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Goodbye Leyton Orient: dopo 112 anni tra i “prof”, lo storico club londinese rischia di scomparire

Stefano Fonsato

Aggiornato 01/04/2017 alle 10:44 GMT+2

Ancora guai per l’imprenditore romano ed ex mister Agon Channel Francesco Becchetti. Entro il prossimo 12 giugno deve trovare 250mila pound per onorare una multa frutto di tasse non pagate con il club dell’est londinese, oggi ultimo nella classifica di League Two. In una situazione di dissesto finanziario di milioni di sterline...

Lo stadio Brisbane Road - Matchroom Stadium per motivi commerciali - casa del Leyton Orient

Credit Foto Eurosport

da LONDRA - Novantotto chilometri separano Londra da Crawley, muovendo verso sud. E i tifosi, instancabili, del Leyton Orient c’erano. Per lo meno, tutti quelli formato trasferta, che hanno riempito il settore ospiti del Checkatrade Stadium. La loro squadra, dalla tradizione inenarrabile, è ultima in fondo alla classifica di League 2, la quarta serie, l’ultimo stallo del professionismo, a sette punti dalla salvezza.
Dal 23’ al 32’ i padroni di casa segnano tre volte: Collins-McNerney-Boldevijn, 3-0 e pratica archiviata in 9 minuti. Oltre all’ennesimo cambio in panchina, il quinto della stagione.
Ma non è questo l’aspetto peggiore. Legato, invero, ad un clamoroso e palpabile rischio estinzione del club, in guai finanziari per i quali deve rispondere il plenipotenziario italiano Francesco Becchetti, magnate romano dell’industria dei rifiuti nonché mister Agon Channel, la tv con sede in Albania, che dopo una serie di controverse vicissitudini, ha spento il proprio segnale più o meno un anno fa. Entro il prossimo 12 giugno, il patron deve trovare 250mila sterline per onorare una multa frutto di tasse non pagate con il club dell’est londinese. In una situazione di dissesto finanziario di milioni di sterline. L’alternativa per Becchetti è quella di vendere il club, che se entrerà in amministrazione controllata subirà inoltre una pesantissima penalizzazione.
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L'attuale proprietario del Leyton Orient Francesco Becchetti (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Per capire la gravità della situazione, basti pensare che il Leyton Orient è stato fondato nel 1881. Ha giocato un solo anno nella massima serie, nel 1962-63, dopo un secondo posto nella stagione precedente dietro al Liverpool in Second Division. Ma, al contempo, non ha mai abbandonato i professionisti della Football League negli ultimi 112 anni.
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Lo stadio Brisbane Road - Matchroom Stadium per motivi commerciali - casa del Leyton Orient

Credit Foto LaPresse

Un reality per sognare in una realtà da incubo

Nella stagione 2014-2015, subito dopo l’acquisizione dell’imprenditore romano con un passato sportivo già nella pallavolo, il Leyton Orient era pure entrato nel palinsesto del canale, con un talent che ricalcava – più o meno – la trama autorale di “Campioni il Sogno” di dieci anni prima. In realtà, chi seguiva la trasmissione si accorgeva che tutto era concentrato sull’avventura dei ragazzi italiani alla ricerca di un contratto in prima squadra e la possibilità di entrare così nel tourbillon del calcio d’Oltremanica. Intanto la squadra, che solo pochi mesi prima, sotto la guida di Russell Slade, aveva perso ai rigori (dopo essere stata in vantaggio 2-0 e a lungo in cima alla classifica) lo spareggio di Wembley contro il Rotherham United per approdare in Championship, va a singhiozzo e Becchetti si scatena.
Cacciando Slade (che nell’attuale stagione ha collezionato ben due esoneri con Charlton Athletic e Coventry City), avvicendandogli dapprima l’irlandese Kevin Nugent, poi l’ex Inter Mauro Milanese (oggi direttore sportivo alla Triestina) e Fabio Liverani, da poco sedutosi sulla panchina della Ternana. Che, voci di corridoio, accreditano come prossimo interesse calcistico di Becchetti. Alla fine il Leyton casca dalla League One alla Two e, poco prima della retrocessione sul campo, una delegazione di giocatori “all-british” della squadra, guidata dal capitano Nathan Clarke, partecipa alla puntata finale del reality, negli studi televisivi di Tirana. Visibilmente spaesati per quanto stesse accadendo. Anche un po’ infastiditi, come cominciavano ad esserlo anche i tifosi degli O’s. Loro, simbolo della tradizione calcistica inglese, catapultati in una baraonda televisiva poi rivelatasi senza capo né coda.

