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Pubblicato 09/08/2009 alle 18:25 GMT+2

Il medico della Nazionale azzurra assicura che nello Stivale le precauzioni sanitarie sono molto meno superficiali che in altri Paesi. Replica il preparatore atletico dell'Espanyol: "Avevamo fatto tutti i controlli"

I controlli medici in Italia sono molto più rigorosi che in altri Paesi e a volte bastano alcuni semplici esami per riuscire a scovare malattie che senza indagare possono essere asintomatiche e portare addirittura alla morte, come è accaduto allo sfortunato capitano dell'Espanyol, Daniel Jarque. E' Enrico Castellacci, medico della Nazionale italiana di calcio campione del mondo, a spiegarlo e a consigliare procedure più sicure per tutelare la salute degli atleti.
"Non è possibile escludere al 100% la possibilità di non riuscire a scoprire qualche rara malattia congenita - ha spiegato - ma in Italia, molto più che in altri paesi, i controlli sono molto accurati. Tanto che esattamente due anni fa anni fa, quando morì il calciatore spagnolo Antonio Puerta )il 28 agosto del 2007) il quotidiano El Pais scriveva 'dobbiamo fare come in Italia'".
In effetti uno dei casi può eclatanti in Italia fu quello di Nwankwo Kanu, giocatore nigeriano acquistato nel 1996 dall'Inter, che lo aveva comprato dall'Ajax ignara del fatto che il ragazzo avesse un problema congenito alla valvola aortica. Il club nerazzurro se ne accorse sottoponendo il calciatore a visite accurate e decise di farlo curare a proprie spese, tenendolo lontano dai campi da gioco per una stagione.
Normalmente, spiega il medico della Nazionale, "un calciatore professionista viene sottoposto a elettrocardiogramma ed ecocardiogramma. Qualora si verificassero alterazioni negli esami, si consigliano ulteriori accertamenti come l'holter pressorio o la scintigrafia o anche la risonanza magnetica. E in caso di problemi, da noi il giocatore viene fermato", assicura.
Ma anche agli sportivi non professionisti Castellacci consiglia controlli periodici: "Un elettrocardiogramma ogni anno" e grande attenzione contro tutti i fattori che possono mettere a rischio il cuore e la vita, come fumo, alcool e droga.
"Questa è cultura - ha concluso - bisogna che ci si renda conto che l'idoneità sportiva è un passaporto della vita, non solo un mezzo per poter giocare. Se riuscissimo a inculcare questa nuova forma mentale ai giovani potremmo salvare molte vite".
Alle dichiarazioni del medico azzurro, replica Feliciano Di Blasi, preparatore atletico dell'Espanyol: "Abbiamo fatto tutti i controlli il 13 di luglio scorso, abbiamo sottoposto i calciatori a tutti gli esami possibili, compreso l'ecocardiagramma, e non abbiamo registrato nessun malore, nessun tipo di problema fisico".
"Noi ieri ci siamo allenati al mattino, abbiamo svolto una leggera seduta, e non c'era stato alcun problema per Dani. Poi la squadra doveva fare un giro per Firenze: metà del gruppo voleva conoscere la città, altri giocatori sono rimasti a Coverciano, per concentrarsi sulla partita dell'indomani contro il Bologna", ha raccontato Di Blasi.
"Jarque era al telefono con la compagna - ha concluso il preparatore atletico della squadra biancoazzurra - poi si è interrotta la comunicazione; la signora ha chiamato il medico della squadra, che si è recato nell'alloggio di Jarque che stava male. Per due ore hanno tentato di rianimarlo, purtroppo inutilmente".
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