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Mauro Bellugi dopo l'amputazione delle gambe: "Il coraggio me lo darà il supereroe Zanardi"

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Pubblicato 23/12/2020 alle 12:09 GMT+1

CALCIO - La triste storia di Mauro Bellugi ha lasciato senza parole i tifosi dell'Inter e di tutto il calcio italiano: l'ex difensore nerazzurro ha dovuto subire l'amputazione di entrambe le gambe ma, ai microfoni di Repubblica, rivela di avere ancora forza e speranza ispirandosi ad Alex Zanardi.

Mauro Bellugi ed Alex Zanardi - 2020

Credit Foto Eurosport

L’allenatore di calcio ed ex giocatore dell'Inter dal suo letto d’ospedale, dove ha dovuto subire l’amputazione delle gambe, pensa ad Alex Zanardi e lo racconta a Repubblica: "Ogni santo giorno che Dio manda in terra. Però lui è un triplo supereroe, io sono solo un uomo con un po' di palle che si ispirerà ad Alex. E sono sicuro che lui uscirà dall’ospedale guarito e rimesso a nuovo, e continuerà a mostrarci come si vive". Dialogando col giornalista Maurizio Crosetti, Bellugi - che durante la sua carriera ha vestito la maglia della Nazionale e di Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese - prosegue: "Sto sfogliando il catalogo delle protesi, voglio quelle di Pistorius! E penso all’automobile che guiderò senza le gambe. Lo sai che esiste anche una protesi con i sensori? È come avere una specie di piede. Che dici, me la prendo? Perché io non accetterei mai di essere superato da qualcuno per strada, eh, io voglio ricominciare a trottare! Ma non chiedo tanto, non chiedo troppo, non esageriamo. In fondo, sono soltanto un vecchio calciatore in pensione: mi basta camminare da casa al ristorante e dal ristorante a casa. Dopo la notizia dell’amputazione mi hanno chiamato proprio tutti, io cerco di rispondere tra una medicazione e l’altra perché si risponde sempre a chi ti vuole bene", confessa l’ex calciatore e opinionista radio-televisivo.
Se penso a Zanardi? Ogni santo giorno che Dio manda in terra. Però lui è un triplo supereroe, io sono solo un uomo con un po' di palle che si ispirerà ad Alex. E sono sicuro che lui uscirà dall’ospedale guarito e rimesso a nuovo, e continuerà a mostrarci come si vive
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I primi pensieri dopo l'operazione
"Penso alla mia mamma Raffaella, se fosse ancora viva sarebbe morta di spavento, non avrei mai avuto il coraggio di farmi tagliare le gambe con lei qui. Ma se n’è andata due anni fa. Invece Lory, mia moglie, e Giada, mia figlia, sono due rocce".
Paolo Rossi
"Io penso a Paolino, la cosa più brutta di quest’anno, povero caro amico mio (piange). Paolino Rossi, così giovane...".
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Ci racconta il suo ultimo mese?
"Avevo male dappertutto, le gambe, la schiena. Una sera, anche ai piedi e non mi era mai successo. Mi levo i calzini e vedo che sono diventati neri come la pece. Così corro all’ospedale Monzino dal mio amico Piero Montorsi, interista matto, che mi guarda e mi dice: Mauro, inutile girarci intorno, se vuoi vivere bisogna tagliare, altrimenti puoi pure morire in due ore. Avevo la cancrena fino all’inguine e un male, no, davvero, non puoi capire che male".
Dal Covid alla cancrena: com'è successo?
"Devo fare una premessa. Io ho una malattia mediterranea che si chiama, si chiama, vediamo se mi ricordo, lipofosfilipi… e qualcos’altro, antipatica di una malattia che mi devo apposta dimenticare il suo nome. Chi arriva dalle paludi può soffrirne, e io sono nato in Maremma, anche mia mamma aveva ‘sta roba, anche mia figlia. La malattia però aveva bisogno di un socio, di un compagno di merende, e insieme al Covid si sono trovati e hanno fatto baraonda, un macello proprio, quei due insieme si sono scatenati (ride)".
Non le hanno lasciato molta scelta...
"Il professore che mi ha operato, Piero Rimoldi, altro interista spaventoso, mi ha detto: Mauro, prima di tagliare ho toccato la gamba che ha fatto quel gol incredibile al Borussia, l’unico della tua carriera. E io gli ho risposto: Piero, ma se amputavi Messi che facevi? Gli toccavi la gamba seicento volte, una per gol? (ride)".
Una rete sola, ma che spettacolo, Mauro
"Era la ripetizione della famosa partita della lattina, i tedeschi fortissimi e noi di più, noi eravamo l’Inter. Mi arriva questa palla spiovente, rinviata una decina di metri oltre la loro area: la stoppo con il petto e la calcio al volo di destro, sotto la traversa. Un numero da attaccante vero! Ho sempre pensato che se fai una cosa soltanto nella vita, poi quella cosa se la devono ricordare tutti per l’eternità. Sono sincero, perdere la gamba del gol al Borussia mi ha fatto girare le balle, senza offesa per quell’altra gamba, la sinistra, poverina… (ride)".
E' scoppiato il finimondo dopo questa notizia...
"Eh, lo so sì! Mi hanno chiamato proprio tutti, io cerco di rispondere tra una medicazione e l’altra perché si risponde sempre a chi ti vuole bene. Scrivi che Beppe Marotta è un grande e nessuno mi è stato più vicino di lui. Scrivi anche che Massimo Moratti stava peggio di me, mentre mi parlava. E scrivi che mi ha appena chiamato Anna Anastasi, povera Anna che ha perso il suo Pietro, il mio amico fraterno (piange)".
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