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Champions, Europa e Conference League: i voti alle 7 italiane. Dalla Juventus al Napoli, l’Europa ci "rovescia"

Roberto Beccantini

Pubblicato 01/10/2021 alle 09:20 GMT+2

Quatro vittorie, un pareggio e due sconfitte: questo il bilancio dopo la tre giorni di coppe europee per le italiane, se la sconfitta del Napoli che veleggia in campionato è la più imprevista, la Juventus di Allegri è la squadra che - insieme all'Atalanta - dà i migliori segnali... E che rimpianti per le milanesi!

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Credit Foto Getty Images

Secondo morso d’Europa: quattro vittorie, un pareggio, due sconfitte. Si segna meno che nel nostro luna park. L’Inter, per esempio, deve ancora farlo. Copertina: cade la capolista Napoli, si scuote la lunatica Juventus. Podio: 1) Federico Chiesa; 2) Rafael Leao; 3) Milan Skriniar. E adesso le pagelle.

Juventus 7,5

Lezione di “italiano”. E dal momento che il gol l’ha firmato Chiesa, su assist di Bernardeschi falso nueve, ha vinto pure Allegri con la sua "strana idea" e i suoi magheggi. Il Chelsea, campione d’Europa: fumo di Londra. La Juventus, signora ambigua: di facili costumi in campionato (già dieci gol in sei giornate), castissima in Champions (zero fra Malmoe e blues). Catenaccio mon amour e contropiede: le specialità della casa. Tutti in Chiesa: sempre più attaccante, sempre più mattatore. Le coppe non si vincono così (salvo rare eccezioni): ma così si possono battere i più forti. Svolta o no, la parola al derby.

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Atalanta 7

Di martello, la Dea. Nonostante il k.o. di Gosens, con un gegenpressing feroce, alla Gasp. Prova ne sia la rete di Pessina, frutto dell’impeto di Zapata e del panico della guardia svizzera che lo braccava. Un successo senza se e senza ma. Fondamentale. D’accordo, Malinovskyi non ha ripetuto la partitona di San Siro, ma De Roon e c. sono stati sempre sul pezzo, concedendo rare briciole alla velocità degli eversori del Manchester United. Intanto, quattro punti: tre in più del Villarreal. E’ un gruppo-saponetta. Ma è tornato Muriel e, un giorno o l’altro, Ilicic darà pur segni di fantasia. O no?

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Milan 6

Due partite in una. La prima, di 29’, dominata per scelta da un Diavolo in smoking. La seconda - senza Kessié, espulso – sequestrata dall’Atletico quasi per inerzia. Alla fine, 1-2. Con un mani-comio da manicomio. La Champions è questa, uno scrigno di gemme che può diventare, all’improvviso, un nido di vipere. Poteva fare qualcosa di più Pioli? Non credo. Poteva dare qualcosa di più Giroud? Penso di sì. Leao e Brahim Diaz in vetrina, nostalgia di un rimorchiatore come Ibra. Però: fra Anfield e “materassai”, zero punti. Rimpianti, rimorsi, veleni: Cakir o non Cakir, urge vincere a Madrid. Altro non resta.
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Inter 5

Arriva, da Kiev, il terzo 0-0 consecutivo fra Shakhtar e Inter. Se all’anima brasiliana degli ucraini aggiungi il palleggio sofisticato di De Zerbi, avrai una squadra piacevole ma tenera. E comunque, non una grande Inter. Un po’ pigra, un po’ lunga, con i tenori incapaci di impossessarsi della trama e degli episodi: Calhanoglu, Dumfries, lo stesso Brozovic. Insomma: più occasioni che gioco: la traversa di Barella, gli sgorbi di Dzeko e Lau-Toro, le paratone di Piatov su Correa e De Vrij. Il solito muro, Skriniar. Due gare, zero gol, un punto. E in testa ci sono gli "Sheriffi". E’ un girone-trappola. Occhio.
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Napoli 5

Botte da orbi, al Maradona. Gaffe del portiere e gol-lampo di Elmas, spallettiani padroni e sciuponi, poi Mario Rui imita Kessié: fuori. Esce Insigne, il Napoli si impantana nel labirinto dei nervi. Sbarellano Manolas e Di Lorenzo, va in tilt addirittura Koulibaly e così lo Spartak pasteggia a champagne: Promes, Ignatov, Promes. Perde Caufriez (rosso), sfiora il 4-1, incassa il 3-2 di Attila Osimhen. La battuta di Liedholm, “In dieci si gioca meglio”, era un battuta: appunto. Prima sconfitta, dunque. Non c’entra il turnover, e nemmeno l’arbitro: c’entra la testa. A Firenze l’ardua risposta.
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Roma 7

La Conference non sarà il massimo, per carità, e lo Zorya ucraino non proprio un gigante, ma con gli “Sceriffi” di pattuglia persino al Bernabeu, meglio non distrarsi. E allora: 3-0 comodo perché la formazione di scorta salta subito addosso alla trasferta e la placca. Squillo di El Shaarawy. Un po’ di traccheggio, scosse fisiologiche e, alla ripresa, dentro Abraham e Zaniolo. Morale: reti di Smalling e dello stesso Abraham. Fine delle trasmissioni. Un cenno a Darboe, classe 2001, soldatino sempre all’erta. Ci teneva, Mourinho, a uscire dal tunnel del peccato “capitale” di domenica. Un passo, non un salto.
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Lazio 6,5

Mezzo voto in meno per gli sprechi del secondo tempo. Troppi. Superbo, in compenso, l’impatto. A segno Basic, un cavallone di “lungo muso”, e Patric, di carambola. La gioia del derby si trasforma in benzina. Le staffette di Sarri non rallentano la velocità di crociera. Bel gesto, la conferma di Strakosha dopo la papera di Istanbul. A destra, la catena Lazzari-Felipe Anderson imperversa. Da Pedro, un assist (per la zuccata di Basic) e una traversa. Come lo Spartak, anche la Lokomotiv paga le negligenze del portiere e affiora, a fatica, solo alla distanza. Disarmata, sgominata. Unico neo, l’infortunio a Immobile.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog diRoberto Beccantini
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