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Rafa Benitez: i motivi di un altro fallimento prematuro, il Real Madrid come l'Inter post Triplete

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Aggiornato 26/12/2015 alle 11:00 GMT+1

Il tecnico del Real Madrid è di nuovo finito sulla graticola: battere la Real Sociedad è obbligatorio, ma potrebbe non bastare per salvare la panchina. Analizziamo le ragioni di un progetto sull’orlo del fallimento: non mancano le analogie rispetto ai pochi mesi trascorsi alla guida dell’Inter post Triplete

Böses Erwachen für Rafael Benitez im Pokal gegen Cadiz

Credit Foto Imago

Cinque stagioni dopo Rafa Benitez rischia di dover abbandonare nuovamente una panchina prestigiosa: diversamente da quanto accaduto ai tempi dell’Inter fresca vincitrice del Mondiale per Club nel 2010, il tecnico spagnolo è riuscito a mangiare il panettone ma la sua permanenza a Madrid è appesa a un filo che perfino un successo contro la Real Sociedad potrebbe spezzare, a pochi mesi dalla commozione che lo aveva accompagnato al momento del suo approdo alla guida della Casa Blanca. Le analogie non mancano rispetto all’avventura nerazzurra e anche l’esperienza al Napoli suggerisce alcuni spunti.

I cattivi rapporti con i senatori

Quando un allenatore inizia un nuovo capitolo professionale, solitamente cerca di legare con le persone che contano all’interno dello spogliatoio, con quei giocatori che per palmares, anni di militanza ma soprattutto carisma, sanno farsi sentire e guidare i più giovani o i compagni appena arrivati nei momenti di difficoltà. Benitez, appena arrivato all’Inter, disse a Materazzi di far sparire le foto dei successi passati che il difensore aveva attaccato al suo armadietto. Lo scopo? Cancellare il ricordo di Mourinho. Peccato che per Materazzi (che con lo Special One giocava poco ma non si lamentava mai) e compagni Mourinho fosse un’icona, il mito capace di trascinare i nerazzurri alla vittoria della Champions League dopo 45 anni. L’escalation delle due stagioni trascorse non poteva che essere ancora fresca nella testa di una squadra rimasta tale e quale (fatta eccezione per l’addio di Balotelli e operazioni di poco conto). I giocatori sarebbero stati disposti a 'buttarsi nel fuoco' per il portoghese, ma Rafa, anziché presentarsi in punta di piedi evitando di stravolgere un meccanismo che funzionava alla perfezione, decise di mettere il suo marchio. Una mancanza di umiltà e di furbizia rimproveratagli da Cristiano Ronaldo che lo scorso novembre fece trapelare, tramite la stampa spagnola, un aut aut: “O Benitez o me”. Il capitolo rapporti non idilliaci comprende pure Sergio Ramos, capitano delle Merengues.
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Marco Materazzi Rafael Benitez 2010

Credit Foto Reuters

Dall'integralismo relazionale all'integralismo tattico

L’anno scorso Higuain stava per lasciare Napoli e le sue prestazioni, nonostante i tanti gol realizzati, erano caratterizzate da discontinuità e segnali d’insofferenza. Un altro leader con il mal di pancia che, però, in questa stagione si è riscoperto trascinatore fino ad abbracciare Sarri dopo un gol segnato a Bergamo. Meglio non nominare Benitez nemmeno a Paolo Cannavaro, costretto a cambiare aria dopo mesi di litigi. I partenopei sono usciti dal diktat del 4-2-3-1 perché il loro attuale tecnico ha saputo trovare un modulo – il 4-3-3 – in base al materiale a sua disposizione e non viceversa. Benitez, invece, ha sempre fatto del 4-2-3-1 il suo credo tattico sconfinando in un turnover spesso esagerato, in base alle sue famose tabelle che prevedono un alto rischio d’infortuni se si oltrepassa un certo minutaggio in gare consecutive. John Terry, lo scorso maggio, lo saluto così dopo il successo in Premier: "Solo una persona raccontò che non potevo scendere in campo due volte la settimana". Un altro aspetto è l’organizzazione difensiva e l'equilibrio delle sue formazioni: Albiol e soprattutto Koulibaly sembrano rigenerati dalla cura Sarri. Insomma, l’immagine paciosa di Rafa è ingannevole: i suoi dettami, a prescindere dalla piazza di appartenenza, sono sempre fin troppo chiari.
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Real Madrid's manager Rafael Benitez and Cristiano Ronaldo during training

Credit Foto Reuters

Le scivolate

Lo spagnolo si è spesso scontrato con le dirigenze per il mercato: è successo a Valencia (pur avendo vinto due campionati), a Liverpool e ai tempi dell’Inter morattiana. Tra i suoi tanti “nemici” c’è anche Ferguson che una volta lo definì “fortunato per poter esibire due Mondiali per club nel suo curriculum senza aver avuto nulla a che fare con le due squadre vincitrici, Inter e Chelsea”. Profezia che non portò fortuna ai Blues, ko con il Corinthians nel 2012. Il rapporto con il Real si è deteriorato dopo la lezione subita nel Clasico e l’impiego dello squalificato Denis Cheryshev, durante la sfida di Coppa del Re tra Real Madrid e Cadice, anche se in quest’ultimo frangente le colpe sono da dividere con la società. In passato gli era già successo a Valencia, quando il club fu squalificato per aver superato il limite di calciatori extracomunitari schierabili contemporaneamente. Al 90’, infatti, Benitez mandò in campo il rumeno Dennis Serban, ma la Romania non faceva ancora parte dell’UE.
Rafa Benitez, la cui parabola professionale s'impennò nei fatidici sei minuti di Milan-Liverpool (vittoria dei Reds a Istanbul nella Champions League 2005), in carriera vanta un buon palmares, ma difficilmente ha instaurato un legame solido con le tifoserie. Vederlo nel Wirral, penisola che si trova nel nord-ovest dell'Inghilterra tra il fiume Dee e il fiume Mersey, chiuso in un 'bunker' per arginare le polemiche in vista del match-verità contro la Real Sociedad, è una fotografia triste per un allenatore che a Madrid aveva coronato un sogno.
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