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Le 5 verità di Chelsea-Arsenal: Hazard fuoriclasse, finalmente Sarri

Stefano Silvestri

Aggiornato 30/05/2019 alle 07:32 GMT+2

I Blues hanno dimostrato la propria superiorità sui Gunners e il belga di essere un fuoriclasse, mentre il tecnico italiano concretizza finalmente in un trofeo il bel gioco di Napoli. Özil, invece, conferma di essere uno dei più grandi eterni incompiuti del calcio moderno.

Maurizio Sarri festeggia insieme all'Europa League: il primo trofeo della sua carriera, Getty Images

Credit Foto Getty Images

1) Ha vinto la squadra più forte

Lo dice la classifica di Premier League, nonostante la distanza finale sia di appena due lunghezze: Chelsea quarto e in Champions League, Arsenal sesto e nuovamente in Europa League. E lo dice il risultato del campo. A Baku ha trionfato la squadra migliore, quella capace di capire il momento giusto per affondare il colpo e indirizzare in maniera impetuosa e definitiva la finalissima dalla propria parte. Complessivamente, lungo l'arco di una partita o di una stagione, il Chelsea ha più qualità ed esperienza rispetto ai rivali, e si è visto chiaramente in una ripresa a senso unico. Mentre i Blues festeggiano il terzo trofeo internazionale dal 2012 a oggi, all'Arsenal sembra sempre mancare qualcosa per diventare davvero grande.
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Chelsea-Arsenal - Europa League 2018/2019 - Getty Images

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2) Sarri alza il primo trofeo: ha finalmente raccolto quanto seminato

Non è stata una stagione semplice, per Maurizio Sarri. A un certo punto, quando gioco e risultati hanno iniziato a scarseggiare, gran parte dei tifosi del Chelsea si è apertamente schierata contro di lui. Ma l'ex allenatore del Napoli è andato dritto per la propria strada, non mollando di un centimetro e continuando a credere ciecamente nel proprio lavoro. L'ultimo tratto di stagione lo ha ripagato, prima con la conquista di una piazza Champions tutt'altro che scontata e poi con la meravigliosa serata di Baku. Se in Serie A il suo gioco aveva incantato tutti senza però portare titoli, al Chelsea i tempi si sono rivelati maturi per raccogliere quanto seminato. Ovvero, alzare un trofeo. Il primo della carriera del tecnico italiano. Che ora potrebbe tornare in Italia da vincente.

3) Dopo Messi e Cristiano Ronaldo c'è Hazard

"Penso che si tratti di un addio", ha detto Eden Hazard al termine della finale, ed è facile capire quale sarà la sua prossima destinazione: il Real Madrid, il club più glorioso del mondo. Naturale conclusione di un percorso che dal Lilla di Rudi Garcia, imprendibile folletto campione di Francia nel 2011, lo ha innalzato in pochi anni al rango di fuoriclasse del calcio europeo e mondiale. Siamo nell'epoca di Leo Messi e Cristiano Ronaldo, intoccabili re del calcio. E poi sul podio, non da oggi, c'è Hazard. Più decisivo e più professionale di Neymar, capace di trascinare il Belgio a un passo dalla finale mondiale e il Chelsea sul trono d'Europa. Un'estate fa era lui il naturale erede di Ronaldo al Real: approderà alla Casa Blanca con un anno di ritardo.
Si rende conto che forse è all'ultima con la maglia del Chelsea e decide di onorare la serata con una ripresa da urlo. I due gol sono solo un dettaglio all'interno di una grande prestazione, tra guizzi continui e assist vincenti [dalle pagelle di Chelsea-Arsenal]
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Eden Hazard wird den FC Chelsea wohl verlassen.

Credit Foto Getty Images

4) Mesut Özil, l'eterno incompiuto

Il cervello è fine, i lampi di genio incantano, i piedi sanno disegnare calcio poetico. E allora, che cosa manca a Mesut Özil? Semplice: tutto il resto. Ovvero la capacità di prendere per mano la squadra quando conta davvero, e non solo in un quarto turno di FA Cup o in un infrasettimanale contro la terzultima di Premier League. Desolante vederlo passeggiare in campo a Baku, fuori dal gioco e mai davvero padrone di una manovra offensiva che dovrebbe giocoforza passare dal suo sinistro. La sostituzione voluta da Emery a metà ripresa suona come una sonora bocciatura. L'ennesima, per uno dei più grandi eterni incompiuti del calcio moderno.

5) Emery, questa volta la mistica non è bastata

L'uomo dell'Europa League, questa volta, rimane a mani vuote. Unai Emery guarda il collega Maurizio Sarri alzare la coppa e, per una volta, deve accontentarsi di una pur onorevole seconda piazza. Guardando precedenti e statistiche, lo scontro finale tra i due allenatori avrebbe dovuto sorridere allo spagnolo, mago della competizione, e invece a prevalere è stato il rivale con la bacheca ancora vuota. Decisiva la presenza dall'altra parte del fuoriclasse Hazard, la serata di grazia dell'ex Giroud e l'impressonante sbandata collettiva che ha coinvolto l'Arsenal nel secondo tempo. La mistica di Emery, questa volta, non è bastata.
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