3-4-3 con l’inserimento di Lorenzo Insigne stappò il tappo a una delle migliori partite dell’ultimo biennio azzurro. Non resta che completare l’opera, concedere il bis e andare sino in fondo nell’occasione più importante. Non un’impresa impossibile, ma pur sempre un’impresa notevole.
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