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Barcellona, Rakitic non ci sta: "Voglio giocare, a rischio di essere contagiato"

Davide Fumagalli

Pubblicato 30/04/2020 alle 14:13 GMT+2

Il centrocampista croato ha parlato a Marca del desiderio di tornare in campo, anche per fare un regalo ai tifosi e agli appassionati: "Dobbiamo cercare di far divertire di nuovo le persone con il calcio, offrendo col nostro coraggio e la nostra forza un supporto fornendo supporto a tutti i lavoratori che ci hanno mostrato quella forza".

Ivan Rakitic en el Clásico Barcelona-Real Madrid

Credit Foto Getty Images

Sono pronto a correre il rischio di essere contagiato, ma voglio tornare a giocare
Parole forti quelle di Ivan Rakitic, centrocampista del Barcellona che a Marca ha dichiarato senza mezzi termini la voglia di tornare in campo, di tornare a giocare a calcio, di completare la stagione e di ridare alla gente quello sport che tanto la aiuta a staccare dalla vita quotidiana e, in questo specifico momento, non pensare alla grave crisi legata alla pandemia. Il croato, da tempo accostato a Juventus, Inter e Milan in sede di calciomercato, ha spiegato così il suo pensiero: "Lo dico con la consapevolezza che il rischio sarà molto piccolo, ma anche per la solidarietà con coloro che hanno giocato per noi dal primo minuto e che continueranno così per molti giorni. Dobbiamo giocare con le massime misure di sicurezza, sapendo che non sarà mai sicuro al cento per cento, per noi come per qualsiasi lavoratore".
In risalto il pensiero di Rakitic dedicato ai tifosi e agli appassionati di tutto il mondo, mentre Leghe, Governi e Federazioni ragionano sul se e come ripartire.
Penso che abbiamo quel debito, dobbiamo restituire alla società quel che abbiamo ottenuto in questi anni, e non dico solo il termini economici: dobbiamo tornare a far divertire la gente, perché non parli solo di virus. Dobbiamo cercare di far divertire di nuovo le persone con il calcio, offrendo col nostro coraggio e la nostra forza un supporto fornendo supporto a tutti i lavoratori che ci hanno mostrato quella forza
Il croato ha poi approfondito il suo pensiero, commentando anche la decisione della Francia di chiudere in anticipo il campionato: "Leggo in questi giorni di danni economici, di calendari, di retrocessioni, ma non leggo nulla di passione della gente. Certo, se vedo quanti milioni di persone si muovono attorno al calcio, le tasse, i posti di lavoro.. La Francia ha dichiarato chiuso il campionato? Penso che non esista una ricetta univoca. Ciascun Paese si regola secondo la propria situazione, e sono certo che non esista una ricetta giusta e una sbagliata, così come sono certo che ogni campionato deciderà per il meglio".
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