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Il numero uno dei tifosi

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Pubblicato 06/03/2008 alle 06:18 GMT+1

Un ritratto del grande avvocato nerazzurro che con la sua ironia ha impreziosito la storia dell'Inter regalando alcuni aneddoti semplicemente indimenticabili

Quando si parla dell'Inter, della storia dell'Inter, non si può non fare riferimento a Peppino Prisco. L'avvocato milanese ha fatto la storia dell'Inter. Una storia all'insegna di un tifo tutto particolare, vissuta con quell'ironia in cui il calcio di oggi fatica ancora purtroppo a riconoscersi.
Prisco, che aveva vissuto tra gli alpini gli anni terribili della seconda guerra mondiale, entra a far parte in concreto della storia nerazzurra nel 1950 diventandone vice-presidente tredici anni più tardi. Se ne va la mattina del 12 dicembre del 2001, due giorni dopo aver festeggiato il suo 80esimo compleanno, stroncato da un attacco cardiaco.
In oltre mezzo secolo di vita all'interno della società di Via Durini, Prisco ha sempre seguito con profondo amore la squadra cui non faceva mai mancare affetto e dedizione sportiva. Così come amava definirsi, Prisco era interista dalla nascita ("Anche se un minuto prima di morire diventerò rossonero, così ci sarà un milanista in meno"); nella sua lunga vita interista ha festeggiato 8 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Coppe Uefa e 1 Supercoppa Italiana. La soddisfazione più grande, ricordava spesso, fu però la retrocessione del Milan ("Addirittura due volte, una a pagamento, l'altra gratis. Sono convinto che un anno in Serie B cancelli almeno cinque scudetti conquistati").
I tifosi dell'Inter si sentivano protetti dalle sue battute. Gli sfottò milanisti, quando "in campo" scendeva lui, erano meno taglienti perché la sua ironia rompeva i sorrisi e smontava la controparte. "In tanti aspetti, a cominciare dal modo unico in cui sa segnare, Ronaldo mi ricorda Meazza, il quale commise solo un errore: accettare il trasferimento al Milan. Sono sicuro che Ronaldo mai potrebbe essere indotto in una simile tentazione. Uno grande come lui può indossare una sola maglia: quella nerazzurra". In questo l'avvocato si sbagliava ma, conoscendolo, avrà preso il tradimento del Fenomeno con la consueta ironia: "Svernare nell'Inter non è da grandi giocatori, meglio farlo al Milan".
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