Infantino e la vittoria ispirata dal genocidio in Ruanda: cos'è successo, la gaffe che fa discutere
DaEurosport
Aggiornato 16/03/2023 alle 18:28 GMT+1
CALCIO - Dopo la rielezione tramite acclamazione, il presidente FIFA Gianni Infantino è finito nell'occhio del ciclone per un paragone tra la propria campagna elettorale del 2016 e il genocidio in Ruanda. Un accostamento che Infantino ha voluto chiarire durante la sua conferenza stampa.
Gianni Infantino resterà, incontrastato, sulla poltrona più illustre della FIFA per altri 4 anni. Il presidente svizzero con cittadinanza italiana è stato rieletto come numero uno FIFA al 73° congresso a Kigali, in Ruanda. L’elezione di Infantino si è consumata per acclamazione: un plebiscito per il presidente, che ad ogni modo non aveva concorrenti alla cattedra FIFA. Per Infantino si tratta del secondo mandato: guiderà l’organo calcistico internazionale fino al 2027, dopo essere subentrato a Sepp Blatter nel 2016. Ed è proprio alla prima vittoria nel 2016 che risale la sua memoria nel suo discorso post verdetto.
Stando ad Infantino, una visita al memorial del genocidio in Ruandalo spronò a proseguire la sua corsa alla carica di numero uno FIFA. Una corsa che Infantino finì per vincere. “Ho detto: chi sono io per arrendermi… Ciò che questo Paese ha sofferto e come questo Paese si è rialzato è fonte di ispirazione per il mondo intero. Quindi, di certo non potevo arrendermi io. Sono rimasto, ho continuato a fare campagna elettorale, sono stato eletto presidente della Fifa".
Gaffe sul Ruanda, la risposta di Infantino
Tra lo sdegno di stampa internazionale ed opinione pubblica - che lo hanno accusato di un infelice accostamento tra la sua campagna elettorale e la tragedia del 1994 - Infantino ha avuto una seconda chance per difendere i propri intenti. “Trovo davvero incredibile che si possa interpretare ciò che dico come un'associazione con una delle tragedie più terribili e terribili accadute nell'umanità in questo paese con qualsiasi cosa sia accaduta nella mia vita, qualsiasi cosa. Sei stato al memoriale? Vai al memoriale. È molto stimolante. Ho portato i miei figli al memoriale. Capisco che è il tuo lavoro. Credimi, lo rispetto tanto, ma non farei mai un paragone con una tragedia tra una tragedia e tra la mia vita. Quello che voglio dire è che questo paese è così stimolante. È così stimolante per così tante persone su ciò che è stato fatto che quando arriviamo con i nostri piccoli problemi, a volte, sai, dovremmo essere un po' umili”. Quello sul Ruanda non è il primo scivolone di Infantino su un delicato capitolo che collima con i diritti umani. Questo autunno, alla vigilia dei Mondiali in Qatar, Infantino aveva risposto alle accuse in tema di diritti umani e civili con delle frasi criptiche: "Oggi mi sento del Qatar. Oggi mi sento arabo, oggi mi sento africano, oggi mi sento gay, oggi mi sento disabile, oggi mi sento un lavoratore migrante".
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