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Le 5 verità di Napoli-Arsenal: Insigne può essere dannoso

Stefano Silvestri

Aggiornato 19/04/2019 alle 11:38 GMT+2

La formazione di Ancelotti attraversa un momento nero sotto ogni punto di vista, anche se la qualificazione era già sfuggita di mano a Londra. Sul banco degli imputati anche i singoli, capitano compreso. E se la quarta della Premier League batte la seconda della A, il dibattito sulla competitività del nostro campionato torna a riaccendersi.

Insigne durante Napoli-Arsenal

Credit Foto Getty Images

1) Una vittoria nelle ultime 5 partite: il Napoli si è perso

Battuto dall'Empoli e due volte dall'Arsenal, stoppato dal Genoa, vincente appena col derelitto Chievo. Il Napoli si è perso proprio sul più bello, nella fase finale di una stagione che pareva promettere sogni di gloria in formato europeo. Il gioco latita, le idee scarseggiano, troppi singoli appaiono al di sotto dei propri standard. Del gioco sarriano parzialmente ripreso da Ancelotti per quasi tutta la stagione sembra non esserci più traccia. Un momentaccio che non dovrebbe mettere a repentaglio il secondo posto in Serie A, ma che si è rivelato fatale contro un Arsenal più brillante e addirittura capace di superare i noti complessi da trasferta. Toccherà al tecnico individuare i giusti correttivi: c'è un campionato da chiudere in maniera dignitosa.
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Zielinski, Milik e Mertens in Napoli-Arsenal

Credit Foto Getty Images

2) La qualificazione era già sfuggita a Londra

Diciamoci la verità: non tutti, tra i quasi 40000 che hanno scelto di sostenere il Napoli al San Paolo, credevano nelle possibilità della formazione di Ancelotti di rimontare lo 0-2 dell'andata. Proprio per le motivazioni espresse nel primo punto, abbinate alla sensazione complessiva di superiorità mostrata a Londra dall'Arsenal. Proprio nello sciagurato primo tempo dell'Emirates Stadium, come ha sottolineato al 90' Dries Mertens, si è davvero consumata l'eliminazione del Napoli. Che al San Paolo ci ha provato, si è impegnato, ma è ben presto precipitato dal filo sottilissimo al quale era appeso.

3) Insigne croce e delizia: quando non azzecca la serata giusta è dannoso

I fischi di una parte del San Paolo, presto coperti da qualche applauso, riaccendono il dibattito: Lorenzo Insigne sì, Lorenzo Insigne no. Nessuno è profeta in patria, recida un vecchio adagio, e il capitano del Napoli non fa eccezione. Bacchettato, tanto da lamentarsene lui stesso in più di un'occasione, con una costanza e una perizia che ai compagni non viene riservata. Certo, anche lui ci mette del suo: se non è in serata, Insigne può diventare dannoso. Paradossalmente penalizzato, più che aiutato, da un carattere e da un senso di responsabilità che gli impongono di non tirarsi mai indietro, di andare a prendersi ogni pallone, di cercare una giocata dopo l'altra, anche a costo di sbagliare. E contro l'Arsenal, sia all'andata che al ritorno, di errori ne ha commessi pure lui. Tanti.
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Lorenzo Insigne au duel avec Nacho Monreal lors de Napoli-Arsenal / Ligue Europa

Credit Foto Getty Images

4) Meret ha le naturali oscillazioni di ogni giovane

Guardatevi le parate compiute all'andata, decisive per mantenere il passivo entro una soglia accettabile. Poi guardate la bizzarra disposizione della barriera in occasione del gol - ahilui, decisivo - di Lacazette su calcio di punizione. Infine, guardate l'intervento da campione, a una mano, su Aubayemang a inizio ripresa. Alex Meret è così: ha tanti colpi da campione, ma anche qualche inevitabile battuta a vuoto. Con i primi che, chiaramente, superano di gran lunga le seconde. È l'esperienza ancora parziale di qualsiasi giovane, nel calcio come nella vita, e l'ex portiere della SPAL non fa eccezione. Il tempo per sistemare i dettagli meno positivi, in una carriera fin qui estremamente brillante, c'è tutto.

5) Se la quarta di Premier League batte la seconda della A...

Ci risiamo. L'annosa questione della scarsa competitività europea della Serie A torna, impetuosa, a far capolino dopo due brucianti eliminazioni in tre giorni. E torna l'inevitabile paragone con la Premier League, il campionato più affascinante del mondo, capace di portare quattro rappresentanti a giocarsi fino in fondo le due competizioni europee. Le finali della Juventus e la semifinale della Roma si sono rivelate un fuoco di paglia: la crescita bianconera non ha prodotto altri risultati concreti e le connazionali non hanno fatto meglio. Un problema in voga da anni e al quale, apparentemente, non si riesce a trovare soluzione. Con un dato di fatto significativo: la quarta formazione del campionato inglese ha eliminato, senza neppure sudare troppo, la seconda di quello italiano.
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