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Under 21: la giocata del singolo più del gioco di squadra

Roberto Beccantini

Aggiornato 19/06/2017 alle 09:27 GMT+2

Di Berardi e Bernardeschi non ricordo un dribbling, uno solo, di quelli capaci di ribaltare l’avversario, se non proprio l’azione. Berardi, lui, almeno qualche lancio lo dettava. Bernardeschi no, almeno fino a quando Di Biagio non gli ha allargato il campo o rovesciato la fascia

Andrea Petagna Italia Under 21 Danimarca 2017

Credit Foto LaPresse

Non abbiamo vinto con il talento brioso della Spagna e neppure con il metodo aggressivo della Germania, ma abbiamo vinto. Bellissimo il gesto tecnico di Pellegrini, una rovesciata da acrobata, non il contesto. Ci si aspettava qualcosa di meglio, dalla Under 21: in fin dei conti la Danimarca altro non ha fatto che metterla sul fisico e intasare gli spazi, limitando al minimo le incursioni persino dopo il gol che aveva spaccato l’equilibrio.
Tanto che, dalle parti di Donnarumma, sono volati più dollari finti che tiri veri (non più di uno, scagliato da Hyulsager e sventato in scioltezza). Donnarumma o «Dollarumma», secondo il sarcasmo dei tifosi traditi (ma pronti a tradire alla prima occasione).
Sui battesimi girano sempre un mucchio di luoghi comuni, anche se talvolta proprio comuni non sono (in generale, la tensione emotiva dell’impatto; nello specifico, la zavorra della doppietta tedesca). Tutto ciò premesso, è stata una piccola Italia, fedele a un 4-3-3 scolastico, da «compitino», senza varianti plausibili che non fossero le volate di Conti (soprattutto) e Barreca. Di Berardi e Bernardeschi non ricordo un dribbling, uno solo, di quelli capaci di ribaltare l’avversario, se non proprio l’azione. Berardi, lui, almeno qualche lancio lo dettava. Bernardeschi no, almeno fino a quando Di Biagio non gli ha allargato il campo o rovesciato la fascia. Le uniche bollicine le ha fornite Chiesa, nel finale. «Petagna è un centravanti moderno: per essere completo, deve tirare e segnare di più». L’avevo appena scritto: cross di Chiesa, girata molto fisica, gol. Che bello, a volte, potersi cancellare.
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2017, Esultanza Italia gol Pellegrini, Danimarca-Italia U21, LaPresse

Credit Foto LaPresse

E così, analizzato attraverso l’agio del risultato, quel primo tempo buttato via, nei ritmi e nella cattiveria sotto porta, diventa, naturalmente, un primo tempo di studio che ha contribuito a logorare le trincee rivali. Eravamo mancati a centrocampo, il reparto cruciale, là dove Benassi, Gagliardini e Pellegrini mai o quasi mai riuscivano a cambiare marcia, complice una carenza di movimenti e smarcamenti che ne ritardava i passaggi, le visioni. Bene, in compenso, la fase difensiva, con la coppia Caldara-Rugani in grado di disarmare facilmente Ingvartsen, il loro Inzaghi (!).
Si tirava poco e si pensava "di squadra", sì, ma senza la fantasia e la precisione indispensabili per scavare la differenza. Non a caso, al netto delle sgommate prodotte in avvio di ripresa, è stato il numero di un singolo a liberare l’asfalto da quei chiodi che rischiavano di bucare la manovra. Importanti sono due cose: 1) aver rotto il ghiaccio; 2) aver pareggiato i gol dei tedeschi. La formula, bizzarra, che premia le prime di ogni girone e la migliore seconda, impone di buttarsi anche sulle briciole. Mercoledì gli azzurrini affronteranno i cechi di Schick e Jankto, bastonati dalla Germania e, dunque, con l’acqua già alla gola. Gnabry ha dato spettacolo, Schick si è mangiato un paio di gol. Tanto per rendere l’idea.
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