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Miracolo Midtjylland con la matematica di "Moneyball"

Stefano Fonsato

Aggiornato 28/08/2015 alle 14:45 GMT+2

Dopo aver conquistato il primo titolo nazionale della sua storia, il Midtjylland affronterà il Napoli nei gironi di Europa League: una squadra affascinante, i cui recenti successi nascono da una filosofia matematica simile a quella del film sul baseball interpretato da Brad Pitt.

Midtjylland

Credit Foto Imago

"Le statistiche sono fatte per essere smentite", "Le statistiche contano fino a un certo punto, poi è il campo a parlare". Quante volte abbiamo sentito queste frasi applicate al calcio, a una partita da disputare, magari la più attesa della stagione.
Quasi come a voler dire che, per quanto coi numeri si possano riempire pagine di giornali o trasmissioni televisive, la scienza del football resta sempre, meravigliosamente inesatta. E se non fosse così? Se esistesse davvero un approccio algebrico anche nel regno di Eupalla, che per giunta permettesse di allestire una squadra di primo livello a spese più che contenute? E' una tesi che, in Danimarca, sta mettendo in pratica il piccolo Midtjylland, prossima avversaria europea del Napoli che nella scorsa stagione ha vinto il suo primo storico titolo danese, dominando il campionato (31 giornate su 33 in testa alla classifica) e chiudendo a +4 sul Copenhagen, un colosso da quelle parti.
Danish Superliga 2014-201

Moneyball, l'arte di vincere

Già, la storia del Midtjylland è incredibilmente compatibile a quella del film del 2011 con cui Brad Pitt si guadagnò una candidatura al Premio Oscar come miglior attore interpretando Billy Beane, ex giocatore di baseball e general manager degli Oakland Athletics, che a inizio millennio tagliarono il traguardo più alto di tutti i tempi nella storia del baseball americano: 20 vittorie consecutive, con una squadra composta da giocatori scartati dalle società di grido ma funzionali a determinati ruoli, “una specie – si dice nel film – di isola dei giocattoli difettosi”. Chi sovrappeso, chi stravagante, chi poco ortodosso: unici nel loro modo di esprimersi in determinati ruoli. Scelti attraverso una valutazione statistica delle loro prestazioni passate, isolata da moduli e fattori ambientali. La loro condizione di “scartati”, quindi, garantiva un prezzo d’acquisto molto basso. Il Billy Beane (o Brad Pitt) di turno, in questo angolo di Jutland, si chiama Rasmus Ankersen.

Il fil rouge con il Brentford

Ankersen, 32enne di bell’aspetto, è uno scrittore di successo (suo il bestseller sui metodi di individuazione dei talenti Gold mine effect) ed ex promessa del Midtjylland Under 19: un brutto infortunio si frappose tra lui e una carriera di successo. Almeno sul campo. Perché nelle librerie e dietro la scrivania, Rasmus è un vero portento. A interpretare il ruolo di chairman (una sorta di direttore generale) è arrivato grazie all’amico londinese Matthew Benham, scommettitore incallito (e anch’egli mente openwide), che grazie a grosse vincite riuscì a comprarsi il Brentford, portandolo dalla League One ad una posizione d’onore nella Championship inglese, cominciando proprio da lì a sperimentare i modelli matematici. Benham, la scorsa estate, decise quindi di operare anche nell’Europa continentale, diventando plenipotenziario del Midtjylland e salvandolo da una situazione di acque agitate. Ma stiamo parlando di uno scommettitore che, per quanto di successo, non può certo definirsi un magnate del calcio. Poco importa: a vincere il campionato ci pensano Ankersen e i suoi metodi di scouting algebrico.
Il Midtjylland sulla copertina del magazine settimanale della FIFA

Il mediano che non fa le scivolate

Scouting algebrico i cui segreti sono quasi tutti ancora custoditi nei pc e nei taccuini dello stesso scrittore-dirigente-talent recruiter. Che però, al sito olandese Decorrespondent.nl un esempio e qualche spiegazione, l’ha voluta concedere: "In mediana abbiamo un finlandese di 28 anni, si chiama Tim Sparv – ha detto –, lo abbiamo preso in Germania, dal Greuther Fürth in Zweite Bundesliga. La nostra scelta è ricaduta su di lui perché, nonostante il suo ruolo di recupera palloni lo preveda spesso, Tim non gioca mai in tackle. Il significato che io e i miei scout abbiamo dato a questa caratteristica, è che il giocatore ha nelle sue doti un grande senso della posizione e di valutazione del gioco avversario, tanto da portarlo a fare la scelta giusta con un attimo di anticipo, senza la necessità di usare le maniere forti".
Non solo, Ankersen si lascia andare ad altre riflessioni: "Valorizzare al meglio i propri giocatori, collocarli e spenderli nella maniera più consona a seconda delle loro precise caratteristiche può dare risultati eccellenti. Nella maggior parte dei casi, infatti, il divario non è così elevato: nella Premier League inglese il più elevato è tra la settima e la decima in classifica, più o meno. In ogni caso, analizzando la tendenza più fisica che tecnico-tattica del calcio di oltremanica, dalla decima posizione sino ad arrivare anche a due categorie più in basso, il livello calcistico è praticamente identico. La differenza, ripeto, la fa la scelta e il corretto impiego dei giocatori". E i calci piazzati...

I gol da palla inattiva

Il Midtjylland va avanti di goleade. E’ un carrarmato: su 33 partite, ha messo a segno 64 gol, 24 in più del Copenhagen secondo in graduatoria. La stragrande maggioranza di queste segnature arriva da palla ferma, siano essi calci di punizioni, d’angolo o, ancora, rimesse laterali. Tutto, anche qui, è studiato. Cadenzialmente lo staff di Ankersen chiama agli allenamenti un esperto, un battitore scelto, anche di altri sport, per insegnare ai calciatori di mister Glenn Riddersholm la psicologia della trasformazione. Poi si confabula "anche per più di un’ora, in allenamento, per inventarsi un nuovo schema da adottare nella partita del weekend", sottolinea ancora Ankersen, che chiude con una modestia tutta scandinava: "Ora tutti pensano che il sistema finzioni solo perché abbiamo vinto il campionato battendo il Copenhagen, ma non è così. A dire il vero siamo stati anche molto fortunati in diverse circostanze, mentre ai nostri avversari è successo il contrario. Falliremo anche con questo sistema, ogni tanto, ma è un approccio al calcio in cui credo molto e che penso possa dare molte soddisfazioni. A chi? Per ora non ai grandi club: prima di tutto, per riuscire in questo sistema, bisogna stravolgere la propria mentalità ed essere pazienti".
Figuriamoci poi se si considera il calcio italiano... Anche se a ben vedere, l’Udinese o, meglio ancora, l’Empoli qualcosa di simile l’hanno mostrato: prendete la crescita “assistita” di Mirko Valdifiori, considerato buon giocatore ma troppo mingherlino da poter sfondare a Cesena, ma poi esploso a quasi 29 anni suonati in Toscana e rivenduto al Napoli per 5,5 milioni (nel 2008 era stato pagato 500mila euro). Più in generale, il cocktail teoricamente è semplice: con pochi soldi da spendere ci si dedica a uno scouting oculato per assicurarsi poi le plusvalenze sul mercato. A ben ricordarsi, in tempi non sospetti, lo scandiva sempre, con precisione, anche il grande Franco Scoglio: "Il calcio è matematica".

VIDEO - Reti a palla inattiva del Midtjylland, due vittorie emblematiche

Nota: articolo pubblicato ad aprile 2015 e aggiornato il 28 agosto 2015 in occasione del sorteggio dei gironi di Europa League
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