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Italia d’Europa: da Mourinho a De Rossi, proprio un’altra Roma (e quanta fatica per Milan e Viola)

Roberto Beccantini

Aggiornato 08/03/2024 alle 11:12 GMT+1

CALCIO - La Roma di De Rossi ha sbranato il Brighton di De Zerbi nel derby dei "prestazionisti" e così, salvo suicidi di massa, daje. Idem il Milan, al netto dei triboli che la superiorità numerica avrebbe dovuto ridurre, e l’Atalanta, reduce da Lisbona con il souvenir di un pareggio garibaldino. Diamo i voti alle italiane in Europa.

Pioli: "Bene ma non benissimo: dovevamo essere più veloci a muovere palla"

Fuori una: la Lazio. Era nell’aria: e nell’area. In Champions, ci restano l’Inter (mercoledì 13 marzo a Madrid con l’Atletico, da 1-0) e il Napoli (martedì 12 marzo a Barcellona, da 1-1). I quarti sono alla portata di Inzaghi, un po’ meno di Calzona: ma solo un po’, visti gli infortunati di Xavi. Buone nuove da Europa League e Conference. La Roma di De Rossi ha sbranato il Brighton di De Zerbi nel derby dei «prestazionisti» e così, salvo suicidi di massa, daje. Idem il Milan, al netto dei triboli che la superiorità numerica avrebbe dovuto ridurre, e l’Atalanta, reduce da Lisbona con il souvenir di un pareggio garibaldino. Per tacere della Viola, che al Luna park di Budapest ne ha buttati giù uno più del Maccabi di juventina memoria. Dodici reti tra Roma, Milan e Fiorentina: forza ranking.

Champions League (ottavi, ritorno): Bayern-Lazio 3-0 (andata: 0-1)

LAZIO 5. Dagli sgorbi di Upamecano all’orgoglio di un volgo disperso tornato squadra: ognuno al suo posto. Il rigore di Immobile era scudo fragile: si sapeva. E proprio Ciro si è mangiato una rete, sullo 0-0, che chissà cosa avrebbe prodotto. Da lì in avanti, Kane, Muller (il megafono del «separato» Tuchel), ancora Kane. Il massimo possibile di Luis Alberto, di Felipe Anderson, di Zaccagni, del capitano non poteva essere, oggettivamente, il massimo che serviva. Se vogliamo, Sarri è stato tradito anche dai pisoli delle punte. La differenza era prigioniera del Bayern: d’improvviso, il migliore della stagione.

Europa League (ottavi, andata): Sporting Lisbona-Atalanta 1-1

ATALANTA 6,5. Cavoli di Amorim, il turnover pro-campionato. Per un quarto d’ora, contropiede di Paulinho e Dea dormiente. Poi sveglia, doccia e trama capovolta. L’Atalanta che Gasp ha forgiato negli anni: famelica, generosa. Pari di Scamacca e tre pali a uno. Ai punti, avrebbe stravinto. Vi segnalo De Roon, la solita garitta di confine; Ederson, il solito «tutto»; Lookman, la solita trottola. Lo scorso autunno, 2-1 in trasferta e 1-1 a Bergamo. Ricapitolando: la prestazione e le proiezioni lasciano ben sperare, a patto di non sentirsi unti del Signore. E il bicchiere Scamacca? Mezzo pieno, finalmente, e non più mezzo vuoto. Avanti.

Europa League (ottavi, andata): Roma-Brighton 4-0

ROMA 8. De Rossi versus De Zerbi, naturalmente. Ma sul podio i giocatori: Roma tipo, Brighton decimato (e pollo). E allora: Dybala, su lancio di Paredes (rifiorito); Lukaku, su topica di Dunk; Mancini, su dormita di gruppo; Cristante, su azionissima di El Shaarawy. Più un paio di tranelli sventati da Svilar. Partita divertente, con i duellanti a pressarsi e spremersi senza riserve: penso a Celik e Adingra. Liberata dalle cinture esplosive di Mourinho, la Lupa della svolta ha ritrovato serenità e stimoli. Se sbaglia, se la prende con sé stessa, non più con l’arbitro. Il coraggio che le ha trasmesso Daniele non è saliva del loggione, è adrenalina dello spogliatoio.

Europa League (ottavi, andata): Milan-Slavia-Praga 4-2

MILAN 6. Un Diavolo molle e svagato già prima del rosso di Diouf (al 26’) e persino dopo, come ribadisce l’altalena dei gol: Giroud, Doudera, Reijnders, Loftus-Cheek, Schranz, Pulisic. I cechi, che nella fase a gironi avevano guerreggiato con la Roma di Mou (0-2, 2-0), si sono aggrappati alle corde, ma non hanno mai rinunciato. Guai se Pioli privilegiasse lo scalpo alla sofferenza che è costato. La difesa, ballerina; Theo, non pervenuto; Leao, gli assist a Giroud e Pulisic nel contesto di una serata sorda e grigia. Insomma: in alto i calici dei «risultatisti». A Fusignano, covo del Sacchismo, ci scuseranno. Capita.

Conference League (ottavi, andata): Maccabi Haifa-Fiorentina 3-4

FIORENTINA 7. Sono le classiche sbornie che eccitano i tifosi e agitano i tecnici. Subito Nzola, quindi Seck, Kinda, Beltran, Khalaili, Mandragora e Barak agli sgoccioli degli sgoccioli (da un’idea di Bonaventura). Con il Maccabi in dieci dall’80’ (espulso Show). Un Maccabi, per la cronaca, costretto al neutro di Budapest e non esattamente sprovveduto come i faciloni millantano. Meglio alla distanza, la Viola. E significativo che nel tabellino sia entrato addirittura Nzola, «la mira è uno zingaro e va». Italiano deve lavorare sulla continuità e sulla «percezione del pericolo» che spesso le sue sentinelle non colgono.
ROBERTO BECCANTINI
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
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