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Nel nome del padre: Jordi Cruijff si scopre allenatore di successo

Stefano Fonsato

Pubblicato 14/02/2017 alle 18:24 GMT+1

Autonominatosi tecnico "ad interim" sulla panchina del Maccabi Tel Aviv, dopo 5 anni nel ruolo di direttore sportivo, il figlio di Johan ha raccolto 22 punti su 24 nelle prime 8 partite vissute sulla panchina dei gialloblu. L'ex centrocampista "senza collocazione" oggi 43enne, la cui unica impresa da giocatore fu eliminare l'Inter dalla Coppa Uefa, sembra aver finalmente trovato la sua strada.

Son of late Dutch football star Johan Cruyff, Jordi Cruyff gives a press conference at Camp Nou stadium

Credit Foto AFP

Da centrocampista senza una collocazione ben precisa ad allenatore - per caso - di successo. E' la parabola dolce del neo 43enne Jordi Cruijff, figlio del mostro sacro Johan. L'unica vera impronta lasciata nel calcio internazionale da Jordi-giocatore, fu una vera e propria mazzata ai tifosi dell'Inter, dell'allora tecnico Marco Tardelli. Con quel pallone scagliato nell'angolino basso della porta difesa da Sebastien Frey e passato tra le gambe di Bruno Cirillo. Un gol che diede il la alla clamorosa vittoria dell'Alavés - 2-0 con seconda rete dell'ex romanista Ivan Tomić - a San Siro, nella Coppa Uefa 2000-2001. Era il 21 febbraio 2001: l'Alavés si presentò a Milano con una sgargiante maglietta rosa acceso e Jordi, come al solito, indossava la numero 14 per emulazione del papà.
Sono passati 16 anni esatti: fu la serata della contestazione con la "C" maiuscola, quella dei seggiolini del "Meazza" sradicati e lanciati sul terreno di gioco.
Fu l'incipit della favola di quella "squadretta" basca, giunta clamorosamente in finale - la più bella, forse, della storia della Coppa Uefa - persa 5-4 contro il Liverpool.

Da ds a tecnico: l'"autonomina" al Maccabi Tel Aviv

Oggi Jordi, senza volerlo, si è scoperto allenatore di stoffa nella massima serie israeliana, al Maccabi Tel Aviv, dove già da 5 anni ricopriva il ruolo di direttore tecnico. Questo dopo l'allenamento di qualche settimana fa, concordato tra Jordi e il club gialloblu, di mister Shota Arveladze, ex attaccante georgiano, capace di 99 gol totali con la maglia dell'Ajax al termine degli anni '90 e dei Glasgow Rangers, all'inizio del nuovo millennio. Non uno qualunque, insomma. Una scelta che porta Jordi ad autonominarsi allenatore ad interim, in attesa di una soluzione migliore da adottare per una squadra che aspira al titolo nazionale. Si è rivelato, invero, l'esperimento più riuscito: su nove gare disputate sotto la guida Cruijff, 0 sconfitte, 1, pareggio, 8 vittorie, l'ultima ieri sera (1-0), in trasferta, nel posticipo contro l'Hapoel Petah Tikva. Un entusiasmante ruolino di marcia che ha riportato la squadra in seconda posizione di classifica, all'inseguimento dell'Hapoel Be'er Sheva.

La parabola discendente da giocatore: dal Barcellona al Valletta

Non c'è più un capello là dove, a inizio carriera, ballonzolavano un mucchio (nel vero senso della parola) di riccioli biondi. Una partenza promettente con il Barcellona timonato dal papà Johan (11 reti in 41 presenze) e proseguita al Manchester United di Ferguson & Beckham tra il '96 e il '99 (qui, però, solo 26 presenze totali e 4 reti).
Nel '98 un infortunio piuttosto grave alla caviglia, il prestito al Celta Vigo e una parabola discendente della sua carriera iniziata troppo presto. Dopo l'Alavés passa addirittura a vestire la maglia dell'Espanyol, acerrimi rivali cittadini del Barcellona.
Poi l'Ucraina col Metalurh Donetsk e addirittura Malta, con la maglia del Valletta. E' qui che comincia, nel 2009 a dare le prime lezioni: da secondo allenatore in campo. Di supporto a un altro olandese, il "mister" effettivo Ton Caanen.

I dubbi dopo il campo: dirigente o allenatore?

Ma, niente, l'istinto di quel centrocampista senza una collocazione ben precisa in zona nevralgica è un'eredità che non gli fa considerare l'ipotesi di prendere decisioni nette seduto in panchina. Meglio la carriera di direttore sportivo, che conduce con discreti risultati, prima con l'Aek Larnaca a Cipro e poi portando il Maccabi Tel Aviv a vincere un titolo e una coppa nazionale, centrando il "double" nella stagione 2014-2015.

Nessuno schema fisso. E un rapporto amichevole coi giocatori

Le sue mosse da tecnico? Esaltare le doti fisiche della punta islandese Viðar Örn Kjartansson passando dal 4-3-3 all'adozione del 4-2-3-1. Tre uomini offensivi a supporto di una "boa", che con lui ha realizzato 7 reti in altrettante partite. Anche senza i suggerimenti dell'ex Palermo Eran Zahavi, finito inevitabilmente per cedere alle lusinghe del calcio cinese. "Non mi piace comandare per preconcetti. Prima guardo chi e cos'ho a disposizione, poi penso al modulo", ha più volte dichiarato alla stampa israeliana. Guascone e comprensivo con i ragazzi, sul campo di allenamento: in un recente video trasmesso sui social, Jordi si becca un gavettone nella serata del suo compleanno (lo scorso 9 febbraio), dopo l'ennesimo match vinto.
E' sulla panchina che lanciò Paulo Sousa come allenatore "top-class", che Jordi Cruijff sembra aver finalmente acquisito un'identità calcistica propria. Staccata, una volata per tutte, dalla magnificenza del padre.
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