Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

L'inchiesta che getta ombre sul bonus Covid-19: 1.800 euro in tasca ad arbitri amatoriali

Daniele Fantini

Aggiornato 19/06/2020 alle 11:35 GMT+2

Il bonus destinato alla tutela dei liberi professionisti durate il periodo di emergenza Covid sarebbe finito anche nelle tasche di molti giovani arbitri esordienti (studenti tra i 15 e i 25 anni) che non ne avrebbero avuto diritto perché attivi soltanto a livello amatoriale in campionati dilettantisici: un'inchiesta pubblicata da TPI evidenzia le responsabilità dell'Associazione Italiana Arbitri.

Red card

Credit Foto Eurosport

Una falla nella gestione del Decreto "Cura Italia" avrebbe portato a uno sperpero di risorse pubbliche destinate a migliaia di collaboratori occasionali affiliati alla federazione arbitrale che, in realtà, non avrebbero avuto diritto al "bonus Covid-19". Secondo la ricostruzione pubblicata da TPI a firma Elisa Serafini, molti arbitri esordienti di età compresa tra i 15 e i 25 anni, impegnati a dirigere partite a livello dilettantistico per hobby, avrebbero incassato 1.800 euro di bonus in tre mesi, una cifra circa doppia rispetto ai normali guadagni di un'intera stagione. Il problema non sta soltanto nella spoporzione tra il denaro ricevuto dallo Stato e i veri introiti di un'attività che porterebbe in tasca circa 100 euro netti al mese, ma anche e soprattutto nel fatto che chi ha beneficiato di questa iniezione di denaro pubblico, come detto, non ne avrebbe avuto diritto.

Il "tacito assenso" dell'AIA

Alla base ci sarebbero una stesura non particolarmente chiara della norma sulla legittimità del bonus, una serie di strane comunicazioni ufficiose stilate senza firma né carta intestata, ma anche un "tacito assenso e incoraggiamento dell'Associazione Italiana Arbitri" (AIA), che avrebbe sì riconosciuto i fischietti come aventi diritto al bonus lasciando però poi la pratica a discrezione del diretto interessato: gli arbitri avrebbero potuto richiedere i 600 euro se, effettivamente, in stato di necessità.

Il paradosso: il bonus finisce a chi non ne avrebbe diritto

L'operazione, corretta nei confronti degli arbitri impegnati a dirigere partite a livello professionistico nei campionati di Serie A e B (che hanno ben altri introiti e responsabilità), ha però sostanzialmente aperto la possibilità di inserirsi ai fischietti operanti a livello dilettantistico e amatoriale, facendo gonfiare in maniera esponenziale il totale del denaro pubblico destinato alla protezione della categoria. È bene ricordare che, per regolamento dell'AIA, "le prestazioni degli associati, tecniche, atletiche, giuridiche, sono svolte per spirito volontaristico e gratuitamente, con il riconoscimento dei soli rimborsi spese". Si arriva, così, al cosiddetto "paradosso" evidenziato da TPI: il bonus Covid-19 finisce nelle tasche di giovani arbitri esordienti (in maggioranza studenti liceali e universitari) che, in realtà, dirigono partite di calcio a livello amatoriale, per hobby, e con rimborsi spese tremendamente inferiori rispetto al pattuito.
picture

Guardiola sostiene Black Lives Matter: "Mi vergogno per come i bianchi hanno trattato i neri"

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità