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Luciano Spalletti: "Un momento più bello sarà quando smetterò e non sentirò più sulle spalle questo peso. Totti è il calcio, grato a De Laurentiis"
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Aggiornato 12/05/2025 alle 11:28 GMT+2
CALCIO - Luciano Spalletti a 360°. Il CT della Nazionale si è raccontato in una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera. Dagli esordi al presente, ripercorrendo varie tappe importanti della sua carriera (anche da calciatore). E poi i rapporti con alcune figure chiave, come Aurelio De Laurentiis e Francesco Totti. Ecco le dichiarazioni più salienti del tecnico italiano.
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"L'altro momento più bello sarà quando smetterò e non sentirò più sulle spalle questo peso, un peso scelto, ma che spesso mi toglie il fiato". Parola di Luciano Spalletti, CT della Nazionale. L'allenatore di Certaldo si è raccontato a 360° in una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera, spaziando su moltissimi temi. A cominciare dal peso di una vita dedicata al calcio. Un'attività che ha tolto a Spalletti il tempo da dedicare al suo "paradiso": "Anche se dal punto di vista degli affetti il mio paradiso è la mia famiglia, mia moglie e i miei figli ai quali la mia attività ha tolto tempo, spazio, occasioni. E io lo avverto come una colpa, della quale però non ho colpa".
Elencando e analizzando le tappe fondamentali della sua carriera, il tecnico è poi ritornato anche su due figure chiave: Aurelio De Laurentiis e Francesco Totti. Il merito al presidente del Napoli, Spalletti è stato molto chiaro: "Sarò sempre grato al presidente De Laurentiis per avermi fatto fare quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ho sofferto perché dopo lo scudetto il presidente non ha telefonato a nessuno di noi, non ci ha fatto gioire su un pullman scoperto insieme a quel meraviglioso popolo". Lo Scudetto vinto con gli azzurri rappresrenta il primo momento più bello della sua carriera: "Ho provato la terribile felicità che si sente quando si regala felicità ad altri".
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Su Totti invece, la considerazione di Spalletti resta sempre altissima: "Gli voglio bene. Lui è il calcio, per me. Istinto, classe, intelligenza pura. Quando lo allenavo, mi rassicurava pensare che il mio futuro dipendesse proprio da quei piedi lì. E mi piacerebbe, ora che tra noi tutto è chiarito, che pensassimo a qualche esperienza professionale, anche fuori dal calcio, da fare insieme". Il CT è anche ritornato sulla delusione degli Europei 2024, conclusi agli ottavi di finale per l'amara sconfitta (0-2) contro la Svizzera. "Ho capito di aver caricato i ragazzi di troppe responsabilità, ho esagerato nella pressione - riconosce il ct -. Li ho messi al cospetto, forse con troppa forza, della storia dei campioni e delle squadre che avevano portato gioia all’intero Paese. E così i giocatori hanno perso leggerezza. Ho sbagliato io, me ne sono assunto la responsabilità, per tutti".
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