In campo, undici… allenatori

Becchetti, durante la vittoria 3-2 contro il Portsmouth nel Boxing Day 2015, si mette a scalciare il suo secondo allenatore Andy Hessenthaler e viene squalificato per sei turni.
Hessenthaler viene poi promosso a manager, salvo essere esonerato alla fine di settembre della stagione corrente. E sostituito da chi? Da Alberto Cavasin, da 5 anni senza una panchina dopo la brutta esperienza alla Sampdoria, coincisa con la retrocessione in Serie B. L’ex timoniere di Lecce, Cesena e Florentia Viola non funziona e a Brisbane Road dura 52 giorni: su 10 partite accumula 8 sconfitte.
Becchetti continua con le sue ingerenze nella ragion tecnica anche con il manager successivo, Andy Edwards, anch’egli esonerato per l’attuale il giovane tecnico Danny Webb. Finita qui? Macché. Il match di Crawley è stato fatale anche per quest’ultimo, rimpiazzato in settimana da Omer Riza, undicesimo manager sotto la presidenza dell’imprenditore romano.

E il peggio deve ancora venire

Ma, è giusto ribadirlo, le ragioni tecniche, per quanto vedano la squadra in fondo alla classifica, sono il problema minore. HMRC è l’acronimo che fa paura al club. Per esteso, si tratta dell’Her Majesty's Revenue & Customs, il dipartimento governativo non ministeriale che nel Regno Unito è responsabile della riscossione delle imposte e che impone una multa salatissima di 250mila sterline per tasse non pagate. Becchetti ha già assicurato di voler vendere il club e, nel contempo, la protesta dei tifosi ha portato alla volontà di istituire un azionariato popolare in grado di salvare capra e cavoli. Sul “binario 3”, invece, la English Football League sta facendo da garante tra il club e la stessa HRMC ma, oltre all’imbarazzo, comincia ad aleggiare qualcosa di più di un semplice malumore con il patron del Leyton Orient. Che acquistò il club, si diceva, al termine della stagione 2013-2014 per 4milioni di sterline da Barry Hearn.
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Tifosi Leyton Orient in protesta (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Quel campo che funge da "cortile condominiale"

Passeggiando nel perimetro tra Oliver Road – la facciata dello stadio – e Brisbane Road (di fatto, il retro, laddove l’impianto mostra tutta la sua storia) e costeggiando il lato corto di Buckingham Road – tra il verde dei campi in cui giocano ininterrottamente bambini e ragazzi – ci si rende conto più della gestione Hearn di quella targata Becchetti...
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Il retro del Matchroom Stadium in Brisbane Road a Londra, casa del Leyton Orient

Credit Foto Eurosport

“Barry Hearn – spiega a Eurosport l’esperto di calcio londinese Gianni Galleri ed autore del libro “La città del football” - è il proprietario della compagnia di promozione sportiva Matchroom Sports, che ha dato l’attuale nome allo stadio. E’ il famoso imprenditore che nel 1995 acquistò il club per la cifra simbolica di 5 sterline dal commerciante del caffè Tony Wood, che vide il proprio impero sbriciolarsi dopo la guerra in Ruanda. Hearn provvide a circondare lo stadio di palazzi residenziali”.
E in effetti è così. Dando un’occhiata nei dintorni ci si accorge che il rettangolo verde in sé funge da “cortile condominiale” di un complesso abitativo abitato da gente il cui balcone si affaccia direttamente sul campo, come un vero e proprio posto a sedere. E se l’Orient- che la Bbc ha definito, in questi giorni, un “dead club walking” - sparirà che ne sarà di quel campo? “Bella domanda – chiude Galleri - specie pensando alla nuova sede, nei paraggi, del West Ham. Le nuove generazioni di Waltham Forest (il council che ha assorbito il borough di Leyton) tiferanno direttamente per i Martelli”.

Rough & easy: l’accoglienza e la fiducia (tradita) del borough

Nel frattempo, lungo Leyton continua la sua vita di quartiere “rough”, onnicomprensivo, alla mano e allo stesso tempo accogliente. Fiducioso dello straniero che arriva, facendolo sentire a casa propria. Un po’ come è successo per Becchetti, che la fiducia di questa gente, invece, ha in qualche modo tradito.
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Il borough londinese di Leyton - Uno scorcio di Leyton High Road

Credit Foto Eurosport

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