Opinion
CalcioFrancesca ‘La tifosa di Messi’, la madre che non ha mai smesso di credere nel sogno del figlio
Aggiornato 02/11/2016 alle 15:07 GMT+1
Francesca Mazzei, madre di Francesco Messori, il ragazzo che ha fondato la Nazionale Italiana Calcio Amputati e ha realizzato il suo sogno di giocare a calcio pur potendo contare su una sola gamba, la sinistra, in un bel libro racconta in prima persona come è riuscita a non inchinarsi alle difficoltà e a dimostrare che i sogni possono essere più forti della disabilità.
Ho imparato che la vita non ti fa sconti però ti dà sempre le armi per combattere la battaglia e provare a vincere
Questa è la lezione che ha imparato Francesca Mazzei, 43enne Tecnico di Laboratorio presso il Servizio Anatomia Patologica del Policlinico di Modena, madre di Francesco Messori: un ragazzo molto speciale che a neanche 18 anni (li compirà il prossimo 22 novembre, ndr) ha realizzato il sogno di giocare a calcio, e incontrare il proprio idolo Leo Messi, pur potendo contare su una sola gamba, la sinistra. La storia di Francesco, ideatore e fondatore della Nazionale Italiana Amputati di calcio, pur se diventata di pubblico dominio, andava sviscerata e raccontata come si deve e a farlo, molto bene, ci ha pensato in prima persona mamma Francesca in un libro di 112 pagine, scritto a quattro mani con lo scrittore e regista Francesco Zarzana, dal titolo “La Tifosa di Messi” (Edizioni A.Car).
Un libro nel quale si piange e si ride, ci si emoziona e si apprezza l’importanza di avere fede, coraggio e soprattutto non farsi travolgere dal pessimismo, dalle difficoltà prima ancora che esse si manifestino. Perché in fondo, pur con una gamba in meno, ma col sostegno e l’amore di una famiglia che crede nel tuo sogno, nulla è impossibile da realizzare…
Non c’è stato un momento in cui mi sono pentita di aver messo al mondo Francesco nonostante la sua menomazione – racconta Francesca, che da giovane ha fatto la calciatrice nella Correggese – quando il dottore che seguiva la mia gravidanza mi disse che Francesco, sarebbe venuto al mondo senza la gamba, il rene destro e altre menomazioni (un emivertebra che lo costringerà a sottoporsi all’ennesimo delicato intervento chirurgico all’età di 10 anni, e con un’atresia esofagea, ossia un distacco dell’esofago dallo stomaco) mi ricordo che dissi ‘non farà il calciatore ma mal che vada suonerà il piano come suo padre’. Avevo 25 anni e l’incoscienza e gli ideali mi hanno aiutato ad essere positiva e a non guardare mai cosa mancava ma a valorizzare ed apprezzare quanto di buono c’era. Facendo mia una frase di Simona Atzori (la celebre artista, pittrice e ballerina nata senza braccia dalla nascita, ndr) ripeto spesso che la gamba di mio figlio è rimasta in cielo ma nessuno ne ha mai fatto una tragedia. Sulla pelle ho imparato che questo è il miglior modo di affrontare la disabilità. Nella vita più ti spendi per il prossimo e più trai benefici o guadagni da questo impegno. Perché solamente per l’emozione che ho provato a vedere mio figlio in campo nella prima partita ufficiale della Nazionale Amputati ne è valsa la pena….
Uscito ormai da qualche settimana in libreria il libro, che vanta la doppia prefazione di Bruno Pizzul e Emiliano Mondonico, è già giunto alla seconda ristampa. Il ricavato dei proventi del volume saranno interamente devoluti a favore della Nazionale Italiana Calcio Amputati che il prossimo anno si disimpegnerà nei Campionati Europei. La speranza però è quella di entrare al più presto nella famiglia degli sport paralimpici. Perché il prossimo capitolo della storia del ‘Messi’di Correggio' non può che essere a cinque cerchi…
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